lunedì 20 ottobre 2014

Il mio regno per una pernacchia

Il piccolo Enea sta per compiere 8 mesi.
Quando è nato pesava quasi 4 chili e mezzo ed era lungo 58 cm. Vestiva la taglia 3 mesi e al nido dell'ospedale lo chiamavano Enea il Gigante.
A 3 mesi e mezzo ha iniziato a stare seduto.
A 5 mesi e mezzo gattonava.
Ora che ne ha quasi 8 si alza in piedi e si stacca. Pesa quasi 11 chili e veste la taglia 18 mesi.
Quando lo prendono in braccio, per manifestare il suo affetto, tira sonori schiaffoni con le sue "manine", che a me ricordano tanto il verdoniano "questa mano pò esse fèro o pò esse piuma...": per adesso della piuma non si è vista traccia.
Il pediatra lo chiama Ercolino.

Per contro, il piccolo Enea non spiccica parola.
Anzi, pernacchia. E il nostro pediatra è ossessionato dalla pernacchia, che pare sia un passaggio fondamentale del pre-linguaggio.
Anche se Wikipedia, a onor del vero, definisce la pernacchia come un "suono derisorio, ironico e in genere considerato volgare".
E insomma, ogni mese, alla visita di controllo, arriva puntuale la temuta domanda.

Quarto mese
Dottor Paolo: "Fa le pernacchie?"
"No"

Quinto mese
Dottor Paolo: "Le pernacchie ha iniziato a farle?"
"No, non ancora"

Sesto mese
Dottor Paolo: "Le pernacchie le fa, vero?"
"Veramente no..."

Settimo mese
Dottor Paolo: "Le pernacchie?"
"Ehm... no"
Dottor Paolo: "Non ne ha mai fatta neanche una?
"No"

E così è un mese che vado in giro spernacchiando a chiunque, stile "lavoratoriiiiiii? prrrrrrrr!!!!", nel tentativo di insegnare al caprone a fare le pernacchie ma lui zero.
E niente, oggi alle 16.30 abbiamo la visita di controllo, e io lo so che il simpatico pediatra di nuovo mi chiederà della pernacchia.
Eddai Enea, alzati in piedi in tutta la tua gigantezza e famojela 'sta pernacchia in face al Dottor Paolo!
Anche perchè ti avviso, "piccolo" Enea: stavolta se non gliela fai tu, gliela faccio io.



martedì 7 ottobre 2014

Cinque

Sei quello che bisogna svegliarlo con le cannonate ma appena sente la coda della gatta che gli tocca i piedi salta sul letto col sorriso a 40 denti.
Sei quello che trovo soldati dell'impero ovunque, sul bordo del lavandino quando mi trascino  a lavarmi i denti, sotto il culo quando mi siedo sul divano, dentro una scarpa al mattino e pure nel congelatore, probabilmente a fare la guardia agli sbobboni di verdura che surgelo per tuo fratello.
Sei quello che per lui sono tutti zii e zie, quello che chiama la gente per nome perchè si ricorda il nome di tutti, quello che parla anche coi sassi ma che quando decide di starsene per conto suo non c'è nulla che possa distrarlo.
Sei quello con la testa per aria, che cammina e inciampa e non vede i pali perchè il suo pensiero è ad Asgard, o nel mezzo di un combattimento tra pirati, o chissà in che galassia.
Sei quello che a scuola calcio a un certo punto si sdraia sul campo e resta lì mentre tutti continuano a giocare, perchè in fondo non te ne frega niente degli altri, e manca poco a tuo padre gli vengono tutti i capelli bianchi, chè per lui il calcio è disciplina, impegno e anche se non lo ammetterà mai, la sua vita.
Sei quello che nonostante centinaia di tentativi continua a dirmi che Mozart è noioso ma se in radio passano Katy Perry, lèvati proprio, perchè un pizzico di tamarraggine ce l'hai ahimè nel DNA (e qui i capelli bianchi vengono a me).
Sei anche quello che si è fatto leggere l'Iliade e l'Odissea tipo 29 volte, quello che tifa per il Ciclope e quello che Perseo è un figo perchè con gli occhi impietrisce le persone (!!!???!!!).
Sei quello che ha l'ansia da prestazione quando deve fare un disegno, quello che - dice la maestra - rispetta le regole ma ne soffre infinitamente, quello che - lei non lo sa - a volte mi risponde male e si arrabbia e mi fa le scene, perchè tra figli e genitori si fa così.
Sei quello che gioca a cucù con un fratello dispotico e ingombrante e lo fa ridere come nessuno, quello che lo rimette seduto dopo che si è spiaggiato in mezzo al salotto e urla come una capra himalayana.
E poi sei bello, di una bellezza spudorata e ignara che vedono tutti, non solo io che sono tua madre.
Sei, ad oggi, il mio maggior successo.
Tanti auguri, ragazzino, è bello viverti accanto.



venerdì 3 ottobre 2014

Una manciata di cose

E così è ottobre. Il tempo è un bastardo, come recita il titolo di un bel libro letto, appunto, un po' di tempo fa.
Qualche mese. Un anno. Un po' di più. Il tempo è proprio una di quelle cose che mi mandano ai matti, è una non-materia con cui difficilmente riesco a scendere a patti.
Il tempo della mia seconda maternità è scaduto: qualche giorno fa ho ricominciato a lavorare e, no, non ero pronta.
Ma del resto io quando si tratta di separazioni non lo sono mai.

Essendo passata qualche settimana dall'ultima volta che ho scritto qui, essendo che amo la sintesi e gli elenchi, ecco una lista di cose capitate negli ultimi tre mesi, in ordine più o meno cronologico.

*L'Interista ha cambiato lavoro.

*Enea ha iniziato a gattonare.

*L'Interista è stato via per un mese, di cui metà in America, e a giorni partirà per la Cina.

*Ho installato skype sul telefono e attualmente siamo "in una relazione complicata" (io e skype, s'intende)

*Il Bruco ha imparato a fare lo spritz e a spinare la birra.

*Ho avuto la polmonite e ho preso un sacco di medicine.

*Enea ha iniziato l'asilo nido e passa le giornate seguendo gattoni un bambino peruviano di nome Logan che è il doppio di lui, che già è discretamente obeso.

*Ho avuto la mastite e ho preso un altro sacco di medicine.

*Il Bruco ha iniziato la scuola calcio ed è convinto di essere Cristiano Ronaldo (salvo sdraiarsi in mezzo al campo dopo ogni tiro perchè "mamma ho sete e mi devo sdraiare", dice).

*L'Interista si è rotto un ginocchio (forse anche lui è convinto di essere Cristiano Ronaldo), zoppica orrendamente e tutti in metropolitana gli cedono il posto.

*Ho ricominciato a lavorare (ma continuo a non dormire la notte perchè il simpatico bambinello si sveglia ogni 45 minuti urlando come una scimmia del Madagascar, il che complica parecchio la routine quotidiana).

*Sono uscita dall'asilo e ho camminato fino a casa con indosso i calzari di plastica azzurra che ti fanno indossare all'ingresso, tutti mi guardavano strano ma nessuno mi ha detto niente.

Non so se supererò l'inverno, anzi non so se supererò l'autunno.
Per fortuna il Bruco parlante continua a essere il  mio spacciatore preferito di risate.

Ieri, usciti dall'asilo, ore 17.20.

Attraversiamo la piazza di fronte alla chiesa, la porta è aperta e si sente il suono di un organo.

"Mami, posso entrare in chiesa?"
"Se vuoi, certo"

Il Bruco entra in chiesa, si siede su una sedia in ultima fila, guarda e ascolta per cinque minuti (c'è la messa). Poi si alza.

"Adesso possiamo andare"
"Ok"
"Mami, tu lo sai che Gesù esiste ancora?"
"No, amore, non lo sapevo"
"Esiste, e abita a Bruzzano"
"Ah. Chi te l'ha detto?"
"La mia amica Viola"

Gesù esisterà ancora, i bambini di una volta no.