venerdì 30 marzo 2012

Mamme da parco e biodiversità

Finchè non hai figli, il parco è il luogo dello svacco, delle pause tra un esame e l'altro, di un gelato con annesse chiacchiere, della sublime triade plaid-libro-occhiali da sole, e anche di altre censurabili attività che decrescono proporzionalmente all'avanzare della vecchiaia.

Dopo, cambia tutto.
In principio inizi ad andarci carrozzina-munito, nella speranza che l'indemoniato si addormenti sotto la sua simpatica copertina ricamata: e il Bruco si addormentava infatti, peccato che la conditio sine qua non fosse il moto perpetuo. Appena mi fermavo per soffiarmi il naso o sedermi su una panchina spalancava gli occhi e mi guardava con l'espressione di Forrest Gump nella scena in cui dice "avevo voglia di correre".
Poi, quando ha iniziato a camminare voleva andare sullo scivolo, ma naturalmente era troppo piccolo per andarci da solo, quindi la sottoscritta si arrampicava con lui sulle vette della vergogna, facendo segnali agli altri genitori per dire che "no, io non mi diverto, lo faccio solo per lui" (nessuno ti crede, ma pazienza).
Tra i 18 mesi e i 2 anni invece c'è quella che io chiamo "fase Sherpa": nel senso che quel simpaticone di tuo figlio vuole andare al parco col monopattino, la bicicletta con le ruote, quella senza ruote, la palla e possibilmente anche qualche gioco di taglia multipla. Così tu gli dici tanti "ma certo, amore" e poi una volta uscita scopri che dopo 5 minuti non gli frega più niente dei succitati, al che te li carichi in spalla e fai segnali agli altri genitori per dire che "sì, mio figlio è uno stronzetto ma io ci ho messo del mio".
Infine, passati i due anni, arriva il momento della socializzazione: lui si fa menare da qualche bambino più sgamato (e non è che ci voglia molto) e mentre piange perchè gli hanno rubato la palla tu finalmente socializzi con le mamme del parco.

Che fauna, ragazzi. Neanche in Amazzonia c'è tanta biodiversità.

C'è quella che ti racconta il parto splatter anche se non gliel'hai chiesto, quella con 3 figli che fanno 6 anni in totale e la pelle liscia e rilassata che non si capisce quali droghe usi, quella "ammodo" che il bambino sta iniziando a camminare ma lo tiene inchiodato alla panchina perchè se no si sporca.
Poi c'è il gruppetto delle comari che fanno capo alla parrocchia con un piglio che neanche Lindsay Lohan in Mean Girls, le finte fricchettone che sono sempre sorridenti i cui figli sono tra i più stronzi dell'universo-bambino, le vere fricchettone che hanno figli bellissimi un po' zozzi wild and free.
Infine ci sono le amiche, quelle tre o quattro che hai trovato o ritrovato nell'era figlio, che ti aiutano a passare i pomeriggi e con cui si ride delle disgrazie della maternità.

Poi ci sono io. E tanto per farvi capire, ieri a un certo punto della sessione pomeridiana di parco, un amico dell'Interista senza figli mi ha detto (ed era serio): "Quando penso di fare un figlio io con la mia ragazza, tu sei la mia speranza. Mi dico, se ce la fa lei, ce la può fare chiunque".
Insomma avevo vinto il premio come mamma più sbracata del parco e manco me n'ero accorta.
#sonsoddisfazioni

martedì 27 marzo 2012

Televisione televisione (chi è il papà più strano del rione?)

Ieri sera, a casa di Orlando.

"Mamma, mi fai vedele Peppa?"
"Che ore sono? Vediamo... le 19.20, va bene, mentre preparo cena tu guardi Peppa"

Accendo, e la tv è impostata sul 232, che da pochi giorni ha fatto comparsa in casa nostra.
"Oh guarda, Bruco, c'è il papà in tv"

(prima reazione)
"Nooooooooo vojo Peppa!!!" (leggi: che me frega di papà, preferisco una maialina rosa che sgrufola nel fango e grugnisce a ogni piè sospinto)

(seconda reazione, quando capisce che davvero quello è suo padre)
"Non mi piasce, mamma. E' stlano, questo papà"
"Non ti piace, amore? Allora la mamma gira subito"
"Non viene qui con noi?"
"Sì, poi viene"
"No, adesso"
"Amore, non è che papà può attraversare la tv e venire a sedersi sul divano, mica stiamo in The Ring. Non ha neanche la pettinatura adatta."

Il Bruco è rimasto turbato dalla vista di suo padre nella scatola mediatica. Del resto, come diceva Kurt Cobain, "la televisione è la cosa più sinistra del nostro pianeta. Va' subito a prendere la tua Tv e buttala dalla finestra, o vendila e compra uno stereo migliore".

Qualche anno fa, il cuginetto del Bruco, quando vide lo zio in tv chiese subito se per caso l'Interista conoscesse Topolino. No, caro nipote: gente improbabile tanta, ma Topolino no"

PS: per la cronaca, il turbamento è stato tale che il Bruco ha passato la notte attaccato a me come una cozza verghiana, e io non ho dormito niente. Accanto a noi qualcuno, psicologicamente reduce dagli accadimenti interisti della serata, sembrava dormire benissimo.

lunedì 26 marzo 2012

Acqua a fontanelle

A casa di Orlando, in principio, si beveva l'acqua in bottiglia.
Poi, insorta in me la coscienza ambientalista (oltre alla pigrizia di dover andare a comprare, trasportare, stipare da qualche parte e infine smaltire tutte quelle bottiglie di plastica) giunse il tempo delle caraffe filtranti, che molto piacevano al Bruco ("Gualda, mamma, la blocca fa la pipì!").
Poi accadde che sulle caraffe vennero fuori numerosi dubbi, e da allora, a casa di Orlando, si beve l'acqua del rubinetto, così come esce, col calcare e tutto il necessario dentro.

E questa è la cosa più facile da trasmettere ai bambini, perchè se uno da sempre beve l'acqua dal rubinetto penserà che sia naturale farlo, e non si porrà il problema.
Un po' più complicato è spiegargli perchè non va' sprecata, e in che modi possiamo limitarne il consumo.
Perchè poi la maggior parte dei bambini, e il Bruco è fra questi, l'acqua la adora.
Addirittura abbiam passato una fase in cui se mi distraevo un secondo lo trovavo attaccato al bidet nell'intento preciso e meditato di allagare il bagno.

"Amore, adesso ti spalmi il dentifricio sui denti e poi quando hai finito apriamo, bevi e sputi"
"Okkey, baby"
"Okkey baby???!!? E questa dove l'hai sentita?"
(ride, e intanto apre a manetta il rubinetto infilandoci le mani fino all'avambraccio)
"Ma no!!!! Ma cosa ti ha detto la mamma? Non si spreca l'acqua! Bevi e sputi, e basta!"
"No, io vojo giocale"
"No, non si gioca con l'acqua"
"E pecchè in pissina sì?"
"Perchè la piscina è un'acqua ferma, non è che continua a scendere come questa, capito?"
"E le fontanelle del palco?"
"E' vero, le fontanelle sono sempre aperte, ma quell'acqua non si butta mica via. Va nella fognatura, e poi ai depuratori, e poi la usano per irrigare i campi qui intorno"

Fa una faccia corrucciata e un po' insoddisfatta.
Capisco che non ha capito: il meccanismo è ancora fuori dalla sua portata.
Per adesso l'importante è che impari a chiudere il rubinetto quando non serve.

venerdì 23 marzo 2012

Marina, il casco e l'autocoscienza

In questi giorni a casa di Orlando c'è più entropia del solito (se possibile).
Padri che vanno e vengono da Londra, mobili che entrano ed escono dalla camera da letto, percorsi di autocoscienza e dichiarazioni di colpevolezza.

Mercoledì sera, ore 20.03.

"Bruco, posso girare un attimo che voglio farti vedere papà in tv?"
(non l'ha mai visto e sono curiosa di vedere la sua reazione)
"Nooooo vojo vedele i Cibis!" (Cibis, alias Waybuloo, ovvero la versione radical chic dei Teletubbies)
(cambio canale mentre lui protesta)
"Gualda, mamma! E' papito?"
"No amore, papà non corre così veloce. E non è neanche così giovane. Però senti, questa è la sua voce!"
(il Bruco ascolta per un minuto, la telecronaca è a due voci)
"Ecco, questa è la voce di Papito!"
Ehm. Veramente questa è la voce del Villa, Bruco, il collega del papà.
No, non ci siamo. Torna a veder i Cibis, amore, che è meglio.

Giovedì sera, ore 20.34.

La camera è un campo di battaglia. Lo zio Vatter (come lo chiama il Bruco) sta smontando/montando il letto nuovo perchè il vecchio è deceduto sotto le percosse dell'Interista che ad ogni sconfitta gli assestava un montante (e quest'anno non ce l'ha fatta ad arrivare a fine campionato, poi i mobili Ikea non è che resistano proprio a tutto, figurati a un interista inferocito).
Il Bruco si aggira con un martello, mostrando la stessa predisposizione paterna a distruggere più che a costruire.
"Zio Vatter mi dai il cacciavite?"
"Per fare cosa, Bruco?"
"Devo fale una cosa impoltante"
"Anch'io, Bruco: dormire stanotte. Super importante! Quindi metti giù quel martello e stai quieto"
Si è addormentato alle 22.14 dopo aver detto che il letto nuovo non gli piaceva.

Venerdì mattina, ore 7.53.

Mi sveglio con l'ansia da prestazione. Devo partecipare alla performance di Marina Abramovich, ho mal di testa, i capelli da scappata di casa e la prospettiva di un romantico we a due, io e il Bruco.
Mi alzo, preparo la colazione, lo sveglio.
"Buongiorno, amore..."
"No"
Sento che sarà, come dire, una giornata propizia.


Ore 9.24, al telefono.

"Com'è andata col Bruco? L'hai consegnato all'asilo?"
"Sì... tutto bene, solo..."
"Cosa? Ha pianto? Siete arrivati tardi? E' caduto in cortile? Non c'era la sua fidanzata? Cosaaaaa?"
"Ha voluto andare all'asilo col casco"
"Quale casco?"
"Il casco della moto, il mio"
"Ma perchè?"
"Ha detto che aveva freddo"

A proposito di percorsi di autocoscienza. Questo a 6 anni ci hackera il conto in banca.

mercoledì 21 marzo 2012

Non domandarci

A casa di Orlando, ore 8.44.

"Allora Bruco, stasera siamo soli io e te che il papà è partito per Londra: ci hanno invitato a una festa con tanti amici, sei contento? La mamma viene a prenderti all'asilo, facciamo merenda, ci prepariamo, e poi..."
"Mamma, io polto in casa un flatellino"
(nello spazio di quella parola mi ustiono l'ugola col tè bollente e rischio il soffocamento)
"Scusa? Non ho capito, amore"
"Mamma, vojo un flatellino"
"Ma perchè mai, Bruco? Ti senti solo?"
"Sì"
"Ma che dici! C'è la Minuzza, la mamma, il papà, gli zii, gli amichetti... un sacco di gente"
"..."
"E poi guarda, amore, il papà è a Londra, che è parecchio lontano, quindi non si può fare proprio a livello tecnico"
"E quando tolna?"
"Tra un sacco di tempo. Ma proprio un sacco. Amore, andiamo a vedere i tulipani sul balcone?"

Torna domani. Ma non ditelo al Bruco, perchè la cosa è del tutto ininfluente.

PS: il titolo del post è in omaggio alla giornata mondiale della poesia, che sarebbe oggi (Montale, Non chiederci la parola)

lunedì 19 marzo 2012

Festa del Papito Interista

Per celebrare la festa del papà, altresì ribattezzata, a casa di Orlando, la festa del Papito, dedicheremo questo post alla di Lui passione suprema, ovvero il Calcio.

In principio.
Lui, l'Interista, voleva una figlia femmina. Quando seppe che il nascituro aveva quel qualcosa in più che lo differenziava dal gentil sesso (no, non sto parlando dei neuroni), pensò "vabbè, almeno giocherà a calcio". E incosciamente iniziò a stabilire un calendario di allenamenti fisico-spirituali per portarlo dritto dalla culla alla serie A.

Piccoli erranti crescono.
Dopo averci tolto il sonno per mesi, il Bruco cominciò a...dormire? No, a camminare!
Una volta fatti i primi passi, esattamente la sera del 7 settembre 2010, pensai che dovevo comprargli delle scarpe. Di quelle col plantareanatomicoeffettosabbia eccetera eccetera.
Lui, l'Interista, non osò dirlo ma pensò che sarebbe stato meglio un plantareeffettocampo, possibilmente coi tacchetti sotto.

Confronti.
Dopo qualche mese da camminante, il Bruco continuava a non mostrare particolare attenzione per la palla, preferendole la lettura o il gioco del puzzle. L'Interista obiettò che era colpa mia, perchè volutamente gli occultavo il Gioco, e cominciò a cyberstalkerizzarmi inviandomi video in cui il figlio duenne di un qualcuno il cui nome terminava in -inho faceva già numeri da avanspettacolo col pallone.

L'abito non fa il monaco. E neanche l'interista.
Al raggiungimento dei due anni, il Bruco ricevette in regalo da suo padre una mini-divisa nerazzurra che io non gli ho mai messo con la scusa che la taglia non è giusta (vabbè mica si può essere perfetti no?!?) e che, a voler guardare, non è neanche l'anno giusto e che poi il ragazzino magari all'asilo lo prendono in giro. Lui, l'Interista, ha risposto: "E' sempre l'anno giusto. Che cazzo credi, io non sono mica il padre di Filippo! Sono il papà di Orlando".

A casa di Orlando, ore 20.31, colazione.

"Bruco, oggi è la festa del papà! Devi fargli gli auguri!"
"Auguli, Papito! E' il tuo compleanno?"
"No, è la festa del papà, di tutti i papà... capito?"
"Nooooo... povela mamma! E la tua festa quand'è, mamma?"

Auguri, Interista.


mercoledì 14 marzo 2012

Dice che la mela... Dice.

Stamattina, a casa di Orlando, ci si è svegliati alle 8 in punto coi postumi di una serata difficile.
L'Interista col dramma Champions da smaltire, tutto concentrato nel fegato, tanto che neanche il caffè ha voluto, stamattina.
Io con la pesantezza sublime di tre ore di Brecht-Ronconi sul mondo della finanza (sì, ok, potete pensare che me lo sono meritato).
Il Bruco con l'angoscia da separazione causa nuova babysitter e relativa sindrome di abbandono.

Dopo la colazione ci aspettavano, rispettivamente: riunione coi megasupercapi per l'Interista, 2 ore di monologo di Dario Fo per me, asilo e nuova separazione per il Bruco.

Poi, l'Orrore: metropolitana chiusa per sciopero.
Driiin. Driiiiiiiiin.
"Pronto?"
"C'è sciopero! Sono le 9.30 e devo essere tra mezzora coi supermegacapi! Come cazzo xxxxxxxx (non posso trascrivere il resto)!!!
"Ah è vero! Lo sciopero!"
"Coooooooosa???? Tu lo sapevi???"
"Ma no ecco, è che..."

E' così. Noi siamo quelli non hanno mai il cappotto spazzolato, quelli che hanno fatto del quarto d'ora accademico un sistema di vita, quelli che si dimenticano di fare benzina, di fare manutenzione alla caldaia e di staccare la batteria dello scooter d'inverno. Quelli che fanno scadere le bollette, che perdono le chiavi di scorta della macchina, che il lunedì mattina non hanno le bavaglie dell'asilo lavate e stirate. Siamo disastri ambulanti.

Lui, invece. Il Bruco è preciso. E' pignolo. Se ha un pelo sul giubbino non se lo infila finchè non lo togli. Se dai da mangiare alla gatta in una ciotola non perfettamente pulita te lo fa notare. Se nella macchina ci sono rifiuti di varia natura e durata lui non ci sale.

Ma non era che la mela non cade mai lontano dall'albero?

In ogni caso, noi siamo anche quelli che alla fine "portano il culo a casa", come dice l'Interista.

E questa è una cosa che è sempre bene imparare fin da piccoli. Mela o non mela.

lunedì 12 marzo 2012

Kiwi tutto l'anno

Effettivamente non c'è un motivo per cui un moderno bambino di città dovrebbe sapere di suo che esistono le stagioni. Forse quelli che abitano in campagna - e il Bruco ne conosce qualcuno - crescono imparando senza forzature che la natura ha dei cicli e che ogni stagione ha i suoi frutti, in senso metaforico ma soprattutto letterale.

Ore 20.20, a casa di Orlando.

"Bruco sei sazio? La vuoi un po' di frutta?"
"Sì!Vojo il kiwi giallo"
"Il kiwi giallo non c'è più, amore, è marzo. Devi aspettare qualche mese"
"No, vojo il kiwi giallo! Me lo compli mamma pel favole?"
(ci prova con le buone maniere, questo è confortante)
"Bruco, non è che la mamma non te lo vuole comparare, è proprio che non c'è, non è stagione. Se vuoi c'è quello verde"
"No"
"Una pera?"
"Vojo l'uva"
"Sì vabbè. L'uva c'è in autunno, adesso siamo quasi in primavera, stanno per arrivare le fragole..."
"Ma io l'ho vista al supemmeccato"
(ha ragione. E adesso come glielo spiego che le fragole le trovi pure a Natale? Meglio rimandare)
"Ma no, avrai visto male. Guarda, Bruco, è come coi cartoni animati: Peppa Pig c'è alle 19.20, se vuoi vederlo alle 22 non c'è più. Capito? Ogni cosa ha la sua stagione".
"Ma Papito mi mette Peppa quando vojo io, sul copputer"
('tacci sua...)
"Vabbè, era solo un esempio, però la frutta è una cosa viva, e ha le sue stagioni. Capito?"
"Sì. Mi metti Peppa?"
"Oddio, no!"
"Allola mi dai una flagola?"

giovedì 8 marzo 2012

Parole parole parolacce

Il Bruco, come la maggior parte dei bambini, ama la prevedibilità ma ha il dono dell'imprevedibilità.
Nel senso che gli piacciono i rituali e i momenti che si ripetono uguali ogni giorno, ai quali però lui non reagisce sempre allo stesso modo.
Così ogni sera, a casa di Orlando, quando si va a letto non si sa mai a che ora ci si risveglierà: a volte alle 9 meno un quarto con conseguente accompagnamento al nido in ciabatte e carciofo in testa, a volte alle 3 con inserimenti plurimi di ciuccio per evitare l'evitabile.

Stanotte, a casa di Orlando, alle ore 00.40

Io e l'Interista posiamo finalmente sul materasso le nostre stanche membra di ultratrentenni.
E nello sciagurato istante in cui le doghe fanno "ciiiic", il Bruco chiama "maaaaaammaaaa...". Panico.

Emergenza ciuccio, in 6 secondi eccomi pronta col ... ma non l'ha perso, ce l'ha in bocca!?!
"Mammina, vojo letto gande"

Va bene, amore. Ti porto nel letto grande. Ma se ti porto nel letto grande con mammina e papino, fammi almeno la cortesia di dormire.
Invece no. E' stato sveglio fino alle 5, rigirandosi tra di noi come il cestello di una lavatrice impazzita.

Dopo sole 3 ore di sonno, stamattina mi alzo e mi trascino verso la cucina che manco a un provino per The Walking Dead. La Minuzza miagola, vuole da mangiare.
Prendo il piattino, ovviamente mi cade di mano e si frantuma al suolo.
"Cazzo!"

Una sagoma pigiamata e spettinata, bionda e bellissima ('tacci sua) fa capolino dalla sala.
Mi guarda con aria di rimprovero.

"Mamma! Hai detto cazzo"
"Eh amore, la mamma si è sbagliata, voleva dire che pazzo il papà a lasciare qui sul tavolo il piattino della Minù" (lo so, lo so, sto mentendo a mio figlio e sono una brutta persona)

Ma l'ho detto. Certo che l'ho detto. Ho dormito solo 3 ore, cazzo.

martedì 6 marzo 2012

Aveva i baffi e sorrideva spesso

C'era una volta, molto tempo prima che ci fossero Orlando e la sua casa, un papà.
Uno come tanti, imperfetto sotto molti aspetti: si alzava la mattina presto, leggeva la Gazzetta e poi andava a lavorare, un lavoro di fatica, di quelli dove ti sporchi le mani, mica come me che sto qua a pettinare i tasti di un pc. Aveva i baffi e sorrideva spesso. Tifava la Juventus, ed era uno sciocco idealista, di quelli che pensano che tutti in fondo siano buoni e meritino altre opportunità.

C'era una volta un papà, uno come tanti, l'unico per me, un nonno speciale che nonno non è mai stato, perchè è mancato 14 anni fa, per un incidente sul lavoro, una di quelle cose che in Italia fanno scalpore solo se sono coinvolte delle grandi star.

Una volta ho detto al Bruco il suo nome, ma poi ho pensato che fosse troppo piccolo per capire il senso di un'assenza così lontana nel tempo, e ho rimandato.

Stamattina siamo andati sul campo, in fila con altri, in mezzo al fango e alla terra rivoltata, abbiamo guardato un tizio con una tuta bianca e i guanti in lattice scoperchiare una bara, tirare fuori delle ossa, una per una, riporle nella cassettina a fatica (perchè lui era grande e grosso) e ricordarci quanto sia folle il mondo.

Quanto mi manchi, papà. Oggi, a casa di Orlando, c'è solo un gran silenzio.

venerdì 2 marzo 2012

Patate e piselli

Arriva un giorno in cui ogni bambino si rende conto che la mamma e il papà appartengono a due specie diverse. Il Bruco ci ha messo un po', perchè le differenze (almeno quelle apparenti) tra la sua mamma e il suo papà sono meno evidenti che in altre famiglie: entrambi portano esclusivamente scarpe da ginnastica, entrambi portano esclusivamente i pantaloni, entrambi non stirano, entrambi lasciano vestiti usati sparsi in giro sul pavimento, entrambi dicono troppe parolacce e mangiano il salame coi taralli senza ritegno alcuno (no, il rutto libero non fa per me, lo lascio all'Interista).

Ma da qualche settimana lo spirito d'osservazione del duenne si è fatto parecchio acuto.

"Mamma, Ollando ha il pisellotto?"
"Certo, amore"
"E tu cos'hai, mamma?"
"Cos'ho? Oddio cos'ho?" (e adesso che gli dico-non sono pronta a spiegargli l'anatomia dei sessi-la questione femminile-il machismo-le api-e tutto il resto...)
"Tu hai la patata, mamma?"
(ok, qualcuno gli ha già parlato della patata, sarà successo all'asilo, dove molti bambini già fanno la pipì nel vasino, lui avrà visto e...)
"Sì, Bruco, ho la patata" (una presa di coscienza che neanche nei Monologhi della Vagina, ragazzi)

A casa di Orlando, ore 8.45.

Il Bruco vede l'Interista entrare in doccia.

"Mamma"
"Dimmi, Bruco, e intanto mettiti il giubbino che siamo in ritardo"
"Papà ha il pisellotto"
(arieccolo...)
"Sì, amore, anche se preferirei non lo chiamassi così per salvaguadare la mia libido" (no, dai, questa cosa non gliel'ho detta, l'ho solo pensata!)
"Eppelò è più gande del mio"
"Vedrai che quando diventi grande cresce anche a te. Possiamo andare adesso?"
"Sì. Plendo la gilaffa"
"Ok, basta che poi la lasciamo in armadietto"
"Mamma"
"Sì?"
"La gilaffa ha il pisellotto o la patata?"

E va bene. Prometto che a tempo debito ti spiegherò tutto, anche quello che non c'è sui libri di anatomia. Basta che la smetti di chiamarlo "pisellotto".