E' solo che a volte la vita è più veloce del nostro raccontarla.
Capita di avere quasi quarant'anni e svegliarsi una mattina e chiedersi cosa si farà da grandi.
Scoprire che a vent'anni si avevano le idee molto più chiare.
Sì perchè io penso che questa storia che quando si è giovani si hanno le idee confuse sia un po' una stronzata. Quando si è giovani è tutto limpido, mi azzardo a dire "scintillante".
Comunque.
Io e il Bruco torniamo sempre a casa da scuola a cavallo della nostra bici, sotto l'acquetta e avvolti ben bene dall'inverno, e quello è il suo spazio di racconto, mentre io cerco di restare in bilico sulle ruote spesso sgonfie.
Qualche giorno fa mi parlava dell'universo.
Ha posto la fatidica domanda "da dove viene il mondo?", e io gli ho spiegato del Big Bang e tutto il resto, gli ho anche accennato alla teoria della creazione da parte di Dio, giusto per via delle pari opportunità, anche se lui poi ha detto che vuole fare lo scienziato e quindi siamo tornati alle stelle.
"Quindi nell'universo quante cose ci sono, madre?" (ha cominciato a chiamarmi "madre", temo sia un prodromo di adolescenza)
"Un sacco, Bruco. Le galassie, i pianeti, i buchi neri..."
"Ah, sì, ho letto qualcosa! I buchi neri sono stelle morte vero, madre?"
"No, Bruco, qui l'unica stella morta sono io se continuo a pedalare su questa carretta con sopra te, me, il tuo zaino, la mia borsa e tutte le nostre domande!"
La bici ha sbandato e lui ha riso.
Quel riso cristallino di quando hai le idee chiare, non so se mi spiego.
Ieri pomeriggio, a cavallo della solita bici, ore 17.10.
"Oggi abbiamo fatto un compito bellissimo, madre"
"Raccontamelo"
"Il titolo era: cosa disegnerei se avessi una matita magica"
"E tu cosa hai scritto?"
"Se avessi una matita magica, disegnerei per mia madre una vita a Paris"
Ho sentito un clic, da qualche parte. E' la bici, mi sono detta.
Ma no, era dentro di me. Qualcosa ha fatto clic.
Lui ha le idee chiare. Per se stesso, e anche per me.
La bici deve continuare ad andare, ma non deve mai essere troppo veloce da non poterci raccontare sopra delle storie, nel frattempo. Chiaro, no? Mi azzardo a dire "scintillante".
Ps: ha scritto Paris, invece che Parigi. Doppio, triplo clic.
Capita di avere quasi quarant'anni e svegliarsi una mattina e chiedersi cosa si farà da grandi.
Scoprire che a vent'anni si avevano le idee molto più chiare.
Sì perchè io penso che questa storia che quando si è giovani si hanno le idee confuse sia un po' una stronzata. Quando si è giovani è tutto limpido, mi azzardo a dire "scintillante".
Comunque.
Io e il Bruco torniamo sempre a casa da scuola a cavallo della nostra bici, sotto l'acquetta e avvolti ben bene dall'inverno, e quello è il suo spazio di racconto, mentre io cerco di restare in bilico sulle ruote spesso sgonfie.
Qualche giorno fa mi parlava dell'universo.
Ha posto la fatidica domanda "da dove viene il mondo?", e io gli ho spiegato del Big Bang e tutto il resto, gli ho anche accennato alla teoria della creazione da parte di Dio, giusto per via delle pari opportunità, anche se lui poi ha detto che vuole fare lo scienziato e quindi siamo tornati alle stelle.
"Quindi nell'universo quante cose ci sono, madre?" (ha cominciato a chiamarmi "madre", temo sia un prodromo di adolescenza)
"Un sacco, Bruco. Le galassie, i pianeti, i buchi neri..."
"Ah, sì, ho letto qualcosa! I buchi neri sono stelle morte vero, madre?"
"No, Bruco, qui l'unica stella morta sono io se continuo a pedalare su questa carretta con sopra te, me, il tuo zaino, la mia borsa e tutte le nostre domande!"
La bici ha sbandato e lui ha riso.
Quel riso cristallino di quando hai le idee chiare, non so se mi spiego.
Ieri pomeriggio, a cavallo della solita bici, ore 17.10.
"Oggi abbiamo fatto un compito bellissimo, madre"
"Raccontamelo"
"Il titolo era: cosa disegnerei se avessi una matita magica"
"E tu cosa hai scritto?"
"Se avessi una matita magica, disegnerei per mia madre una vita a Paris"
Ho sentito un clic, da qualche parte. E' la bici, mi sono detta.
Ma no, era dentro di me. Qualcosa ha fatto clic.
Lui ha le idee chiare. Per se stesso, e anche per me.
La bici deve continuare ad andare, ma non deve mai essere troppo veloce da non poterci raccontare sopra delle storie, nel frattempo. Chiaro, no? Mi azzardo a dire "scintillante".
Ps: ha scritto Paris, invece che Parigi. Doppio, triplo clic.
Anche Miciomao ha iniziato a chiamarmi madre....
RispondiEliminaLoro ci vedono lungo forse perché guardano ancora col filtro del cuore