Che sei brillante e simpatico, sveglio e intelligente.
Che sei un bambino amato, anche se non fai niente di particolare per farti amare.
Che sei educato e gentile, molto rispettoso degli altri.
E che hai uno straordinario senso dell'ironia, un'ironia squisitamente british, una dote rara per un bambino.
Questo hanno detto le maestre, ieri, quando sono andata a ritirare la tua prima pagella, piena di numeri incapaci di restituire davvero tutto quello che è avvenuto in questi primi mesi di scuola elementare, e che per questo motivo, stante l'obbligo di dover per forza riempire quelle caselline, sono stati scritti uguali per tutti. Perchè la matematica è affascinante, ma per raccontare spesso servono le parole, e a quanto pare a te le parole piacciono parecchio.
"Scrive, scrive, è sempre lì che scrive... e quando poi gli dico di fare anche il disegno lui mi guarda come a dire: ma cosa disegno a fare che l'ho già detto con le parole? E io so che lui ha ragione" mi racconta la maestra.
E quando me l'ha detto mi si è un po' accelerato il battito, perchè io di parole ci vivo e in mezzo alle parole ti ho fatto crescere, nel bene e nel male, e quest'immagine di te che riempi i quaderni di scrittura spontanea mi richiama alla mente tutte le ore, i giorni, passate insieme a leggere e raccontare.
(quel poveraccio di tuo fratello invece farà fatica a contare i minuti, e infatti sta venendo su a caso come le ortiche - ma questa è un'altra storia)
Hanno anche detto che a volte sei un po' "carlone" (nomignolo di Carlo Magno, che a quanto pare aveva uno stile un po' rustico e trascurato), e anche qui ho perso un battito perchè, com'è noto ai più, io sono affetta fin dalla nascita da "soralellismo" e forse questo aspetto del tuo carattere è un po' colpa mia.
Ma questo si sono raccomandate di non dirtelo, di dirti solo che sono molto contente di te, del tuo modo di essere e di apprendere, della vostra complicità.
Hanno detto anche che non sei per niente egocentrico, e sai lasciare agli altri il giusto spazio, e questa è tutta farina del tuo sacco.
E poi sono tornata a casa a piedi, attraverso il parco e sotto il diluvio, e nella mia testa vorticavano tutte quelle parole, quegli aggettivi, pensavo alla bella scuola dove stai crescendo, al sorriso delle tue maestre così appassionate, alle lettere sghembe che ti escono dalle matite, ai tuoi polpastrelli sempre sporchi di grafite, ai nostri viaggi di ritorno il pomeriggio, io e te sulla bicicletta mentre tu mi racconti cose buffe e io pedalo arrancando. Poi finalmente sono arrivata a casa, ho aperto la porta e mi sei comparso davanti saltellando. Le parole erano scomparse tutte e c'eravamo solo noi, una sera come tante.
E oggi mi dico che forse sta tutta qui, la felicità.
Che sei un bambino amato, anche se non fai niente di particolare per farti amare.
Che sei educato e gentile, molto rispettoso degli altri.
E che hai uno straordinario senso dell'ironia, un'ironia squisitamente british, una dote rara per un bambino.
Questo hanno detto le maestre, ieri, quando sono andata a ritirare la tua prima pagella, piena di numeri incapaci di restituire davvero tutto quello che è avvenuto in questi primi mesi di scuola elementare, e che per questo motivo, stante l'obbligo di dover per forza riempire quelle caselline, sono stati scritti uguali per tutti. Perchè la matematica è affascinante, ma per raccontare spesso servono le parole, e a quanto pare a te le parole piacciono parecchio.
"Scrive, scrive, è sempre lì che scrive... e quando poi gli dico di fare anche il disegno lui mi guarda come a dire: ma cosa disegno a fare che l'ho già detto con le parole? E io so che lui ha ragione" mi racconta la maestra.
E quando me l'ha detto mi si è un po' accelerato il battito, perchè io di parole ci vivo e in mezzo alle parole ti ho fatto crescere, nel bene e nel male, e quest'immagine di te che riempi i quaderni di scrittura spontanea mi richiama alla mente tutte le ore, i giorni, passate insieme a leggere e raccontare.
(quel poveraccio di tuo fratello invece farà fatica a contare i minuti, e infatti sta venendo su a caso come le ortiche - ma questa è un'altra storia)
Hanno anche detto che a volte sei un po' "carlone" (nomignolo di Carlo Magno, che a quanto pare aveva uno stile un po' rustico e trascurato), e anche qui ho perso un battito perchè, com'è noto ai più, io sono affetta fin dalla nascita da "soralellismo" e forse questo aspetto del tuo carattere è un po' colpa mia.
Ma questo si sono raccomandate di non dirtelo, di dirti solo che sono molto contente di te, del tuo modo di essere e di apprendere, della vostra complicità.
Hanno detto anche che non sei per niente egocentrico, e sai lasciare agli altri il giusto spazio, e questa è tutta farina del tuo sacco.
E poi sono tornata a casa a piedi, attraverso il parco e sotto il diluvio, e nella mia testa vorticavano tutte quelle parole, quegli aggettivi, pensavo alla bella scuola dove stai crescendo, al sorriso delle tue maestre così appassionate, alle lettere sghembe che ti escono dalle matite, ai tuoi polpastrelli sempre sporchi di grafite, ai nostri viaggi di ritorno il pomeriggio, io e te sulla bicicletta mentre tu mi racconti cose buffe e io pedalo arrancando. Poi finalmente sono arrivata a casa, ho aperto la porta e mi sei comparso davanti saltellando. Le parole erano scomparse tutte e c'eravamo solo noi, una sera come tante.
E oggi mi dico che forse sta tutta qui, la felicità.
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