venerdì 26 febbraio 2016

Due

Due come gli schiaffi che rifili a tuo fratello ogni volta che si avvicina per darti un bacio.
Perchè hai un carattere ruvido e schietto, e su questo temo ci sia poco da fare.

Due come le due volte all'ora in cui ti svegli la notte, perchè riposarsi troppo a lungo non è proprio nel tuo stile, e la guardia, si sa, un guerriero che si rispetti deve sempre tenerla alta.

Due come i denti che ti mancano per essere un bambino quasi grande, due come i tuoi giochi preferiti, due come le volte che ripeti ogni parola nuova che hai imparato.

Due, quattro, otto, duecentomila, come le volte che devo ripeterti le cose, che poi tanto non mi ascolti e fai di testa tua, perchè sei caparbio e cocciuto, e nessuno può farti cambiare idea se ti sei messo in testa qualcosa.

Due come le scarpe che non vuoi mai infilarti, come le ore che ci metto ad addormentarti, come i "terribili due" che interpreti fedele al manuale del perfetto pestifero.

Oggi sono due anni che sei con noi, già due, solo due.
Due faticosissimi, due emozionanti, due pazzi anni.

Quando sei nato mi sono detta: "Due anni, devo resistere i primi due anni, e poi si inizia a vedere la luce fuori dal tunnel". Ma avevo esperienza di un Orlando, dolcissimo, insonne ma sognatore, pensieroso ma capace di esprimersi a perfezione in tanti modi. 
Non avevo fatto i conti con te.

Te che negli ultimi 30 giorni hai:

- affiancato una vecchietta col bastone e tentato di sottrarglielo
- colorato con pennarello verde le prime 20 pagine dell'edizione rara de Lo Hobbit di tuo fratello
- schiaffeggiato una delle guide della Fondazione Prada che si era chinata a dirti "ciao bel bambino"
- divelto la barra portasciugamani del bagno e sferrata in testa a tuo fratello, lasciandogli un buco a un centimetro dall'occhio
- alzato di soppiatto a 250° il forno mentre cuoceva una torta infornata a 180° per gli ospiti imminenti
- spalmato addosso un intero vasetto della mia crema viso e tentato di togliere la suddetta crema nel bidet allagando il bagno
- buttato ben 3 palle di spugna dentro il water
- usato la lettiera della gatta come spiaggia personale

Antipatico per vocazione, diffidente per religione, sei capace di raggiungere vette inaudite di decibel con le tue urla. Sorridi rararmente e di solito se stai prendendo per il culo qualcuno. Sei un maestro nell'arte coreografica del buttarsi a terra e mimare convulsioni fino al raggiungimento del tuo obiettivo. Picchi indistintamente tutti i componenti della famiglia, con predilezione per quelli maschi. Puoi arrivare a mangiare fino a tre piatti di pasta consecutivi e 10 biscotti, e poi urlare "ancoaaaa". Lanciare oggetti è uno dei tuoi sport preferiti.

Auguri, Enea. Non lo so se adesso che hai due anni inizierò a vedere la luce in fondo al tunnel.
Ma so che in questo tunnel, tutto sommato, non si sta poi così male.
Basta saper schivare gli oggetti volanti.


mercoledì 10 febbraio 2016

Pagelle e parole

Che sei brillante e simpatico, sveglio e intelligente.
Che sei un bambino amato, anche se non fai niente di particolare per farti amare.
Che sei educato e gentile, molto rispettoso degli altri.
E che hai uno straordinario senso dell'ironia, un'ironia squisitamente british, una dote rara per un bambino.
Questo hanno detto le maestre, ieri, quando sono andata a ritirare la tua prima pagella, piena di numeri incapaci di restituire davvero tutto quello che è avvenuto in questi primi mesi di scuola elementare, e che per questo motivo, stante l'obbligo di dover per forza riempire quelle caselline, sono stati scritti uguali per tutti. Perchè la matematica è affascinante, ma per raccontare spesso servono le parole, e a quanto pare a te le parole piacciono parecchio.

"Scrive, scrive, è sempre lì che scrive... e quando poi gli dico di fare anche il disegno lui mi guarda come a dire: ma cosa disegno a fare che l'ho già detto con le parole? E io so che lui ha ragione" mi racconta la maestra.

E quando me l'ha detto mi si è un po' accelerato il battito, perchè io di parole ci vivo e in mezzo alle parole ti ho fatto crescere, nel bene e nel male, e quest'immagine di te che riempi i quaderni di scrittura spontanea mi richiama alla mente tutte le ore, i giorni, passate insieme a leggere e raccontare.

(quel poveraccio di tuo fratello invece farà fatica a contare i minuti, e infatti sta venendo su a caso come le ortiche - ma questa è un'altra storia)

Hanno anche detto che a volte sei un po' "carlone" (nomignolo di Carlo Magno, che a quanto pare aveva uno stile un po' rustico e trascurato), e anche qui ho perso un battito perchè, com'è noto ai più, io sono affetta fin dalla nascita da "soralellismo" e forse questo aspetto del tuo carattere è un po' colpa mia.
Ma questo si sono raccomandate di non dirtelo, di dirti solo che sono molto contente di te, del tuo modo di essere e di apprendere, della vostra complicità.
Hanno detto anche che non sei per niente egocentrico, e sai lasciare agli altri il giusto spazio, e questa è tutta farina del tuo sacco.

E poi sono tornata a casa a piedi, attraverso il parco e sotto il diluvio, e nella mia testa vorticavano tutte quelle parole, quegli aggettivi, pensavo alla bella scuola dove stai crescendo, al sorriso delle tue maestre così appassionate, alle lettere sghembe che ti escono dalle matite, ai tuoi polpastrelli sempre sporchi di grafite, ai nostri viaggi di ritorno il pomeriggio, io e te sulla bicicletta mentre tu mi racconti cose buffe e io pedalo arrancando. Poi finalmente sono arrivata a casa, ho aperto la porta e mi sei comparso davanti saltellando. Le parole erano scomparse tutte e c'eravamo solo noi, una sera come tante.
E oggi mi dico che forse sta tutta qui, la felicità.