giovedì 29 novembre 2012

Parlare arabo

Ieri, a casa di Orlando, ore 19.47.

Dopo aver ingurgitato una quantità invereconda di pasta integrale coi piselli (il suo secondo piatto preferito).

"Mamma, come si fa a parlare aràbo?"
"Scusa, Bruco?"
"Come si fa a parlare..."
"No ok, ho capito. Arabo. Perchè me lo chiedi?"
"Youssef mi butta sul tappeto"
"Ma per giocare?"
"Youssef parla arabo"

Ci ho messo un po' a capire.
Perchè non ti aspetti che un bambino possa fare certi ragionamenti.
Ti aspetti che a tre anni, se uno ti spinge fino a farti cadere, lo spingi anche tu, e bon.
Invece lui si è posto il problema della lingua. Della comunicazione.
Ha pensato che se sapesse parlare arabo potrebbe dire a Youssef di non spingerlo.
Oppure semplicemente fanculizzarlo. Nella sua lingua però, perchè Youssef sta imparando l'italiano ma perlopiù parla arabo.

"Amore, la mamma con l'arabo non ti può aiutare. Però quando diventi più grande se vuoi puoi impararlo. Magari te lo fai insegnare da Youssef"
"Ok. Adesso vado a fare la gara di macchinine"
"Ok"

Ed è andato, con la bocca tutta unta e la maglietta padellata, con quel suo fare tutto traballante che lo fa inciampare ogni due per tre.
E io son rimasta lì a guardarlo, incantata, fantasticando sul futuro dell'umanità.
Perchè l'utopia è l'utopia, ma i bambini sono esseri umani in carne e ossa, cittadini del futuro.


lunedì 26 novembre 2012

La telecromaca

E' sabato mattina, sei sveglia dalle sette per un qualche incomprensibile meccanismo masochista e tuo figlio dorme fino alle 10. Suo padre pure.
Allora nel silenzio dell'alba inizi a pensare cosa farne di questo sabato qualunque, questo sabato italiano (parafrasando Sergio Caputo).
Primo appuntamento della giornata, la festa per i 50 anni della biblioteca di quartiere, che è un posto fichissimo, in mezzo a un parco, da decenni ricovero per migliaia di studenti e non solo, sede di molteplici attività e con una sezione per i bimbi che il Bruco ama alla follia.
Quindi niente, dopo averli fatti alzare con estrema fatica, dopo averli colazionati e vestiti, si va alla celebrazione che prevede come inizio il Carnevale degli Animali, opera di Camille Saint-Saëns, suonata dal vivo a 4 mani.
L'Interista sparisce nei meandri della biblioteca, il Bruco dopo 15 minuti di stoica resistenza inizia a dare i numeri e ad accasciarmisi addosso dicendo che ha sonno.
"Ma dopo che hai dormito 13 ore?"
"Questa musica mi mette sonno, mamma. Perchè dobbiamo ascoltarla? E dove sono gli animali?"
Ma come, hai imparato a dire "Chet Baker" prima ancora di dire "mamma" e adesso non vedi gli animali nelle note di Saint-Saëns??? Povera me. Figlio degenere.

Recuperato l'Interista che si stava abbuffando di nuvole di drago al buffet cinese, dopo il di lui commovente intervento pubblico sulle memorie della biblioteca, dopo che il Bruco ha ingerito una quantità imprecisata di riso cantonese e pollo con le mandorle, ci trasferiamo a Interello, dove sta per svolgersi la parte meno nobile della giornata (sì, lo dico per provocarvi, voi lettori calciofili).
L'Interista deve fare la telecronaca di una partita della Primavera e noi lo seguiamo indefessi.

Manco a dirlo, il Bruco si siede composto e osserva attento l'intera durata del match interrompendosi solo al fischio dell'arbitro per dirmi: "Mamma hai sentito? Era il suono di un violino?".
No vabbè, questo è troppo.
Dov'è il mio 50% di Dna?

E cmq, finalmente il Bruco ha capito che suo padre di mestiere non fa il calciatore: non andrà più a scuola a raccontare che papà gioca "in partita", le maestre non mi guarderanno più con quell'aria di chi sta pensando che non ho il physique du role della fidanzata di un calciatore.
"Mamma posso provare le cuffie? Vojo fare anch'io la telecromaca come papà".

Come si dice in milanese, sem a post.

lunedì 19 novembre 2012

Io sono Olverin

Capita poi un giorno, dopo anni di reclusione e scarsa vita sociale, che tuo figlio inizi a crescere e non dorma più il pomeriggio.
Capita che vivendo a Milano ci siano sempre un sacco di cose da fare.
Capitano weekend in cui tuo figlio treenne fa più vita sociale di te.

Sabato mattina all'EICMA con l'Interista (che ha visto poche moto e perso molti anni di vita per via di fughe improvvisate del Bruco, fortunosamente sorvegliato anche dallo zio e dal cuginetto ottenne), sabato pomeriggio merenda con l'amichetto Giorgio (che per fortuna ancora non parla altrimenti avrebbe fanculizzato il Bruco ostinato a non prestargli neanche uno dei suoi giochi), sabato sera cena con l'amichetto Victor (a un certo punto della serata abbiamo tentato di abbatterli come dei cavalli impazziti, ma niente, hanno vinto loro).

Domenica mattina all'Acquario Civico per BookCity ma soprattutto per i pesciolini ("Mamma, guarda! Questo qui assomiglia a quello che abbiamo mangiato l'altro giorno!" "Ma quale, la torpedine?" "No, quello coi baffi"), domenica a pranzo dalla Nonna, domenica pomeriggio a teatro a vedere la favola dei Tre Porcellini che doveva essere per bambini dai tre anni in su ma uno dei protagonisti si chiamava Giggi er Porco e mentre la sala era tutta un riso e uno schiamazzo il Bruco restava impassibile con la faccia seria seria che pareva me quando per lavoro dovevo andare alle anteprime dei cinepanettoni (così piccolo e già culturalmente avanti, bbello de mamma tua).
Gita finale a una festa di via con la zia Lidia e annesso slalom ("Guarda mamma, ci sono i palloncini a forma di moto!" "Ma dove amore? Io non li vedo")

E niente, alle ore 21.30 di ieri, dopo una girandola senza sosta di autobus-camminate-luoghi-persone, gli ho detto: "Bruco ma non sei stanco? Perchè io sto per accasciarmi al suolo, qui, ora, in bagno e senza pigiama"
"No, mamma. Io sono Olverin"
L'ha detto sventolando un pugno e con l'espressione da duro.
Intendeva Wolverine, la sua ultima scoperta in fatto di supereroi.

"Ah ecco. Mi sembrava"
"Anche tu mamma sei un superoe?"
"Non lo so, Bruco, tu che dici?"
"Secondo me sì. Siamo due supereroi"

Se lo dice lui bisogna crederci. Siamo tutti supereroi.


venerdì 16 novembre 2012

Mamma mi presti il kindle?

Pochi anni fa avrei azzannato al collo chiunque mi avesse parlato di libri digitali: cresciuta in mezzo alla carta, col mito delle dita macchiate di inchiostro, l'asma da polvere e una valanga di volumi sparsi in ogni dove, sottolineati a matita, maltrattati ma custoditi come sacrari.
Poi è arrivato il Bruco, e il tempo della lettura si è inevitabilmente ridotto, o perlomeno ha cambiato forma.
Il primo mese del Bruco, per la prima volta nella mia vita, non lessi neanche un libro: non a caso poi ricominciai da Bonjour, tristesse della Sagan, uno tra quelli assiepati da tempo nello scaffale "whislist"; poi appena ho ripreso a lavorare ho iniziato a leggere avidamente durante il tragitto casa-lavoro.

E considerato che nella mia borsa c'era sempre una quantità di cose "che voi umani non potete neanche immaginare"... ho valutato l'idea di un e-reader. Un lettore digitale. 
Quell'aggeggio di cui esistono varie tipologie e varie marche e che è al centro di un dibattito internazionale carta stampata versus parola digitale.
Vabbè, ho valutato... diciamo che ho iniziato a ripetere come un mantra "voglio il Kindle voglio il Kindle voglio il Kindle", e il Kindle è poi magicamente arrivato a Natale.
Primo libro digitale letto, l'ultimo di Stephen King.
Cioè, che libro. 767 pagine di bravura narrativa.
E la goduria che queste pagine non pesassero pressochè niente.
Così sono diventata una lettrice digitale.
Anzi una lettrice ibrida, perchè su carta leggo ancora molto.
Soprattutto su carta leggo i libri del Bruco, che è un lettore formidabile.
Un lettore che sta crescendo sfogliando le pagine dei libri di carta ma che sa benissimo cos'è un lettore digitale, perchè me lo vede usare e perchè ogni tanto lo prende e ci pasticcia.

"Mamma mi presti il Kindle?"
"Per farci cosa Bruco?"
"Per vederlo"
"Ma ci sono solo i libri della mamma lì sopra, amore, non ti interessa"
"E perchè non ci sono le figure?"

Già perchè non ci sono le figure? Fondamentalmente, se il settore del libro digitale è ancora agli albori, figuriamoci quello del libro digitale per bambini che si porta con sè una serie di problematiche tra cui l'accesso ai bambini di dispositivi multimediali.
In Italia se ne è parlato lo scorso marzo alla Bologna Children's Book Fair (per chi fosse interessato rimando a questo articolo in proposito), e se ne parlerà proprio a Milano domenica prossima nell'ambito di Bookcity Milano, in un convegno a cura di Happi ideas e Babalibri.

Qui trovate i dettagli del convegno, che si intitola L'editoria per l’infanzia volta pagina. Riflessioni e domande sul futuro del libro per l’infanzia.
Qui invece trovate sia il programma del convegno sia un sondaggio per capire cosa pensano i genitori di app e ebook.
L'hashtag per il convegno è #futurolibroinfanzia.

Qui sotto invece trovate The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore, il corto vincitore dell'Oscar 2012 come miglior film di animazione. 
Parla di libri, di lettori, ed è bellissimo.






giovedì 15 novembre 2012

In via dei matti al numero zero

E poi un mercoledì sera qualunque rivedi tuo fratello dopo tre mesi.
(e ti chiedi perchè ancora non ci hai scritto un libro)
Durante una cena improvvisata, scomposta, piena di rumori e di voci che sovrappongono.
Se siete suscettibili consiglio di saltare la lettura del post, che qui non è che ci siano sempre solo contenuti da mummyblog.

Flashback.
Sciopero generale, asilo chiuso, lascio il Bruco con l'Interista che ha il turno di riposo.
L'ultima volta che si è verificata questa condizione sono tornata a casa e c'erano dei granchi in giro per casa ("Il pescivendolo ce li ha regalati", no vabbè ma ospitiamo anche un paio di nutrie del naviglio allora). Stavolta ce la siamo cavata con un'orata, e con una sessione di lavori casalinghi che per un attimo ho temuto non fosse lui ma un replicante.
"Pronto Interista? Tutto bene?"
"Sì ho dato il mordente al piano cucina"
"Oddio stai bene? Ma ti hanno licenziato? Prendo un'appuntamento dallo psicologo?"
Perchè ormai lo sapete, l'Interista è l'anti-manualità: sa fare poche cose a parte il suo lavoro ed esultare quando l'Inter vince. E invece ha persino aggiustato una tapparella rotta.
Roba da pazzi.

Comunque, avendo dato il mordente la cucina non era available, quindi ci siamo autoinvitati a cena dalla Nonna Luciana, che aveva già ricevuto l'autoinvito anche dei restanti figli.
Quello che segue sono brandelli di quanto detto e avvenuto.

"Ciao zio Jonny, perchè hai la mano fasciata?"
"Ho tirato un pugno al muro"
"Perchè?"
"Perchè la Juve ha perso"
"Anche io tiro i pugni"
"Ma non si tirano così, devi mettere le mani in un altro modo, guarda ti faccio vedere"

(per la serie: sì, la follia può essere trasmessa tramite apposito insegnamento)

"Allora Bruco ce l'hai la fidanzata?"
"Sì, mi piace la Silvia"
"E' bionda?"
"No, ha i capelli scuri"
"Meglio, le more sono più porche"

(niente, io volevo portarlo via ma stavamo ancora all'antipasto)

"Nonna vojo il melograno"
"Adesso tiro fuori lo sgrana-melograno"
E ha tirato fuori un aggeggio composto da una scodella con una gratella dove devi mettere il melograno tagliato a metà e poi ricoprirlo di una coppa di gomma rossa su cui devi abbatterti con furia distruttrice e dare botte da orbi per far scendere i chicchi.
"Scusa mamma ma non fai prima a sgranarli con le mani? Poi non è che questa cosa sia molto educativa..."
"Ma a te cosa te ne frega? Tutti che mi state addosso"
"Ma tu non capisci" interviene lo zio Davide rivolgendosi a me "lei è avanti, la capiremo fra 50 anni..."
E intanto il Bruco con un cucchiaio di legno picchiava il povero melograno.
"Ah ti ho detto che mi devi prenotare un viaggio per i mercatini di Natale a Praga?"
"A Praga? Ma se non sai neanche come si dice "scusi" in inglese?"


"Zio Jonny mi passi quel cucchiaio?"
"No"
"Ma io sono piccolo"
"Io no invece"
"E non me lo passi?"
"No"

Sono già in ansia pensando al pranzo di Natale, agli annessi e ai connessi.
Scusa Babbo Natale, non è che quest'anno mi porti una famiglia un po' più normale?

Ps: comunque alla fine la Nonna non andrà a Praga. Andrà a Vienna. Dice che se non capisce qualcosa ci chiama. Come dire, allora tutto ok.







lunedì 12 novembre 2012

Eco-schiscetta (proletaria)

Qualcuno la chiama "eco snack bag".
A casa di Orlando si chiama eco-schiscetta.
Farà ridere ma, l'abbiamo detto tante volte, è dalle piccole cose che si può fare ecologia e impattare meno sull'ambiente.
E considerato che almeno un paio di volte al mese Milano Ristorazione ci abbandona e sulla soglia dell'asilo compare a caratteri cubitali la scritta "domani la refezione non è garantita", di necessità virtù.

"Bruco, per mercoledì bisogna portare la schiscetta. Che panini vuoi?"
"Non li vojo, i panini, vojo la pasta"

E già perchè lui, il Bruco, è un tradizionalista in fatto di cibo. Mangia tutto, ma se può scegliere lui vuole la pasta. Solo che all'asilo quel tipo di schiscetta lì mica te la fanno portare: per comodità vogliono i panini e le merendine. Niente roba da frigo, come lo yogurt, e solo frutta che il bambino possa mangiare senza l'intervento dell'adulto (praticamente solo la banana).
E così molti genitori comprano cibo confezionato perchè è più comodo, pratico e veloce.
Solo che tutto questo pragmatismo non è mica tanto "green": non mi soffermo sugli aspetti nutrizionali di tramezzini confezionati e merendine perchè quello è un altro argomento e non voglio aprire oggi il vaso di pandora, ma pensate solo agli imballi e agli incarti.
Quasi sempre di plastica, trasparente o di quella internamente argentata, che poi a sua volta stava dentro una confezione più grande di carta che stava dentro un'altra di plastica che stava insieme a mille altre confezioni in scatoloni che stavano... vabbè insomma ci siamo capiti.

Ergo, impegniamoci una minima e creiamo una bella eco-schiscetta da infilare nello zainetto dei baby-affamati: i panini li assembliamo noi col pane che abbiamo comprato sfuso dal panettiere (non con i panbauletti che stavano nella plastica e che peraltro contengono tutto tranne la farina e l'acqua di cui è fatto il pane), con formaggio, prosciutto, pomodori o qualunque altra cosa possibilmente che rispetti il concetto del non imballato di cui dicevamo sopra, e poi li avvolgiamo in un bel tovagliolo colorato facendo un nodo così non si scompongono e non si sbriciolano.
Idem per la merenda: una fetta di torta fatta in casa o dei biscotti autoprodotti possono sostituire la merendina confezionata, magari chiusi dentro una scatola di latta che si può riutilizzare all'infinito e li mantiene freschi per la giornata.
Per la frutta, in alternativa alla banana, si possono portare degli spicchi di mela o pera già tagliati, o di mandarino già sbucciati, dentro un vecchio vasetto di yogurt in vetro.
Tanto per dire.

"Allora, pomodoro e ricotta va bene?"
"No, vojo la pasta"
"Bruco, mica te la posso infilare dentro il panino..."
"Allora frittata"
"Questo è già più concepibile. Il panino con la frittata è un grande classico della schiscetta proletaria, quasi più della michetta con la mortadella. Bravo Bruco, hai avuto una bella idea per la schiscetta"
"Non vojo la schiscetta, mi si infila nei denti"

Ancora non ha introiettato il concetto di schiscetta, ma ci si può lavorare.
Grazie a Milano Ristorazione diventerà un concetto familiare.


giovedì 8 novembre 2012

Il suo nome è Bond

Lo so. Sono passati 8 giorni dall'ultimo post. No ma siamo sempre vivi. E' che qua tra lavoro, paralavoro e rigurgiti di vita sociale non abbiamo abbastanza ore.
E come se non bastasse i supermercati e le vetrine si sono già riempiti di panettoni e lustrini natalizi tanto per metterci un po' di ansia e farci capire che tempus fugit.

Il Bruco prosegue la sua campagna "No Scuola" giorno dopo giorno: vediamo, lunedì mattina si è attaccato alla mia gamba urlando "Mamma non mi lasciare" con un dosaggio degli acuti e dei bassi che i migliori attori drammatici a teatro se lo sognano; invece martedì ha inscenato davanti allo specchio un balletto che John Travolta lèvati: sulle note di She Caught The Katy ci ha comunicato che non poteva andare a scuola perchè doveva ballare.
Non c'è che dire, il ragazzino ha fantasia.
Poi ieri quando sono andata a prenderlo gli ho chiesto: "Allora Bruco, come va coi compagni nuovi?"
Non risponde.
"C'è qualche nuovo amico?"
Niente.
"E le femmine come sono?"
"L'Alice è bella e profumata"
Apperò.
Allora qualcosa ribolle sotto la scorza di indifferenza.

Io e l'Interista invece, dopo mesi di uscite in separata sede (per la serie: ci divertiamo uno per volta che divertirsi insieme magari è pericoloso), siamo riusciti ad andare al cinema.
Di sera! Insieme. Roba da pazzi.
E infatti siamo stati puniti, durante e dopo la visione.

Immaginate: arriviamo al multisala (eh sì, l'Interista è fissato con le caratteristiche tecniche delle sale cinematografiche), prendiamo i biglietti in supersconto grazie all'Ikea Family (no, non mi sponsorizzano, è giusto un'informazione di servizio visto che alla cassa del cinema la convenzione è riportata su un francobollo) ed entriamo in sala.

Quinta fila dal basso, appiccicati allo schermo: io perchè voglio stare vicina vicina a Daniel Craig, l'Interista perchè odia lo scricchiolio dei popcorn nella bocca delle persone.
Sfilza di trailer, ruggito del leone... sbam! Un colpo nelle reni.
Famiglia, madre, padre, due femmine e un maschio.
5 teste di cazzo concentrate nei sedili dietro di noi.
E qui, da genitore, pongo un interrogativo sulla maleducazione dei genitori.
Non dei figli, dei genitori.

Se decidi di portare tuo figlio di 8 anni a vedere Skyfall (cosa che già mi sembra discutibile) non puoi permettergli di parlare e alzarsi e muoversi per tutta, dico tutta, la durata del film.
Soprattutto perchè se io vado al cinema come tregua momentanea dal mio, di figlio, non voglio di sicuro farmi rompere le palle da quello di qualcun'altro.

"Concentrati su Craig, concentrati su Craig" mi dicevo.
Poi a un certo punto mi sono girata, ho guardato la madre dritta negli occhi.
Male, l'ho guardata male. E con disprezzo. E lei mi ha sorriso.
Come dire: so' ragazzi.
No. No. Sei tu che sei una rincoglionita, e per colpa di gente come te mezzo mondo odia la categoria dei genitori.

Poi torniamo a casa. Il Bruco dorme beato, la Nonna ha stirato di nascosto tutto quello che io ho imboscato accartocciandolo con cura maniacale nei nostri cassetti.
L'Interista la riaccompagna a casa e, seconda punizione per esserci divertiti insieme nella stessa sera, a casa della Nonna ci sono i ladri.
Ormai immedesimatosi in Bond, l'Interista li stana e danno vita a un inseguimento serrato sui tetti della Comasina... ah no, quello era un altro film.
In questo, il ladro si è lanciato dalla finestra ed è scappato.

Morale: ai genitori non sono concessi svago e divertimento, e nel caso, vengono istantaneamente puniti.
Ma siccome siamo amanti del pericolo, a breve ritenteremo: magari con la seconda fila dal basso, e allo spettacolo delle 14...