lunedì 17 marzo 2014

L'impresa

Ce l'abbiamo fatta. Siamo riusciti nell'ardua e rara impresa di fare un secondo figlio più rompiballe del primo.
Alla faccia delle leggi non scritte sulla compensazione per cui "se il primo ti ha fatto tribolare, il secondo sarà bravissimo". Ma noi no, i bambini che mangiano e dormono li schifiamo proprio perchè siamo gente che gli piacciono le cose hard, quelle un po' sregolate e sgrammaticate. Ci piace appartenere al clichè del genitore disperato che alle 4 di notte vaga per casa cristonando in sette lingue mentre tenta invano di addormentare uno dei figli del demonio.

Lui, il neonato che potrebbe prendere il posto del Rosemay's baby di polanskiana memoria, si chiama Enea ed è nato 19 giorni fa, in ritardo di due settimane sul termine previsto, 4 chili 360 grammi per 57 centimetri: "il gigante", lo chiamavano al nido del Niguarda, dove hanno dovuto prestarci una tutina taglia 3 mesi.

Il "bambinello" attualmente vive attaccato alla tetta, cui come unica alternativa contempla un pianto stizzoso di parecchi decibel, ha cicli di sonno che non superano i 40 minuti e odia essere lavato e cambiato.
Il neo fratello maggiore lo guarda attonito, e nonostante la gelosia riesce ad avere gesti e parole di dolcezza estrema nei confronti dell'attualmente inutilizzabile fratellino, confermandosi ancora una volta "best baby ever".
L'Interista ostenta calma e padronanza della situazione, salvo ripetuti attacchi di dislessia durante telecronache e dirette tv, che possiamo però tranquillamente imputare a una squadra che ultimamente lascia senza parole.
La madre, che voleva una seconda occasione quanto al parto e all'allattamento, e in effetti li ha avuti, sconta però quella volta in cui ha detto: "se per avere un bambino fantastico come Orlando devo non dormire per due anni va bene così". Sapete come si dice, attento a ciò che desideri...

A parte tutto, stiamo bene, io ho due fantastiche occhiaie da panda birmano e l'Interista ha iniziato a usare l'antirughe, il Bruco somatizza con malattie di varia natura e la primavera avanza, sempre troppo lenta.
In attesa di riprendere una vita pseudonormale, grazie a chi ci ha chiamato e messaggiato con parole di  conforto, a chi è venuto a giocare con Orlando per fargli dimenticare un po' la gelosia, a chi mi ha portato aggeggi improbabili come i paracapezzoli d'argento, cibo d'asporto, manuali su come non soccombere ai piccoli mostri, grazie alle nonne che tamponano la fatica dei maledetti primi 40 giorni e alle amiche che quotidianamente si sorbiscono le mie lagnanze sulla mancanza di sonno e sorridono quando lancio anatemi contro il magico mondo della maternità.

Me ne torno nella mia temporanea bolla fatta di paladini, supereroi, fondatori di città, campi verdi, pannolini, macchinine, errori arbitrali, zombie e maledizioni notturne. 

Come sempre nella vita, l'importante è resistere, resistere, resistere.