venerdì 25 ottobre 2013

Bello de casa

Stamattina, ore 8.05, a casa di Orlando.

Il Bruco si presenta in camera nostra, noi ancora moribondi dopo 6 ore di sonno filato.
"Bruco, vieni qui dal Papà"
"No, vieni dalla mamma"
"No, dal Papà!"
"Dalla mamma, Bruco!"

Il ragazzino, conteso,  "da tutti e due" risponde.
"Ma certo, amore, la mamma e il papà scherzano. Dai, io mi alzo a preparare la colazione"

Torno in camera dopo dieci minuti.
"Guarda, mamma... sono dal papà che è bello!"
"Cosa vuol dire?! Anche la mamma è bella!"
"..."
"Bruco? Anche la mamma è bella, vero?"
"Mamma... tu sei intelligente"

A parte che la mia autostima è improvvisamente andata in vacanza e secondo me non tornerà neanche tanto presto.
A parte che mi sconvolge il fatto che un bambino di quattro anni possa esprimere un pensiero così elaborato.
A parte che se non gli spiego due o tre cose con le donne non andrà molto lontano.
A parte che l'Interista da sotto le coperte ha osato sussurrare un "è vero, Bruco, hai ragione".

A parte tutto. Domani col cazzo che mi alzo a prepararvi la colazione, ingrati!

(e comunque, come diceva George Bernard Shaw, "la bellezza dopo tre giorni è tanto noiosa come la virtù").


venerdì 18 ottobre 2013

Le conseguenze dell'amore

No, non è un post serio, e neanche uno sdolcinato, è un post cazzone ma alla fine è di quello che si vive no? Di cosa? Di momenti cazzoni. Mica di ricorrenze e feste comandate,

Lo scorso weekend sono fuggita per un paio di giorni con delle amiche che sopportano i miei momenti "Touring Club" e anche quelli "Gambero Rosso", ovvero non fanno un piega se tutti sono svaccati per la pennica pomeridiana e io rompo le balle perchè bisogna andare a visitare la cupola ellittica più grande d'Europa (già, per fortuna al mondo c'è gente che ti apprezza per come sei).

E niente, ho lasciato i due uomini da soli. Non proprio soli, in realtà li ho lasciati in compagnia di mille raccomandazioni: "non fare questo, fai quello, non dargli quello, non vestirlo così, non portarlo lì".

Sabato mattina, ore 11.43, al telefono.

"Ciao Interista, allora che avtee fatto ieri sera?"
"Abbiamo mangiato la pizza da mia sorella"
"Ma il Bruco? Vabbè passamelo"
"..."
"Ciao, Bruco! Come stai? Cosa hai fatto ieri sera?"
"Ho visto un film dalla zia"
"Un film? Di cosa parlava?"
"C'era una bambina"
"Ah, bene. E cosa faceva questa bambina?"
"Era triste perchè non c'era la sua mamma"
"E perchè non c'era?"
"Perchè l'avevano bruciata viva gli umani"
"Bene. Passami tuo padre. Subito!"

Domenica, ore 13.32, conversazione su whatsup.

"Ciao, dove siete?"
"Al pub"
"Al pub? A fare cosa?"
"A mangiare. Alla caserma dei pompieri c'era coda e torniamo dopo pranzo"
"Cosa sta mangiando il Bruco?"
Arriva una foto.
Il Bruco è vestito con un maglioncino di cotone senza maglietta sotto e ha di fronte un piatto gigante pieno di fagioli, bacon e uova. Una Guinness campeggia al suo fianco.
Mantengo la calma.
"Ha mangiato della frutta?"
"Oggi no"
"E ieri?"
"uhm... no, ha mangiato la pizza"
"Guarda che se non gli dai la frutta non fa la cacca"
"Ah. Infatti sono due giorni che non la fa"

Domenica, a casa di Orlando, ore 19.18.

"Bruco! Sono tornata! Che hai fatto oggi amore?"
"Ho spento il fuoco... ho salvato un gattino... il papà mi ha comprato la maglietta di Andanovich"
"..."

Lunedì mattina, a casa di Orlando,  ore 8.50.

"Bruco, sbrigati che arriviamo tardi a scuola"
"Voglio portare un gioco"
"Ok, prendi quello che vuoi e andiamo, veloce!"
Torna con in mano un gagliardetto nerazzurro.
"Porto questo"
"No. Quello non è un gioco, non puoi portarlo a scuola"
"Sì lo porto! Tutti devono sapere che bisogna tenere l'Inter"
"Bisogna???!!!???"

Tutto ha delle conseguenze. Andare via per un weekend ha delle conseguenze.
L'amore paterno ha delle conseguenze.
L'amore dell'Interista per la birra e per la sua squadra.
Intendevo quello, per "amore paterno". Che avevate capito?


lunedì 7 ottobre 2013

Buon compleanno, mister Bruco

Stamattina quando è suonata la sveglia volevo morire. Le palpebre sembravano piombo, la schiena mi faceva male, nessuna energia residua, e tutto dopo otto ore di sonno filato.
Esattamente quattro anni fa, di mattina, mi svegliavo e volevo alzarmi. Le palpebre sembravano piombo, la schiena mi faceva male, nessuna energia residua, e tutto dopo 40 ore tra induzione, travaglio, parto.
Volevo andare alla nursery e guardarti perchè ti avevo visto solo di sfuggita tra l'1.36 e l'1.46: improvvisamente avevo un figlio e non sapevo neanche che faccia avesse. Eri senza capelli, e a parte quello mi sei sembrato subito bellissimo, il più bello. E' stato lì che ho capito davvero quella cosa dell'"occhio della madre" che avevo studiato a storia e critica del cinema.

Stamattina mi sono trascinata in camera tua con le mie palpebre di piombo e ti ho guardato, come faccio ogni mattina da quattro anni a questa parte.
Hai un sacco di capelli, lunghi e spettinati, un po' biondi e un po' rossi.
Hai quattro anni, e ti metti le scarpe da solo.
Hai quattro anni e giri per casa con una maschera da uomo-pesce, i guantoni da portiere e lo scudo di Capitan America.
Fai discorsi che neanche molti adulti sanno fare, e quando hai finito di mangiare mi dici "sono sazio".
Inciampi nei tuoi stessi lunghissimi piedi ma vai come un fulmine in bici senza rotelle, salutando ogni singolo ciclista che ti passa a fianco.
La ex maestra del nido ci chiede ancora oggi se può tenerti ogni tanto il pomeriggio.
La bidella della materna ti regala giochi e giochini ogni giorno perchè "lo so signora che non è educativo ma è il mio bambino preferito", e quando penso a me e all'interista (ma soprattutto a me) mi chiedo da dove tu l'abbia preso questo potere ipnotico di piacere alle persone.
E' un dono, il tuo dono.
Usalo bene, usalo a fin di bene, è il mio augurio per il futuro.
Auguri, Bruco mio. Tanti auguri da una che ogni mattina si sveglia, ti guarda, e si meraviglia.
(sei una durissima concorrenza per colui che verrà, ma ci attrezzeremo)

martedì 1 ottobre 2013

La prova del tofu

Ieri sera, ore 19.04, a casa di Orlando.

"Bruco, cosa vuoi mangiare stasera?" (di solito non glielo chiedo, ma quando non ho idee mi faccio ispirare da lui)
"Di primo carne, di secondo tacchino"
"..."

Come dire, piccoli vegetariani crescono.
A casa di Orlando siamo onnivori, nel senso che mangiamo (quasi) tutto, anche se i miei principi slow food un'impronta al nostro regime alimentare la danno inevitabilmente.
Con qualche "no" imprescindibile, ma senza esagerazioni.
E il Bruco è esattamente come i suoi genitori, una buona forchetta: il suo pasto preferito è pasta al pesto, fagiolini ripassati e uovo alla coque. Se poi ci sono pure i cannoli con la crema...

Oggi, secondo un'iniziativa per me lodevole che ha lo scopo di far conoscere altri regimi alimentari ai bambini, a scuola servivano un menù vegano (creato da Pietro Leeman, mica pizza e fichi), anche se a mio parere potevano giocarsela un po' meglio: servire un'insalata di tofu condita con salsa di soia al quattrenne medio equivale a un suicidio di massa (dei piatti di tofu, s'intende).

Stamattina ho preparato il ragazzo all'evento, cercando di rendere la cosa più semplice possibile da capire.
"Bruco, oggi a scuola c'è il pranzo vegano. Lo sai chi sono i vegani?"
"No"
"I vegani sono delle persone che non mangiano la carne, il pesce, il formaggio e le uova"
"Perchè?"
"Perchè ad esempio credono che non sia giusto uccidere gli animali per mangiarli"

Non risponde. Lo vedo pensieroso, bene, sta elaborando la cosa.

"Mamma"
"Sì, Bruco?"
"Io non voglio essere uno di quelli"
"Non vuoi essere un vegano?"
"No. Stasera posso mangiare il formaggio pannerone?"

Chissà che invece non torni a casa e mi chieda del tofu saltato in padella.
In fondo nella vita non si sa mai.