Quando avevi un anno mi dannavo perchè non mi facevi dormire mai, ma avevo già capito che uno con un sorriso come il tuo è in grado di far dimenticare ogni stanchezza.
Quando ne avevi due, e iniziavi a parlare, mi son detta che ero rovinata, perchè sei come tuo padre, ovvero uno che ha la lingua sciolta, le verve polemica e tendenzialmente vuole l'ultima parola.
Poi, a tre anni, hai iniziato a lamentarti che la mattina ti svegliavo per la scuola materna, e ho intuito che prima o poi la cosa si sarebbe fatta durissima.
A quattro hai iniziato a soffrire di crisi inarrestabili di ridarella tremens e scemite acuta, mostrando doti da circense e uno spiccato senso dell'ironia, e lì ho capito di essere proprio spacciata.
A cinque era comparso tuo fratello, e a quel punto è diventato chiaro quali fossero le tue armi, e il tuo tallone d'Achille, nell'arena di famiglia (e più in generale della vita).
Oggi fai sei anni, e come mi fai incazzare tu, nessuno mai.
Auguri, bambino mio perennemente con la testa altrove, disordinato e distratto; auguri ragazzino biondo e con lo sguardo magnetico di cui sei ancora inconsapevole; auguri fanciullo che non sa distinguere tra raccontare una storia e dire una bugia, che per te il possibile e l'impossibile vivono nella stessa casa e hanno pari dignità, così come il reale e l'irreale; auguri Bruco, che da sei anni per te il mio cuore batte un po' più veloce, e ogni tanto perde un battito perchè intuisce certe preoccupazioni future.
Auguri a te che quando ti chiedo com'è andata a scuola mi rispondi che non te lo ricordi "perchè lo sai mamma che sono smemorato", auguri a te di cui prima sapevo ogni dettaglio della giornata e adesso sembrano più le cose che non conosco, che quelle che conosco.
Lo so che ci siamo un po' persi, che non sono più solo la tua mamma e non me l'hai ancora perdonato del tutto, e so anche che quando ti grido dietro perchè nel tuo zaino sembra essere passato l'uragano Katrina tu pensi che un alieno rompipalle abbia preso possesso del mio corpo... però vorrei dirti che anche oggi siamo sempre noi, quegli stessi due di sei anni fa, e di cinque, quattro, tre, due, uno.
Sempre quei due che si riconoscono al primo sguardo, perchè come scriveva Montale "ognuno riconosce i suoi".
Oggi fai sei anni, e come mi fai felice tu, nessuno mai.
Quando ne avevi due, e iniziavi a parlare, mi son detta che ero rovinata, perchè sei come tuo padre, ovvero uno che ha la lingua sciolta, le verve polemica e tendenzialmente vuole l'ultima parola.
Poi, a tre anni, hai iniziato a lamentarti che la mattina ti svegliavo per la scuola materna, e ho intuito che prima o poi la cosa si sarebbe fatta durissima.
A quattro hai iniziato a soffrire di crisi inarrestabili di ridarella tremens e scemite acuta, mostrando doti da circense e uno spiccato senso dell'ironia, e lì ho capito di essere proprio spacciata.
A cinque era comparso tuo fratello, e a quel punto è diventato chiaro quali fossero le tue armi, e il tuo tallone d'Achille, nell'arena di famiglia (e più in generale della vita).
Oggi fai sei anni, e come mi fai incazzare tu, nessuno mai.
Auguri, bambino mio perennemente con la testa altrove, disordinato e distratto; auguri ragazzino biondo e con lo sguardo magnetico di cui sei ancora inconsapevole; auguri fanciullo che non sa distinguere tra raccontare una storia e dire una bugia, che per te il possibile e l'impossibile vivono nella stessa casa e hanno pari dignità, così come il reale e l'irreale; auguri Bruco, che da sei anni per te il mio cuore batte un po' più veloce, e ogni tanto perde un battito perchè intuisce certe preoccupazioni future.
Auguri a te che quando ti chiedo com'è andata a scuola mi rispondi che non te lo ricordi "perchè lo sai mamma che sono smemorato", auguri a te di cui prima sapevo ogni dettaglio della giornata e adesso sembrano più le cose che non conosco, che quelle che conosco.
Lo so che ci siamo un po' persi, che non sono più solo la tua mamma e non me l'hai ancora perdonato del tutto, e so anche che quando ti grido dietro perchè nel tuo zaino sembra essere passato l'uragano Katrina tu pensi che un alieno rompipalle abbia preso possesso del mio corpo... però vorrei dirti che anche oggi siamo sempre noi, quegli stessi due di sei anni fa, e di cinque, quattro, tre, due, uno.
Sempre quei due che si riconoscono al primo sguardo, perchè come scriveva Montale "ognuno riconosce i suoi".
Oggi fai sei anni, e come mi fai felice tu, nessuno mai.
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