Qualcuno dice che crescere sia la cosa più difficile del mondo.
Perchè ci obbliga a lasciare le nostre zone di conforto, a esporci, guardarci nuovi, non riconoscerci.
Perchè non si smette mai, e chi s'illude di aver finito semplicemente si perde il meglio.
Ma ultimamente penso che ci sia qualcosa di più difficile del crescere: veder crescere.
Una cosa da diventarci matti, che contiene in sè tutto il mistero dell'evoluzione del genere umano.
Sono sette anni oggi, Bruco, che ti vedo crescere, e non mi capacito.
Non di "quanto sei cresciuto", che queste son cose da vecchie zie - con tutto che hai quasi il mio stesso numero di piedi ed è una cosa abbastanza inquietante.
Quello di cui non mi capacito è la distanza che il tempo ha messo tra noi: inseparabili prima, poi vicinissimi, poi vicini, poi sempre meno, fino a non riconoscere a volte certi tuoi modi di fare, alcune passioni, determinate espressioni. Che fino a un certo punto mi pareva proprio di sapere tutto, sapere esattamente da dove proveniva ogni cosa di te.
Ma dice che è così che funziona, che per crescere bisogna anche differenziarsi, allontanarsi, separarsi.
Cosa ti devo dire, ragazzino mio? I grandi amori sono difficili da gestire, sia quando ti bruciano col loro calore, sia quando la distanza spezza le fibre di legami che non sembrava possibile intaccare.
Ti vedo scalpitare a volte, ti vedo allenare quelle ali ancora piccole che ti sono spuntate, ti ascolto ferirmi con quelle risposte che a volte mi dai, mi ascolto ferirti con mille rimproveri, e lo so, ti ho ferito cento volte più di quanto tu abbia fatto con me, nel tentativo tutto sghembo di aiutarti a crescere.
Che poi, chissà in che modo si può aiutare qualcuno a crescere, sono ancora qui che me lo chiedo.
Prima era semplice: darti da mangiare e giocare con te, non serviva altro per farmi amare alla follia.
Eravamo noi due.
Adesso il nostro mondo si è popolato a dismisura: di persone, di contesti, di abilità, di doveri, di strutture. Una montagna di cose, tutta costruita sopra quell'amore puro che era tutto ciò che avevamo quando sei nato. Una montagna che finisce per nasconderlo, inutile negarlo, e ci pesa sopra come un macigno, certi giorni.
Ma è tutto lì, nascosto ma inalterato, e forse l'unica cosa che vale davvero la pena insegnarti, per aiutarti a crescere, è come andartelo a prendere tutte le volte che ne avrai bisogno.
Tanti auguri, Bruco. Dal profondo di quell'amore puro, che per fortuna qualcuno mi ha insegnato ad andarmi a prendere quando ne ho bisogno.
Perchè ci obbliga a lasciare le nostre zone di conforto, a esporci, guardarci nuovi, non riconoscerci.
Perchè non si smette mai, e chi s'illude di aver finito semplicemente si perde il meglio.
Ma ultimamente penso che ci sia qualcosa di più difficile del crescere: veder crescere.
Una cosa da diventarci matti, che contiene in sè tutto il mistero dell'evoluzione del genere umano.
Sono sette anni oggi, Bruco, che ti vedo crescere, e non mi capacito.
Non di "quanto sei cresciuto", che queste son cose da vecchie zie - con tutto che hai quasi il mio stesso numero di piedi ed è una cosa abbastanza inquietante.
Quello di cui non mi capacito è la distanza che il tempo ha messo tra noi: inseparabili prima, poi vicinissimi, poi vicini, poi sempre meno, fino a non riconoscere a volte certi tuoi modi di fare, alcune passioni, determinate espressioni. Che fino a un certo punto mi pareva proprio di sapere tutto, sapere esattamente da dove proveniva ogni cosa di te.
Ma dice che è così che funziona, che per crescere bisogna anche differenziarsi, allontanarsi, separarsi.
Cosa ti devo dire, ragazzino mio? I grandi amori sono difficili da gestire, sia quando ti bruciano col loro calore, sia quando la distanza spezza le fibre di legami che non sembrava possibile intaccare.
Ti vedo scalpitare a volte, ti vedo allenare quelle ali ancora piccole che ti sono spuntate, ti ascolto ferirmi con quelle risposte che a volte mi dai, mi ascolto ferirti con mille rimproveri, e lo so, ti ho ferito cento volte più di quanto tu abbia fatto con me, nel tentativo tutto sghembo di aiutarti a crescere.
Che poi, chissà in che modo si può aiutare qualcuno a crescere, sono ancora qui che me lo chiedo.
Prima era semplice: darti da mangiare e giocare con te, non serviva altro per farmi amare alla follia.
Eravamo noi due.
Adesso il nostro mondo si è popolato a dismisura: di persone, di contesti, di abilità, di doveri, di strutture. Una montagna di cose, tutta costruita sopra quell'amore puro che era tutto ciò che avevamo quando sei nato. Una montagna che finisce per nasconderlo, inutile negarlo, e ci pesa sopra come un macigno, certi giorni.
Ma è tutto lì, nascosto ma inalterato, e forse l'unica cosa che vale davvero la pena insegnarti, per aiutarti a crescere, è come andartelo a prendere tutte le volte che ne avrai bisogno.
Tanti auguri, Bruco. Dal profondo di quell'amore puro, che per fortuna qualcuno mi ha insegnato ad andarmi a prendere quando ne ho bisogno.
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