Enea detto Neni ha tre mesi e mezzo. Da quando è nato sono successe molte cose.
Ho tirato fuori la tetta ovunque, a Palazzo Marino per esempio, cinque minuti prima di intervenire a un congresso (uno dei tre a cui l'infante ha partecipato in neanche due mesi di vita), ma anche a pochi metri da un ministro che discuteva sul futuro dell'agricoltura in Italia.
Siamo andati a un matrimonio su un'isola, un matrimonio dove il Bruco e l'Interista sono rimasti in spiaggia a ballare fino a notte mentre io e il piccolo insonne guardavamo le stelle da una veranda.
L'Interista è andato a tagliarsi i capelli da un parrucchiere arabo che non parla italiano, e che ha interpretato il suo "come Cristiano Ronaldo" in maniera un po' estrema, per così dire. La sera stessa ha giocato per la prima volta a San Siro, che non è mai troppo tardi per sognare altre vite.
Il Bruco ha cominciato ad adottare atteggiamenti tipici della ribellione adolescenziale, accompagnati a volte da un linguaggio preoccupante ("Mamma" ha chiesto avvicinandosi mentre allattavo suo fratello "ma Neni il latte tuo se lo beve alla penna?").
Nella nostra vita è entrato Ciro, un collaboratore domestico che sa fare praticamente ogni cosa ma che soprattutto è un collezionista di madonne (nel senso di statue e icone) tatuatissimo e gay, con un accento napoletano che fa invidia a Genny Savastano. Viene da noi una sola volta a settimana ma io lo vorrei come ragazza alla pari.
L'interista è impazzito per l'orticultura, ha messo sul balcone 16 diverse specie di peperoncini e ogni volta che può scappa all'orto, un orto condiviso con altri amici (no, non pensionati): ho scartato l'ipotesi dell'amante quando ha iniziato a portare a casa valanghe di insalata.
La quotidianità è diventata densa e a volte vischiosa, un tutto in cui le notti e i giorni raramente hanno confini, in cui le parole che leggo si mescolano con i pranzi smozzicati, le lamentele del Bruco per le caramelle che non mangia e i videogiochi a cui non gioca, la costante presenza di qualcuno in casa, i pannolini che sbucano da ogni dove, gli impegni che si moltiplicano, le serate a cui sto rinunciando, le cose che imparo, le amiche che mi fanno ridere.
Una fatica immonda, ma tanta vita, non c'è che dire.
Oggi Neni ha tre mesi e mezzo, è un gigante di quasi otto chili, piuttosto allegrone e decisamente insonne.
Il Bruco è un bambino meraviglioso e sensibile, ufficialmente nerd, sempre più bello, che si lamenta che a scuola gli fanno disegnare sempre "le cose dell'Africa".
L'Interista e la sua cresta "à la Ronaldo" sono in attesa del prossimo raccolto.
Io invece oggi compio 36 anni, peso 10 chili in più di quanti ne pesavo undici anni fa, ho qualche capello bianco e un po' di rughette sparse in volto, ma quando giro senza pargoli posso ancora sembrare una studentessa fuori corso. È il vantaggio dell'essere spettinata, credo, e dell'avere in testa una lista di cose da fare che solo un ventenne potrebbe permettersi. Quindi tanti auguri (a me), torno presto.
Ho tirato fuori la tetta ovunque, a Palazzo Marino per esempio, cinque minuti prima di intervenire a un congresso (uno dei tre a cui l'infante ha partecipato in neanche due mesi di vita), ma anche a pochi metri da un ministro che discuteva sul futuro dell'agricoltura in Italia.
Siamo andati a un matrimonio su un'isola, un matrimonio dove il Bruco e l'Interista sono rimasti in spiaggia a ballare fino a notte mentre io e il piccolo insonne guardavamo le stelle da una veranda.
L'Interista è andato a tagliarsi i capelli da un parrucchiere arabo che non parla italiano, e che ha interpretato il suo "come Cristiano Ronaldo" in maniera un po' estrema, per così dire. La sera stessa ha giocato per la prima volta a San Siro, che non è mai troppo tardi per sognare altre vite.
Il Bruco ha cominciato ad adottare atteggiamenti tipici della ribellione adolescenziale, accompagnati a volte da un linguaggio preoccupante ("Mamma" ha chiesto avvicinandosi mentre allattavo suo fratello "ma Neni il latte tuo se lo beve alla penna?").
Nella nostra vita è entrato Ciro, un collaboratore domestico che sa fare praticamente ogni cosa ma che soprattutto è un collezionista di madonne (nel senso di statue e icone) tatuatissimo e gay, con un accento napoletano che fa invidia a Genny Savastano. Viene da noi una sola volta a settimana ma io lo vorrei come ragazza alla pari.
L'interista è impazzito per l'orticultura, ha messo sul balcone 16 diverse specie di peperoncini e ogni volta che può scappa all'orto, un orto condiviso con altri amici (no, non pensionati): ho scartato l'ipotesi dell'amante quando ha iniziato a portare a casa valanghe di insalata.
La quotidianità è diventata densa e a volte vischiosa, un tutto in cui le notti e i giorni raramente hanno confini, in cui le parole che leggo si mescolano con i pranzi smozzicati, le lamentele del Bruco per le caramelle che non mangia e i videogiochi a cui non gioca, la costante presenza di qualcuno in casa, i pannolini che sbucano da ogni dove, gli impegni che si moltiplicano, le serate a cui sto rinunciando, le cose che imparo, le amiche che mi fanno ridere.
Una fatica immonda, ma tanta vita, non c'è che dire.
Oggi Neni ha tre mesi e mezzo, è un gigante di quasi otto chili, piuttosto allegrone e decisamente insonne.
Il Bruco è un bambino meraviglioso e sensibile, ufficialmente nerd, sempre più bello, che si lamenta che a scuola gli fanno disegnare sempre "le cose dell'Africa".
L'Interista e la sua cresta "à la Ronaldo" sono in attesa del prossimo raccolto.
Io invece oggi compio 36 anni, peso 10 chili in più di quanti ne pesavo undici anni fa, ho qualche capello bianco e un po' di rughette sparse in volto, ma quando giro senza pargoli posso ancora sembrare una studentessa fuori corso. È il vantaggio dell'essere spettinata, credo, e dell'avere in testa una lista di cose da fare che solo un ventenne potrebbe permettersi. Quindi tanti auguri (a me), torno presto.
Buon compleanno, spettinata! Una vita di liste di cose da fare, ti auguro!
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