mercoledì 30 maggio 2012

Il dottor B e le donne

Viene un momento, nella vita di un bambino, in cui si rende conto che non apparteniamo tutti alla stessa specie. Cioè, sì, siamo tutti umani (o dovremmo esserlo), ma poi c'è questo fatto dei maschi e delle femmine, che - inutile ricamarci sopra - uguali non sono.

Ho sempre pensato che le madri dei maschi abbiano una grande responsabilità verso le altre donne, quelle che prima o poi si prenderanno i loro figli nel bene e nel male eccetera eccetera; ragion per cui sposo l'appello lanciato da Concita De Gregorio nel suo libro Malamore (consigliatissimo, che parla di molte cose e anche di questa): madri di figli maschi, vediamo di tirar su degli uomini decenti, presenti, collaborativi e soprattutto, per quanto sia possibile, scevri di tutti quei pregiudizi e clichè che da secoli circolano a proposito del mondo femminile.

Io mi ci provo, come si suol dire: anche se negli ultimi giorni il Bruco ha mostrato un approccio verso l'altra metà del cielo non proprio confortante.

Ieri, ore 17.05, asilo di Orlando.

Seduti vicini sul divanetto mentre i genitori di turno gli infilano le scarpe, il Bruco e la sua amichetta Vittoria si guardano.

"Ollando, oggi andiamo al pacco insieme?"
"No"
"Pecchè?"
"Sei una cagona"
"La cagona va a plendele il gelato"

1-0 per lei.

Ieri, ore 17.40, al parco.

Sullo scivolo, al Bruco si para davanti una seienne morettina coi capelli lunghi e un vestitino verde.

"Spostati"
"Bruco ma sei impazzito? Primo le cose si chiedono con gentilezza. Secondo, perchè si dovrebbe spostare?"
"Pecchè ha le gambe corte"
"Io non ho le gambe corte" interviene la seienne "Ce le ho lunghe come una Winx"
"Mamma cos'è una Wiccs?"

1-0 per lui.

Ieri, ore 21.10, a casa di Orlando.

"Buonanotte, Bruco. Fai bei sogni"
"Nooooooooo! Mitte (adesso mi chiama Mitte, boh, vallo a capire 'sto ragazzino che ogni settimana mi cambia nome), non mi lasciale da solo!"
"Da solo???!!?? Amore ma c'è la Pepi qui con te, ti fa compagnia lei"
"No vojo Teddy"
"Vuoi Teddy? La Pepi non ti basta, Bruco?"
"No pecchè la Pepi è una pecola femmina. Teddy è più folte e colaggioso"

Sì. Ok, Bruco.
Cara Concita, mi sa che qui di lavoro da fare ce n'è parecchio.


Ps: Il titolo del post è chiaramente in omaggio al film di Altman Il dottor T e le donne.

lunedì 28 maggio 2012

Cose di poca importanza accadute nelle ultime 24 ore

Insomma piovere non ha piovuto. C'è stato, per buona parte del we, un sole splendido che ci ha scaldato il cuore e ustionato in varie parti del corpo. (ovviamente sto scherzando, sul fatto di scaldare il cuore)

Sabato mattina è stato molto bello, al Mercato della Terra che esordiva alla Fabbrica del Vapore: non faceva neanche un po' caldo, c'era un sacco di verde e di acqua fresca dalle fontanelle, e non ero lì col Bruco a organizzare ventimila cose per la festa.

E' stato tutto molto rilassante.
Alle ore 7 del mattino mi sono alzata per preparare i cartelloni, (quasi) con lo stesso entusiasmo di un liceale alla vigilia dell'okkupazione.
Alle ore 8 il Bruco si è svegliato e ha preteso di mettersi la cravatta di suo padre, per l'occasione.
Alle ore 9 ho caricato in bicicletta una quantità indefinita di coltelli e insalatiere e cartelloni e son partita rischiando la morte (altrui) perchè non li avevo fissati bene nel cestino.
Alle ore 10 il Bruco ha iniziato a dire "Mamma andiamo a casa?" "Sì Bruco, ci andiamo. Fra 4 ore"
Alle 11, mentre disegnavo per terra una chiocciola gigante, ha cercato di liberare delle colombe ammaestrate sostenendo che fossero "anatle sevvatiche".
Alle 12, mentre cercavo di attirare gente per un Flash Mob, il Bruco rubava un hula hoop dall'Accademia del Gioco Dimenticato lì accanto (temo non abbia afferrato il concetto, deve aver pensato che quel gioco l'aveva dimenticato lì qualcuno e lui potesse prenderlo).
Alle 13, mentre reperivo volontari per la pelatura collettiva dei cetrioli, si è spalmato sull'asfalto rendendosi visivamente indistinguibile dallo spazzacamino di Mary Poppins.
Sempre così conciato, 5 minuti dopo ingurgitava 3 fette di salame untissimo senza colpo ferire.

Alle 14 il mio sistema nervoso ha chiesto il trasferimento presso altro essere umano.
Ho ripreso la bici e siamo tornati a casa. Lui si è addormentato in bicicletta e io ho fatto tutta la strada di ritorno col caschetto conficcato fra le scapole. Rientrati a casa, mi sono accorta che ci eravamo ustionati entrambi: il Bruco ha tuttora le braccia fosforescenti tipo mazzancolla del Pacifico dopo la cottura.

No ma per il futuro del cibo e della Terra, questo e altro.
E grazie a chi è venuto a salutarci, a chi ha partecipato, a chi ha tenuto il Bruco a bada per qualche minuto.

Poi sabato sera siamo andati a una festa speciale di questo sito di cinema qui che da 10 anni fa parte delle nostre vite, e mi sono un po' ripresa.
La gente ci chiedeva, a me e all'Interista: "ma il Bruco non c'è?" e io ho avuto numerose volte l'impulso di alzare il dito medio, anche se poi, impegnandomi un po', ho risposto gentilmente a tutti.

Per chiudere il we, dopo una giornata trascorsa insieme ai compagni di calcetto dell'Interista, appartenenti a fedi calciofile di varia natura, il Bruco è andato a letto cantando "i campioni dell'Italia siamo noi".

"Bruco guarda che il papà non è contento che canti questa canzone"
"Me l'hanno insegnata"
"Sì ma non tutto quello che t'insegnano vale la pena di essere imparato"
"Siamo noi... i campioni dell'Italia..."
"Ok. Buonanotte Bruco"

E l'ho chiuso in camera, onde evitare che l'Interista sentisse, pensando dentro di me che finalmente domani era lunedì e io sarei andata a lavorare.

Stamattina, ore 8.20, a casa di Orlando.

"Mammaaaaaaaaaaaaa!"
"Oddio, che c'è???"
"Pipìììììììì!"

E fu così che il Bruco fece la pipì nel water per la prima volta in vita sua.
Non vi dico i festeggiamenti tra casa e asilo.

Pare che la vita sia così. A due anni ti basta pisciare in un buco e sei l'eroe dei due mondi.
A 30 ti prodighi per l'umanità e a fatica se ne accorgono.


In entrambi i casi sarebbe bene non dimenticarsi la crema solare :)


giovedì 24 maggio 2012

Speriamo che non piova

Negli ultimi giorni le occasioni in cui ho pensato che il Bruco non fosse del tutto mio figlio sono state molteplici.

All'asilo di Orlando, qualche giorno fa.

"Ciao Bruco! Ti ho portato un regalino! Oggi la zia Franci ha portato in negozio un sacco gigante di macchinine usate, e te ne ho presa qualcuna. Sono un po' incidentate ma funzionano alla grande"
"Evviva! Posso vedelle?"
"Certo! Eccole"
(gli metto in mano due macchinine verdi, lui le guarda un attimo, poi storce la bocca)
"Bleah"
"Come bleah?"
"Non le vojo mamma. Io vojo una Fellali. Queste non vanno abbastanza veloci"
"Scusa????!!!?"

A casa di Orlando, un paio di sere fa.

"Buona la pasta col pesto, mamma"
"Certo che è buona, Bruco, il pesto l'abbiam fatto noi"
"Cosa c'è di secondo?"
"Di secondo? Ma questo è un piatto unico, amore, c'erano dentro le patate, i fagiolini... è un monte di roba"
"Sì. Cosa c'è di secondo?"
"Vabbè, posso darti i pomodori e la mozzarella... ok?"
"Ok. Mi cambi il piatto?"
"Scusa????!!!?"
"E' spocco, mamma. Anche il cucchiaio, me lo cambi?"
(ma chi è sto piccolo Lord? ridatemi mio figlio!!!)

A casa di Orlando, stamattina.

"Dai che è tardi, Bruco, finisci di bere il latte e mettiti le scarpe"
"Ho finito, mamma. Puoi pulile il tavolo? Si è lovesciato un po' di latte"
"Senti, Bruco. La mamma pulisce se e quando ne ha voglia"
(regola fondamentale, l'ha imparata l'Interista e dovrà impararla anche il Bruco)

Poi capitano cose che, per fortuna, ti ridanno il senso dell'appartenenza.
Stamattina, andando all'asilo, gli dicevo che programmi abbiamo per il fine settimana, per renderlo partecipe e rassicurarlo sul fatto che non si va all'asilo 7 giorni su 7.

"Speliamo che non piova, mamma"

Al che, mi sono profusa in esternazioni esagerate di gioia materna.
Ehi voi, laggiù avete sentito??? Ha detto "speriamo che non piova"!!! Non ha neanche tre anni e usa il congiuntivo! Bruco, sei proprio figlio della mamma!

"Eh sì, amore: speriamo che non piova! Sabato mattina c'è il Mercato della Terra e dev'esserci il sole!"
"Sì, mamma. Speliamo che non piova che sennò si bagna la mia Fellali"

Per un attimo il dubbio ce l'ho avuto. Sono stata tentata di chiamare l'Interista e chiedergli se aveva qualcosa da dirmi. Che magari aveva vinto all'enalotto e mi aveva preso una Ferrari come regalo di compleanno. Poi è squillato il telefono.

"Pronto, Interista, sei tu? Tutto bene?"
"No! Non c'è neanche un paio di calzini puliti in tutta casa!"
"Ah ok, che spavento. Allora tutto normale. Pensavo volessi parlarmi della Ferrari..."





lunedì 21 maggio 2012

L'aceto fa bene

Noi ci si prova. E a volte ci si riesce. A vivere nel rispetto dell'ambiente, con piccoli accorgimenti che a noi costano davvero poco e al pianeta fanno bene.
Al pianeta, appunto.  Non sempre anche a tutti quelli che vivono a casa di Orlando.
Noi di detersivi ne usiamo davvero pochi.
In parte, non lo nego, perchè io e le pulizie di casa non abbiamo un buon rapporto (giusto lo stretto indispensabile, infatti ci sono i vetri che tra un po' non si vede più fuori, ma vivendo a Milano in periferia non è che sia una gran perdita).
In parte perchè da quando è nato il Bruco ho cercato di trovare sempre dei sostituti nature: sarà che a cinque mesi il Bruco sul fasciatoio si bevve l'Air Wick alla lavanda e io passai una notte a controllare ogni cinque minuti se era vivo, ma decisi che non volevo più schifezze chimiche in giro per casa (lo so cosa pensate ma siamo distratti, disordinati e a volte molto assonnati quindi meglio prendere atto dei propri limiti e porre rimedio). Il risultato si chiama "aceto".
A casa di Orlando c'è aceto dovunque: nella lavatrice, nella lavastoviglie, in bagno sparso qua e là (ci lavo sia i rubinetti che i capelli del Bruco; lo usiamo per lavarci le mani dopo aver mangiato il pesce e lo useremmo per pulire i vetri delle finestre e lo schermo del pc se li pulissimo.

Che alla fine se il Bruco si beve un po' di aceto non gli succede niente.
(ma ovviamente non lo beve, perchè i bambini in queste cose sono bastardi: fanno solo ciò che può causare disastri e revoche della tutela del minore ai genitori).

Anzi lui è letteralmente esaltato dal fatto di mettere l'aceto ovunque.

"Bruco facciamo partire la lavatrice?"
"Sì sì, metto io l'acceto"
"Dai mettilo allora che io arrivo col detersivo"

(sui detersivi io vi consiglio un giretto su questo sito Detersivi Bio Allegri: poi se proprio non ce la fate, almeno comprate quelli bio, e se proprio non volete comprare quelli bio prendete quelli sfusi che risparmiamo un bel po' di plastica in giro)

A casa di Orlando, l'altro ieri.

"Mamma gualda! Minucca è sul lavandino!"
"Minuzza sei impazzita? Se ti vede l'Interista ti abbandona in qualche angolo della Pinetina"

La gatta mi guarda e fa mao. Non accenna a scendere dal lavandino della cucina.
Non è da lei, di solito teme l'ira del padrone.

"Cosa c'è? Hai sete?" (sì lo so che non mi risponde ma chi ha animali può capirmi)
"Sì sì mamma, ha sete!"
(getto uno sguardo nella ciotola dell'acqua)
"Ma è piena! Ce l'hai l'acqua..."
"Sì, Minucca, ce l'hai l'acquina buonina..."
Mao.
"Boh, le apro il lavandino, dai. Non dirlo al papà però, capito Bruco?"
"Folse a Minucca non piasce l'acceto, mamma"
"Certo che non le piace... Ma che c'entra l'aceto? Mica si beve..."
(il mio cervello si resetta un attimo. Vuoi vedere che...)

"Bruco! Ma sei impazzito? Hai messo l'aceto nella ciotola dell'acqua! Ma poverina... quanti giorni sono che non beve?"
"L'aceto fa bene, mamma. Tu l'hai detto"

L'ho detto, certo.
Piccoli accorgimenti che a noi costano davvero poco e al pianeta fanno bene.
Al pianeta, appunto.




venerdì 18 maggio 2012

Notte prima delle... graduatorie

Se c'è una cosa che nella vita non cambia mai, è che si cambia in continuazione.
In maniera impercettibile, che te ne accorgi sulle grandi distanze. Tipo quando ti chiedono il certificato di laurea per una pratica di lavoro e ti accorgi che, ops, sono passati 10 anni.
Come 10 anni??? Ma non era l'altro ieri che brindavo con le bollicine alla fine degli esami?
Cosa ho fatto negli ultimi 10 anni???!!?
Prossima domanda?

Ed è così che pochi giorni fa aspettavi con ansia i risultati dello scritto di latino e oggi aspetti con ancora più ansia (possibile?) le graduatorie della scuola materna.
Mi rendo conto che per chi non ha figli tutto ciò è pura follia: ma se credi nella scuola pubblica e nel contempo non vuoi passare i prossimi tre anni della tua vita svegliandoti alle 6 per portare tuo figlio dall'altra parte della città, insomma un po' d'ansia è più che motivata.

Da settembre il Bruco entrerà nel magico mondo della scuola materna: quel luogo dove teneri e innocenti nonancoratreenni entrano in contatto con bimbi più grandi, imparano parolacce mai udite prima (ma forse il Bruco in questo sarà avvantaggiato), vengono a conoscenza delle legge del più forte, smettono di fare il sonnellino pomeridiano, vengono assegnati al tutoraggio di un bambino grande che se è una femmina ti scassa le palle tutto il giorno, e se è un maschio ti mena senza farsi accorgere dalle maestre. Yuppi.

Ma tutto ciò era ancora da venire fino a stamattina, quando sono uscite le graduatorie delle scuole all'infanzia del Comune di Milano.
Dove sta la suspence, vi chiedete?
Nel fatto che ci sono troppi bambini per i posti disponibili, e molti restano "in lista d'attesa", una specie di limbo dal quale non si è certi di uscire nè si sa quando.

Ragion per cui, nei giorni scorsi, il parco brulicava di madri angosciate tra le quali era possibile ascoltare le seguenti conversazioni:

"Ma tu quanti punti hai?"
"Io sto a a 3.5"
"Ah poverina... io ho 5 punti"
"Però mio figlio è nato a maggio" (impercettibile gesto dell'ombrello)
"Ah già... beh ma io ho il contapassi favorevole"
"Io ho un punto e venti in più per il secondo figlio"
"Sì però tu lavori part-time" (altro gesto dell'ombrello)

Insomma una specie di Mum Wars non dichiarata, una gara a chi è più sfigato, perchè poi alla fine stiamo parlando di un diritto fondamentale: mandare tuo figlio in una scuola decente senza chiedere un (secondo) mutuo in banca.

Insomma stamattina sono arrivata in redazione e mi è partita (come ad altre diecimila mamme di Milano), la sindrome da clic complusivo. Peccato non ci fosse un contest perchè secondo me avrei vinto il premio per più clic al nanosecondo, il "clic d'oro", tipo.

Poi, all'improvviso, sono apparse: ho pensato qualcosa tipo "cazzo e se mi hanno bocciata? Ma no non è mica la maturità, dai apri l'allegato".

Il Bruco è un bambino fortunato. Per un sacco di motivi molto più importanti di questo, ma anche avere un posto alla scuola pubblica nel parco vicino a casa è una piccola fortuna.
Ci sono diversi bimbi però, suoi amichetti o compagni di classe, che sono rimasti nel limbo della "lista d'attesa". Un limbo che a Milano, tra nidi e materne, conta 2000 unità.

E niente, a parte che mi dispiace un sacco perchè poteva capitare anche a noi, io penso che sia ora di smetterla di costruire case che non compra nessuno e di cominciare a costruire asili e scuole.

Qualche giorno fa, a casa di Orlando.

"Bruco lo sai che dopo le vacanze andrai in una scuola nuova? Una scuola di bimbi grandi?"
"Non vojo"
"Ma perchè, amore?"
"Io sono piccolo mamma. Sennò non avevo il pannolino"

Quando si dice avere le idee chiare.


mercoledì 16 maggio 2012

Dimmi almeno... "perchè"

E' una fase di cui tutti sono a conoscenza, forse uno dei più noti clichè legati all'infanzia: quel momento in cui non fanno altro che domande e vogliono sapere il motivo per cui le cose sono in un certo modo, la causa finale, insomma, il "perchè".
In questi ultimi giorni, a casa di Orlando, stiamo avendo conferma che questa fase esiste, e dà la misura come poche altre cose dell'inadeguatezza di noi adulti (o presunti tali), non solo nel dare risposte convincenti, ma anche nel concepire le giuste domande.

Le aree tematiche del "perchè" sono sconfinate.

In primis, c'è tutta la casistica riguardante la scienza.

"Guarda Bruco, stasera si vedono la luna e le stelle, vieni!"
"Mamma pecchè le stelle non cadono?"
"..."
"Mamma cosa gualdi sul telefono?"
"Niente, amore, vedo se ha chiamato il papà"
(ok non è vero, sto cercando su Wikipedia come funziona la cosa della forza centripeta - in alternativa potevo telefonare a Margherita Hack)

Poi ci sono i "perchè" dell'imbarazzo.

"Mamma pecchè Papito non fa la pipì seduto?"
"Perchè è un maschio"
"Anche io sono un macchio?"
"Sì, amore"
"E pecchè devo stale seduto sul watel?"
(questo nello specifico è anche un po' tra i "perchè" della bastardaggine, visto che tu cerchi di insegnargli a togliere il pannolino e loro ti pongono subdolamente ostacoli sul già accidentato percorso)

Infine ci sono i "perchè" dell'assurdo (nel senso che ti fanno domande su cose che per te sono scontate e tu capisci che loro non danno per scontato nulla, e che questo è un atteggiamento molto saggio nei confronti dell'esistenza)

"Mamma mi polti Teddy?" (orsetto della nanna)
"Eccolo, Bruco"
"Mamma pecchè Teddy non cammina?"
"Eh, amore, perchè non può..."
"Ma le gambe ce le ha, pelò"
"Sì, ha le zampe, è vero... ma è un pupazzo, capito?"
"No. Pecchè non cammina?"
"Perchè solo i vivi camminano" (certo avendo già avuto approcci col mondo zombie lui questa cosa non la capirà mai bene)
"Ma Teddy è vivo, mamma"

Vabbè, questa è troppo difficile. Che gli dico, che il suo orsetto del cuore è morto? Anzi che non è mai stato vivo? Che è privo di anima? Ripiego su "Adesso dormi che è tardi"?
Forse ha ragione lui: Teddy è vivo e lotta insieme a noi.

Abbiamo appena iniziato e la strada è ancora lunga e lastricata di domande (sue) e di figure di merda (mie). Ma del resto ditemi voi se sapete spiegare a un bambino perchè i canguri saltano o qual è la dieta dell'orso polare. Santo smartphone.

In ogni caso, tutta la vicenda secondo me dimostra che in fondo, come diceva Keith Haring, "i bambini sanno qualcosa che la maggior parte della gente ha dimenticato".

lunedì 14 maggio 2012

Tre meno uno fa sempre tre

Spoiler-alert: post ad alto contenuto di zucchero.

Forse a molti di voi sembrerà strano, soprattutto a chi non ha figli, ma da quando il Bruco è nato io non mi sono mai separata da lui per un tempo che fosse superiore alle 12 ore consecutive. E non ho mai, in 30 mesi, dormito una notte senza che fossimo sotto lo stesso tetto.
Un po' per difficoltà logistiche (leggi: scarsità di parenti disposti al babysitteraggio), un po' perchè io quando dico che soffro di traumi da separazione mica scherzo.
E' così, ognuno ha la sindrome che si merita: c'è chi è ipocondriaco come l'Interista, chi ha la sindrome del complotto come uno dei miei colleghi... io invece ho la sindrome dell'abbandono. Quando la Minuzza scappò di casa, un anno fa, mi ritrovai a vagare per il quartiere in lacrime urlando il suo nome (prima o poi m'internano, è chiaro).
Insomma poi però dicevamo che le paure bisogna un po' affrontarle quindi mi sono autoinflitta una separazione di ben 33 ore dal Bruco.
Questo weekend che è appena passato, che poi era pure la festa della mamma quindi valeva doppio.
Occasione: regalo di compleanno dell'Interista.
Regalo: weekend Brucofree
Location: Ferrara e dintorni

Così sabato mattina abbiamo consegnato il Bruco agli zii (quelli paterni, è chiaro... che vi credevate?! Già era dura lasciarlo, mica potevo rischiare di tornare e trovarlo con qualche coltello in mano mentre impersonava un bimbo killer per qualche esperimento artistico), insomma l'abbiamo lasciato con lo zio Vattel e la zia Babba e i cuginetti, insieme a una borsa con le istruzioni per l'uso (e a una valigia di perplessità, come dice Paolo Conte).

Io stavo andando benissimo, e manco ci pensavo e manco ne parlavo, del Bruco, finchè l'Interista mentre eravamo a pranzo nell'osteria più vecchia d'Europa mi dice: "Non è che vuoi chiamare per sapere del Bruco?"
Vabbè così non vale però. Una si distrae, fa' la turista, scatta foto...
E niente, mi son scesi dei lucciconi e me ne stavo lì con la salama da sugo e il purè nel piatto, e pensavo che questa cosa dei figli è proprio un casino.
Quando ci stai per tante ore di fila ti fanno dare i numeri, e se non ci stai per troppe ore di fila ti fanno dare i numeri.

Comunque siamo stati alla grande, 32 gradi, il Palio di San Giorgio, il Castello degli Este, la Torre con ventimila gradini che stavo per lasciarci le penne, e l'Interista pure perchè soffre di vertigini.
Poi vabbè, ti svegli la domenica e ci sono 18 gradi in meno, diluvia e devi rubare un ombrello alla vecchietta del piano di sopra, ma non importa, sono cose che giustamente devono capitare per dare credito a quello stronzo di Murphy e della sua legge.

Lui, il Bruco, è stato bravissimo, mi han detto.

A casa di Orlando, domenica sera.

"Mamma adesso stiamo a casa, velo?"
"Certo amore, dove dobbiamo andare? E' quasi notte"
"Non mi polti all'asilo"
"Ma certo che no" (non ho avuto cuore di dirgli che la mattina dopo ci sarebbe dovuto andare)
"Neanche dalla nonna e dalla zia"
"No Bruco, tranquillo. Però ti sei divertito questi due giorni"
"Sì. La moto dello zio Vattel non si accendeva"
"Magari la prossima volta, che dici?"
"Micca, Micca (dopo Gina, Mimma e Tacchina, adesso mi chiama Micca)... mi dai un bacino?"
Smack.
"Io ti plefeliscio, Micca"

Vabbè. Lui non lo sapeva che era la festa della mamma, e io non ci bado tanto a queste cose.
Ma questa dichiarazione vale mille regali.
Tanti auguri (in ritardo) alle mamme che mi leggono.













mercoledì 9 maggio 2012

Chi ha paura del lupo cattivo?

Tutti abbiamo paura di qualcosa, questo è un fatto.
E niente come un bambino ti fa capire che la paure sono insondabili, non si sa da dove vengano, non si sa perchè a volte spariscano nel nulla, non si sa come affrontarle.
Io quando ero piccola ho sempre avuto il terrore di restare in casa da sola. Poi quando ho compiuto 14 anni avevo il terrore di restarci coi miei genitori, invece. Tanto per dirne una.

Il Bruco, nei suoi 31 mesi di vita sulla terra, ha manifestato paure alquanto insolite.
Già perchè di solito un bambino ha paura del buio, chessò, cose così.

Poco dopo aver compiuto 2 anni, mentre preparavamo la ribollita, mi guardò tutto serio con gli occhi sbarrati e mi disse: "Mamma. Io ho paula del cavolo nelo".

Poi ho scoperto che ha paura dell'altalena (in generale, non gli piacciono le giostre che lo sospendono a mezz'aria).

In questi giorni stiamo combattendo contro la paura delle finestre.

A casa di Orlando, ore 21.14.

"Buonanotte, amore, adesso la mamma va di là a prepararsi e tu fai la nanna tranquillo"
"No, ho paula"
"Ma di cosa? Sei nella tua cameretta, con tutti i tuoi (ventimila) pupazzi, nel tuo lettuccio..."
"Ho paula della finestla"
"Della finestra????!? Mica stiamo in un film di Pupi Avati, Bruco, stai tranquillo"
"No, la vojo vedele"

Se non altro ha l'approccio giusto: invece di ficcare la testa sotto le coperte e chiudere gli occhi, lui vuole andare a vedere. Così ogni santa sera da una settimana a questa parte lo porto in braccio a verificare che la finestra è chiusa e non entra niente di brutto, da lì.

Poi c'è, l'ultima paura, quella definitiva, la più simbolica di tutte, che ci perseguita da qualche mese.
Il lupo.
Già perchè la sottoscritta, abituata a comprare quintali di libri per il pupino, un giorno gliene regalò uno che tra i personaggi aveva questo benedetto "lupo dagli occhi rossi" che tentava di mangiarsi la mamma del protagonista, l'Orsetto Bo.
Si è mai visto un lupo che mangia un orso Grizzly, dico io?
Da quel momento, il Bruco ha paura del lupo. E avendone paura, ogni volta che capita mi chiede di vederlo.

Sono stata anche ufficialmente cazziata dall'Interista, che da fan di George R.R. Martin non può accettare la valenza negativa dell'animale: "Io non sono d'accordo su questa cosa, perchè il lupo è un animale buono e non voglio che nostro figlio cresca pensando che il lupo è cattivo"

E io mi chiedo, da mamma, e vi chiedo: e lo schema di Propp dove lo mettiamo?
E' vero che il lupo è un animale fantastico, però ogni narrazione deve avere il suo personaggio negativo, e il lupo cattivo è chiaramente un simbolo.
Non deve ogni bambino imparare che nella vita ci sono il bene e il male, le luci e le ombre?

E voi, di cosa avete paura?
Nell'attesa di quealche risposta, ecco una citazione ad hoc.

"Se vuoi diventare adulto devi vincere la paura e seguire il lupo"
(dal film Tu devi essere il lupo di Vittorio Moroni)

lunedì 7 maggio 2012

Malattie alternative (e aiuti di Madre Natura)

Premetto che in certe occasioni (mal di testa pneumatico, gastroenterite fulminante o sindrome mestruale), io prenderei qualunque cosa droghe incluse per farmi passare il dolore.
Eccezion fatta per questo, la quasi totalità di coloro che vivono a casa di Orlando, cura e previene i malanni con rimedi gentilmente offerti da Madre Natura.

Dico quasi - ahimè - perchè l'Interista (proprio in quanto interista) è Maalox dipendente, e come se non bastasse ipocondriaco (se apri la finestra per sbattere la tovaglia a lui viene istantaneamente il mal di gola, se starnutisce una volta ha l'influenza, se gli fa male il mignolo ha un infarto in corso).
Il Bruco invece, fin dalla nascita lui è totalmente dopato e curato con erbe, radici e stregonerie di varia natura, tanto che a volte la cosa mi si è pure rivoltata contro.

A casa di Orlando, ore 8.43.

"Mamma non vojo il latte oggi!"
"Ok. Cosa vuoi, la spremuta d'arancia?"
"No, lo sciloppo di umaca"
"No Bruco, non hai più la tosse. Poi mica ci si può fare colazione con lo sciroppo"

Scatta istantaneo l'attacco di tosse convulsiva: il Bruco si getta a terra agonizzante.
L'Interista sbuca fuori dal bagno e lo apostrofa "naaaaaaa, quella è simulazione, cartellino giallo" (quando si dice "avere in testa una cosa sola").

"Bruco, ma veramente? Guarda che la mamma lo sa che stai facendo finta"
"Ma folse più taldi mi viene la tosse vela"
"Se poi ti verrà, prenderemo lo sciroppo"
"Mejo se non viene pelò, velo mamma? Mi dai l'olivello?"
"Oddio, ho creato un mostro. Dai vieni a prenderti 'sto olivello, và"

Il Bruco è un bimbo sugarfree.
La sua perfida madre non gli permette di mangiare nè caramelle, nè cioccolato, nè merendine, possibilmente neanche i succhi di frutta con zuccheri aggiunti.
Quindi per lui lo sciroppo di olivello è il top della dolcezza.
(lo so cosa state pensando, ma vi giuro che lui non ne soffre neanche un po'. L'unico problema è che io devo mangiare il cioccolato di nascosto... la dura vita delle madri!)

"E a me niente olivello?" protesta l'Interista.
"Sentiamo, che patologia avresti oggi?"
"No niente, mi sento benissimo" risponde col sorriso plastico da vittoria post-derby "Ma forse più tardi..."
"Ciao. Addio. Io e il Bruco andiamo all'asilo"

E come (quasi) sempre in forma smagliante.

P.P. (post-post)
Per chi fosse curioso di sapere cosa sono le diavolerie che propino al Bruco: Echinacea (una pianta medicinale che stimola il sistema immunitario e vi giuro che funziona), Olivello Spinoso (una bacca di arbusto selvatico, bomba di vitamina C) e Sciroppo di Lumaca (sì, proprio fatto con la bava delle lumache, ma è dolcissimo e scioglie il catarro).
Andate e dopatevi tutti.


venerdì 4 maggio 2012

Lo zio Jonny (We are Family chapter 2)

Eccoci di nuovo a parlare della parte disfunzionale della famiglia del Bruco, ovvero quella materna (ribadisco, anche se so che sembra impossibile, che da parte di padre la famiglia rasenta la perfezione).
Il Bruco non si limita ad avere uno zio antropofobico e zombieaddicted: ne ha uno che è molto, molto più singolare.

Lo zio Jonny è il più piccolo della famiglia materna, ma il più grande zio di sempre.
Quasi due metri d'altezza, mani delle dimensioni di una teglia da forno, piedi numero 48 o 49, ti scruta dall'alto con due occhi di ghiaccio e la faccia di uno a cui non stai affatto simpatico.
Di solito lo zio Davide lo utilizza per fargli fare i ruoli del bastardo cattivo nei suoi cortometraggi.
Lo zio Jonny, da piccolo, non andava a dormire senza i suoi pupazzi: un corredo di 13 peluches a capo del quale stava Beste (diminutivo di Bestemmia, un cane pastore seduto taglia maxi), ma forse dovrei dire "sta", perchè lo zio Jonny a tutt'oggi non va a dormire senza.
Lo zio Jonny adora i film horror e il Signore degli Anelli, e l'unico libro che abbia mai letto in vita sua è l'Antologia di Spoon River.
Lo zio Jonny, all'esame di terza media, presentò un tema su Hulk Hogan.

Il Bruco adora lo zio Jonny. Lo vede poco, lo nomina tanto.
Quando capitano dei pranzi di famiglia a casa di NonnaLuciana, per il Bruco è una festa, perchè lo zio Jonny gli insegna cose che nessuna madre vorrebbe mai fossero insegnate a suo figlio.
Tipo mangiare una baguette con il bulldog di casa allo stesso modo in cui Lilly e il vagabondo condividono lo spaghetto.
Tipo prendere il cibo dai piatti degli altri a piacimento, o mettere il proprio cibo nei piatti degli altri, a piacimento.

Esempio di conversazione tipo tra zio e nipote.

"Zio Jonny vieni in camela con me a giocale?"
"No"

Lo zio Jonny ascolta solo musica metal e gioca solo a videogiochi con sparatorie, sangue e combattimenti corpo a corpo, a distanza di 30 centimetri da uno schermo 42 pollici.
Vive in uno stato di quasi perenne allucinazione.
A volte sospetto qualche coinvolgimento in sette sataniste, ma, essendo mio fratello e sapendo alla perfezione da dove deriva ogni singolo aspetto del suo carattere, gli voglio molto bene.
Io e lui, una sera al mese, andiamo al cinema insieme a vedere orrendi film dell'orrore con il magnum di popcorn. (ogni legame è in fondo misterioso e le persone si dichiarano i sentimenti nei modi più insondabili)

Ieri sera, a casa di Orlando.

L'Interista è al telefono con lo zio Jonny (o meglio "quel Gobbo maledetto" come lo chiama lui affettuosamente - ebbene sì, i due zii del Bruco sono uno milanista e l'altro juventino).

"Bruco vuoi salutare lo zio Jonny?"
"Sì! Plonto? Zio Jonny? Quando... quando... quando - il ragazzino si emoziona - quando vieni a tlo... tlova... tlovalmi?"
"Quando impari l'italiano"

Clic.

mercoledì 2 maggio 2012

C'è sempre una prima partita

A volte, nelle famiglie, accadono eventi che non si possono ignorare. Eventi che segnano un'era, che fanno da spartiacque tra fasi diverse della vita della tribù. A partire da domenica scorsa, a casa di Orlando siamo entrati nell'era post-stadium.
E' così: il Bruco è stato portato al Meazza a vedere la prima partita di calcio della sua vita (Inter-Cesena), alla tenera età di 2 anni e mezzo.
Quella che segue è la cronaca di quanto avvenuto.

Ore 14.45, arrivo, fuori dal Gate 7.
"mamma cos'è questo lumole?"
("Oddio ma siamo allo stadio!" realizzo "sentirà cori pieni di cose irripetibili! Verrà esonerato dall'Accademia della Crusca! Come glielo giustifico?)
"Niente, amore, dentro c'è tanta gente che canta"
"Pecchè sono contenti?"
"Lo vediamo tra 90 minuti se son contenti, Bruco"


Quindicesimo del primo tempo.
Un tifoso particolarmente partecipe sbraita in modo inverecondo nel tentativo di far arrivare in campo un pezzo di polmone, oltre che le sue convinzioni in materia calcistica (traduzione: ma che ca**o fai? Poca tr**a!!!Dove min**ia tiri??!?).
Il Bruco lo guarda stranito, poi si avvicina e lo affronta: "Ma che cosa dici, Signole?"


Ventinovesimo del primo tempo.
Primo tentativo di scavalcare la balaustra del primo anello e di lanciarsi in campo.
Ne seguiranno molti altri di cui non darò conto per ragioni di sintesi.

Quarantaquattresimo del primo tempo.
Lucio spara un sinistro potentissimo in faccia ad Antonioli: il portiere, colpito al volto, si accascia una minima ed escono i soccorsi. Panico del Bruco: "Mamma si è fatto la bua? Ma i dottoli lo gualiscono?"
Per tutto l'intervallo il Bruco va in loop sul portiere colpito, che alla fine sta benissimo.

Secondo tempo.
Il Bruco morto di sonno si attacca alla sottoscritta come una cozza e non batte ciglio per tutti i 45' del secondo tempo. Si susseguono 3 goal con relativa esultanza, ma lui non reagisce. A fine partita si rianima improvvisamente, e chiede di nuovo del portiere (per la serie: se c'ero dormivo, ma avendo 2 anni e mezzo vorrei vedere se vi lamentate anche).

Post-partita.
L'Interista vuole andare in studio a salutare i colleghi.
Passa Julio Cesar che carezza la testa del Bruco imponendogli la mano
"Amore vieni, facciamo una foto col portiere dell'Inter!" dice l'Interista tutto contento.
Julio tende le braccia per prenderlo ma il Bruco inizia a dimenarsi e urlare come un ossesso "Non vojo, non vojo" causando un grande imbarazzo nel suo vecchio padre.

A seguire entriamo in studio, dove tutto è pronto per la diretta.
I colleghi dell'Interista accolgono il Bruco con affetto e gli porgono il microfono per gioco.
Lui lo afferra, si gira verso la camera e inizia a intonare "Bella Ciao", causando un ancor più grande imbarazzo nel suo sempre più vecchio padre.

Atto finale.
Diretti verso l'uscita, passiamo per l'area Vip. L'interista avvista un collega e deve fermarsi per le PR di rito.
"Mamma a me non mi piace questo posto" mi dice il Bruco con aria sdegnosa e una discreta dose di snobismo.

Vai sereno, Bruco. La partita è finita, l'Inter ha vinto e tu hai superato la prova scaramanzia: adesso ti riporto nella tua cameretta di periferia coi canguri, le pecore e i libri che parlano di cacca.
I cori da stadio possono attendere ancora un po'.