venerdì 30 dicembre 2011

Aspettando l'apocalisse

Caduta del Governo Berlusconi IV a parte, il 2011 a casa di Orlando sarà ricordato per i seguenti motivi:
1) ilBruco ha esordito in gennaio con un risicato "ma-mma" e conclude con un "non ci posso cledele, si è pelso l'olso glissli", annoverando nel suo vocabolario parole del calibro di picciolo, Chet Baker, orso grizzly e persino un paio di congiuntivi - sulla R ci stiamo lavolando ;)
2) l'Interista ha coronato uno dei suoi sogni di vecchia data, cioè abbonarsi a Sky e vivere ogni singolo istante della sua vita con la pupilla riflettente un campo verde con dei piedi che calciano una palla - salvo sconfitte clamorose della beneamata che lo portano ad impallarsi per ore su canali tipo "travel&living" o "passione pesca".
3) la casa di Orlando ha cambiato casa ma è rimasta la stessa, tranne che i metri quadri di pavimento da pulire sono molti di più

Regali natalizi improbabili a parte, l'ultima settimana dell'anno a casa di Orlando sarà ricordata per i seguenti motivi:
1) un amico degli zii del Bruco, la sera di Natale, è stato rinvenuto nel bagno della casa di famiglia infilato fino ai gomiti nel water mentre cercava di sturarlo dopo averlo intasato con un mix letale di produzione fecale postnatalizia e carta igienica (ndr, il tizio in questione nella vita fa l'idraulico, e vi giuro che è TUTTO VERO)
2) la lavatrice si è rotta allagando la cucina mentre l'Interista la guardava impassibile con un punto di domanda sulla testa, cercando di capire come spostarla col noto senso pratico che contraddistingue certi professionisti della parola
3) la caldaia è andata in corto circuito ("Papi, ho fleddo..." "Dai dai, gli Spartani non avevano l'acqua calda")
4) l'unica auto che possediamo, il nostro Caronte che traghetta ogni giorno l'Interista ad Appiano Gentile, si è rotta dopo soli 2 anni di vita insieme
5) il Bruco ha contratto una malattia del cazzo ma con un nome orrorifico (coxackiosi) e tutti i nostri amici si sono autoeliminati dal cenone di capodanno che neanche in Contagion di Soderbergh.

Quando saremo nel 2012 e tutto ricomincerà a funzionare (vero??!!!) vi aspettiamo per un tè, a casa di Orlando. Buon anno a tutti.

martedì 27 dicembre 2011

Per fare il pane ci vuole un kiwi (Cronache post-natalizie parte prima)

Tra i vari doni che il Babbo più famoso del mondo ci ha recato a domicilio quest'anno fregandosene del contenuto della letterina che gli abbiamo recapitato ci sono:
- un pinguino-salvadanaio a grandezza naturale che mi ha già mangiato più monetine di una slot machine ("Soldino, mamma!" è il mantra delle ultime 48 ore)
- un mini-set per fare il caffè e della frutta di legno che l'Interista ha guardato con sospetto in quanto giochi non sufficientemente virili (considerare che nel suo mondo solo la palla è virile)
- una baby divisa nerazzurra di tre taglie più grande (tanto per controbilanciare)
- dei bulbi di tulipano che il Buon Vecchietto ci ha spedito dall'Olanda nella pausa tra un coffeeshop e l'altro (e che abbiamo piantato all together proprio il giorno di Natale)
- un pezzo di pasta madre

Già, un amico ci ha fatto dono di un pezzo di pasta madre, che poi sarebbe il lievito naturale, quello che usano i fornai per fare il pane e la focaccia e via dicendo (che poi mi dicono che neanche più i fornai lo usano, ormai, perchè la lievitazione naturale è troppo lenta).
Superato l'entusiasmo iniziale, posiziono il "blob" in un contenitore di vetro dentro il frigo e faccio un giro sul web cercando le istruzioni per l'uso.
Improvvisamente vengo colta da ansie stile "ho partorito ieri e non so cosa fare": la temperatura del frigo sarà giusta? Ogni quanto dovrò dargli da mangiare? E' abbastanza asciutta o è troppo umida? Starà crescendo abbastanza?
Fermi tutti: forse ho avuto un secondo figlio e non me ne sono accorta?!?
Già perchè questo "blob" è piuttosto impegnativo: ogni due giorni bisogna rinfrescarlo con una parte di farina e mezza d'acqua, e poi se vuoi impastarci il pane lo devi fare prima di andare a lavoro perchè deve lievitare tutto il giorno.
Insomma una vitaccia di stenti, come quando hai un bambino molto piccolo: pare tuttavia che anche la pasta madre poi crescendo dia grandi soddisfazioni.

Bruco, facciamo il pane oggi?
Sì. Fascio io?
No, amore lo faccio io e tu mi aiuti.
Tu aiuti a me.
Ok.
Allora, mettiamo la farina... l'acqua...
Mettiamo kiwi... (dice, scagliando un kiwi intero nella ciotola col blob allo stato semiliquido)
Nooooooooooo! No, amore ma cosa fai? La mamma sta cercando di impastare il pane, non vedi?!
Anche con kiwi.
No, il kiwi non c'entra. Questo pane è già speciale, è col lievito madre, lo facciamo noi, capito?
No. Senza kiwi non piasce a me. Compriamo in negozio, mamma.

La pasta madre darà grandi soddisfazioni. (dicono). I figli anche. (dicono).
A patto di avere molta, molta pazienza.

venerdì 23 dicembre 2011

Sono solo canzonette

Insomma tra due giorni è Natale, la posta ti s'intasa di cagnolini e gattini col berretto di Babbo Natale, i fantasmi delle tartine col salmone norvegese ti aleggiano intorno e cominci a vedere aspic di gamberetti danzarti sulla scrivania: ebbene sì, hai l'influenza o qualcosa che le somiglia e ti senti tutto tranne che più buona.
Intanto il Bruco si prepara per il primo vero Natale della sua vita (gli anni scorsi era troppo piccolo e il baraccone non l'avevamo allestito): vuole le lucine dell'albero accese fin dalle sette del mattino e soprattutto vuole cantare. A lui lo spirito del Natale gli è preso così.

Quindi si comincia: il primo è "Cebbecher", che sarebbe Chet Baker. Da tutta la pila dei cd (sì, siamo una famiglia un po' vintage) ha scelto quello, ne ha imparato il nome e conosce a memoria le melodie. I miei tentativi di ampliare il suo orizzonte jazzistico finora sono falliti miseramente.
"Aretha Franklin? Amore guarda che questa spacca, vedrai che ti piace, fidati..."
"No. Non piasce a me. Piasce Cebbecher".
Miles Davis? Uno troppo avanti, dai ascoltiamolo!
"No! Non piasce."
"Louis Armstrong? Non puoi rifiutare Satchmo, cioè non puoi."
"Cebbecher"
 E "quasi blu" sia, allora.

Peccato che dopo 90 minuti di Cebbecher, gli parta l'embolo delle canzoncine per bimbiminkia.
Dalle tagliatelle di Nonna Pina (che io se la incontro 'sta vecchia ci imbottisco un pandoro e me la magno viva) alla Mucca Carolina che si sveglia la mattina.
Il fatto è che io queste canzoni non le so. Così di corsa vado su youtube e cerco disperata un video sulla Mucca Carolina & company, e scopro un mondo fatto di orrende basi remixate in stile dance su cui vocine stridule cantano rime assurde.

Chiamo l'Interista in mio soccorso.
"Senti trovagliela tu una canzoncina che gli piaccia, io vado a farmi una doccia che non ce la posso fare"
Li lascio in camera e mi fiondo sotto lo scroscio che nulla ti fa sentire, e mi riconcilio col Natale imminente. Poi riemergo. Prendo l'accappatoio. Sento una melodia strana dalla camera.
Apro la porta con timore.
Il Bruco è lì, con lo sguardo fisso il corpo immobile e l'espressione basita, completamente perduto dentro il "tubo".
"Ma cosa gli stai facendo sentire???"
"E' bene che impari l'inno al più presto" risponde Lui, pacifico.

No, non gli sta facendo sentire l'Inno di Mameli.
Trattasi di "Amala" a un volume improponibile.
Cebbecher dove sei?
E cmq sempre meglio di quell'esaurita di Nonna Pina.

martedì 20 dicembre 2011

Un nome è un nome è un nome

Il Bruco frequenta un ottimo asilo nido comunale, con tutti i requisiti che una madre vorrebbe: muri scrostati, materiali di gioco più vecchi che nuovi, continue lotterie di NatalePasquaHalloweenCarnevale e tutte le feste (comandate e non) per autofinanziarsi.
Un asilo nido in cui però le educatrici sono persone fantastiche che provano a supplire in ogni modo alle carenze di uno stato in cui l'educazione non riveste importanza alcuna, e in cui i bambini imparano nel modo più naturale il concetto di "multietnico".
Già perchè solo il 10% dei bimbi è italiano con genitori italiani, mentre gli altri vengono da ogni dove, da paesi che io quando andavo all'asilo manco me li sognavo.

Ore 9.19, asilo di Orlando
Dai, amore, infilati queste ciabattine che tra un minuto mi buttano fuori!
Mamma, guarda, arrivata Zizi!
Amore quante volte ti ho detto che devi pronunciare bene le parole? Nessuno può chiamarsi Zizi.
...
"Dai, Zizi, infilati queste ciabattine che l'asilo sta per chiudere" dice una voce alle mie spalle.
Ok, qualcuno può chiamarsi Zizi.

Per curiosità leggo gli altri nomi sugli armadietti: Shakira, Aaron Smith, Khalid, Abdul, Luca, Darleen, Kristel, Chiara, Maria Lu.
E un pensiero mi assale: ho passato vent'anni tra asilo, elementari, medie e liceo ad esser presa per il culo per come mi chiamo accumulando complessi di ogni sorta.
Fossi nata adesso, non se ne sarebbe accorto nessuno.

Fortuna che il mondo qualche volta cambia. In meglio.

venerdì 16 dicembre 2011

Il giorno di Odino

Ci sono cose della vita che noi grandi diamo per scontate (no, non la partita delle domenica, caro Interista), tipo il fatto che il pollice si chiami pollice, che al numero 2 segua il numero 3, e che i giorni della settimana abbiano una sequenza immutabile che và dal lunedì alla domenica.
Per il Bruco ovviamente non è così: all'occorrenza il pollice può chiamarsi indice, perchè sta imparando e si confonde, e al 2 possono seguire il 4 così come l'11 o anche l'indice che come parole gli suonano uguali.

A casa di Orlando, ore 7.40
- Mammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
(riemergo dal piumone sentendo la scimmia urlatrice che mi chiama dall'altra stanza)
- Buongiorno amore! Adesso vengo a prenderti. Arrivo, eh. No giuro che mi sto alzando.
(mi trascino di là, lo estraggo dal lettino e lo lancio sul lettone mentre l'Interista è immobile come la copia di se stesso al Museo delle Cere)
- Oggi è venerdì, sei contento? Ultimo giorno di asilo.
- No. Veneldì non piasce a me (sulla consecutio ci stiamo lavorando)
- Come no? A tutto il mondo piace il venerdì!
- No. Preferiscio il meccoledì.
- E perchè, di grazia?
- Melcato, bancalelle! Complale pesciolini.

E' così, il ragazzo preferisce il mercoledì. E' un ciabattaro da mercato, una Sora Lella in fieri, dico all'Interista (che nel frattempo si è rianimato ricordandosi che essendo venerdì ci sono i sorteggi per la Champions).
Ma no, mi risponde. Preferisce il mercoledì perchè è il giorno di Odino.
Strabuzzo gli occhi.
Sai, Wednesday ... la divinità celtico-germanica Woden... Odino? Neil Gaiman? American Gods?
Senti è inutile che fai il figo, che quel libro te l'ho fatto scoprire io.
Alziamoci, Bruco.
Melcoledì?
Sì, va bene amore. E' mercoledì.

martedì 13 dicembre 2011

Esorcismi natalizi

"Quest'anno il condominio non riceverà la tradizionale benedizione natalizia della famiglie" recita il biglietto della parrocchia trovato ieri nella casella della posta e allegato a santini di varia natura e mappe della chiesa di quartiere per pecorelle smarrite.
Ma come? dice l'Interista. Ci son rimasto male...
Ma se tanto non li facevamo entrare?!
Poi scusa, tu ci verresti a benedire un condominio posseduto al 60% da una vecchia stronza posseduta che ha obbligato il capocantiere a dipingere la facciata di giallo paglierino nonostante il parere contrario del resto dei condomini? Qua più che una benedizione ci serve un esorcismo natalizio.

Mamma, il bambino è malato?
Quale bambino, amore?
Bambino scende da stelle al freddo e "gièlo"... (canticchia)
Ah, quel bambino... (ci risiamo. e ha pure la fronte corrucciata, vedo che la cosa lo turba)
No, amore. E' morto giovane, ma non è malato. Cioè, non si può ammalare per contratto, capito?
Come Spiderman?
Più o meno.

lunedì 12 dicembre 2011

Un albero "verde" (e un po' nerazzurro)

Questo è l'Anno. Il primo vero anno in cui il Bruco afferra e capisce il concetto di Natale, che fino ad oggi non si era praticamente mai manifestato in casa di Orlando in quanto entrambi i suoi genitori sono piuttosto miscredenti e rifuggono da tutte quelle amenità in stile Frank Capra (con due eccezioni: il panettone e lo Schiaccianoci).
Ma ora che l'asilo è tappezzato di alberelli, ghirlande, agrifoglio e pupazzetti di neve, ora che lui canta "tu scendi dalle stelle" senza che io gliel'abbia mai insegnato e nomina Babbo Natale senza che io l'abbia mai nominato, ho pensato che almeno sull'albero di Natale avrei potuto cedere: perchè poi l'albero di Natale può essere un bel veicolo di insegnamenti "green".
Non potendo comprare questo meraviglioso albero di legno (che secondo me con un po' di impegno uno potrebbe anche costruirsi da sè e ormai ci pensiamo per l'anno prossimo) abbiamo riciclato quello di famiglia, che è artificiale, è vero, ma ha ben 19 anni di vita, ci è stato passato dalla nonna e reca un etichetta con scritto Made in Italy, che comunque è sempre meglio di farsi migliaia di chilometri dalla Cina inquinando a più livelli l'atmosfera.
Poi le decorazioni: le "pije" raccolte al mare quest'estate (che sarebbero le pigne se solo lui sapesse pronunciare la "gn"), una manciata di biscotti sbilenchi da noi stessi preparati, tutto lo zoo disponibile nella sua cameretta attaccato con la corda (e non immaginate quanto renda speciale il Natale vedere un bradipo di pezza che penzola a mo' di impiccato sul ramo d'abete), un pinocchio di legno, qualche tappo di sughero. Niente di comprato ad hoc, niente neve finta nociva per l'ozono, niente fili d'angelo et similia.
Certo l'effetto è un po' anticonvenzionale, ma rende l'idea.
Mamma, quetto anche!
Questo? Amore perchè vuoi metterti il cappello del papà, siamo in casa, non ti serve...
No, quetto lì!
Certo. Come ho fatto a non pensarci. Al posto di un punta metallizzata o una stella plasticona, cosa di meglio in cima all'albero di Natale se non un bel berretto di lana con lo stemma dell'FC Internazionale?
In fondo anche quello, a suo modo, è verde.

martedì 6 dicembre 2011

The Kiwi's Eater

Avete presente essere abituate a dividere il desco con due Obelix, uno formato mini e l'altro formato... quasi Obelix? (Quanto alla fame, s'intende).
Loro, padre e figlio, per adesso hanno in comune questo: la passione per il cibo.
Lui, l'Interista, se non ingerisce un tot di carboidrati al giorno si innervosisce che neanche quando l'Inter è in procinto di cambiare allenatore; l'altro, il Bruco, è capace di pronunciare la parola "tarallo" fino a cento volte di fila, se non ottiene il prezioso cerchietto pugliese tra le sue manine cicciotte, ed è di quelli che all'asilo chiedono sempre il Bis (e ci vuole coraggio per chiedere il Bis dei pasti dell'asilo, giuro).
Ma da qualche giorno, le cose sono cambiate.
A casa di Orlando non mangia più nessuno.

Uno è troppo depresso per le recenti vicende della sua squadra del cuore: dopo la partita con l'Udinese e la buccia di banana di Pazzini, neanche il carboidrato lo tira su di morale - sì, ha avuto anche una piccola gastroenterite, ma cosa vuoi che sia quando sei a 15 punti dalla capolista?
L'altro, non si è capito il motivo, non vuole più niente. Sputa i tortellini, il risotto, il prosciutto cotto e pure la pasta al pomodoro. E, da giorni, chiede una cosa sola.
Kiwi, mamma.
Kiwi? Amore sei sicuro? Preferisci il kiwi ai tortellini?
Sì, Kiwi giallo.
Ipotesi N°1: Mio figlio è vegano.
Ipotesi N°2: Mio figlio non è mio figlio (cioè i tortellini, cazzo).
Ipotesi N°3: Mio figlio è interista.

Quindi (quasi sempre) depresso, come ogni vero Interista.