lunedì 4 maggio 2020

Figurati

Era il tuo sesto compleanno, e abbiamo festeggiato coi pochi soliti buoni amici, ma già da qualche giorno l'atmosfera era strana, per le strade, nelle case, in rete. Il giorno dopo hanno chiuso le scuole, e con gli amici ci ridevamo su, pensa se restassero chiuse anche settimana prossima!, t'immagini, figurati, non ci voglio neanche pensare. Se a gennaio mi avessero detto che di lì a poco sarei rimasta serrata in casa 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con l'intera famiglia al completo, sarei scoppiata in una risata isterica o sul mio viso sarebbe comparsa un'espressione alla "What you talking about, Willis". Mi sembrava già faticoso quando capitavano un sabato o una domenica di gestione solitaria.  
Figurati.
E ora lo è, "figurato". Ora nei miei occhi ci sono immagini che prima non erano pensate, pensabili.
Ci siamo noi nel cortiletto di cemento sotto casa, io che faccio bolle di sapone con un attrezzo oblungo e fluo, voi che giocate a scoppiarle con le spade laser. Per ore. Lunghe ore strane e deserte.
Ci siamo noi nella cucina minuscola che impastiamo le pitas, friggiamo le mele, stendiamo la pizza, decoriamo la crostata, sforniamo i biscotti, spennelliamo d'uovo i panini da cuocere, cuciniamo al ritmo che avrebbe una trattoria aperta sempre pranzo e cena. 
Ci siamo noi che passiamo l'aspirapolvere, e poi lo straccio, e poi l'aspirapolvere, perchè siamo sempre in casa e il pavimento è sempre sporco. Ci sono le nostre briciole, le righe di pennarello, le calze spaiate scomparse negli angoli, i fogli un po' scritti un po' no, i libri aperti chiusi, l'esercito dei cloni Lego, i soldatini di plastica che vorrebbero essere di piombo e invece ognuno è quello che è, e noi vorremmo essere ordinati ma non lo siamo, vorremmo essere leggeri ma pesiamo troppo.
Ci siamo noi (sempre noi) che rileggiamo ennemila volte tutti i libri della nostra biblioteca, e registriamo videoletture per gli amici, ma poi un giorno smettiamo di registrare, perchè anche delle cose belle ci si stufa. Ci sono io che ordino nuovi (troppi) libri, tu che ascolti le favole lette da altri, tuo fratello che disegna, tuo padre che gli spiega le guerre persiane.
Ci sono stanze troppo piccole per contenerci tutti, per contenere le videolezioni, le call infinite snervanti, le ansie, i corpi troppo fermi, l'illusione degli aperitivi a distanza con gli amici.
Ci sono io che salgo e scendo le scale per 30 piani, la nostra gatta che sogna di essere sola in casa, tu che resti muto in videochiamata con i compagni di classe, la classe che mai più tornerà perchè a settembre vai in prima elementare, e qualcuno si permette pure di dire che forse no. 
C'è tuo fratello che imbraccia la chitarra svogliato, il suo maestro non gli fa lezione online perchè è un po' all'antica, e lui a quelle corde mute ci resta appeso. 
Noi che guardiamo un film degli anni Ottanta, voi che con un vecchio skatebord fingete di essere su una barca e pescate pesci bottiglia.
Io che leggo e fotografo poesie, poi leggo articoli e li condivido, poi leggo articoli e li abbandono, i miei occhi che scorrono numeri, i miei occhi pieni di immagini che non erano pensate, pensabili.
Abbiamo avuto in casa il virus, ma non la sua paura. 
Abbiamo rispettato le regole, soprattutto quelle non scritte.
Dal tuo sesto compleanno sono passati due mesi. Ora abbiamo molte cose che non avevamo, negli occhi. E qualcuna nel cuore, che sta un po' scomoda e ne sentiamo le fitte.
Tu parli in continuazione, come chi vorrebbe dire qualcosa d'importante ma non ci riesce e ci gira intorno senza sosta, cercando il modo. Tuo fratello non dorme più, e questa notte mi ha detto con voce sottile "voglio tornare a scuola". Di analisi e discorsi filosofici, antropologici, sociologici, statistici, ne ho lette e sentiti troppi.
Il fatto è, mi dico, che quando leggi una storia (o la guardi o la ascolti) non ti chiedi mai perchè stia andando in quel modo. La segui e basta, fino alla fine e oltre.
Noi siamo in una storia, la nostra, mia e tua e sua, e loro. Non possiamo che seguirla, e magari - questo sì - sognare che vada nella direzione in cui vorremmo andasse.
E ricordarci che i sogni, quelli collettivi ancor più che quelli solitari, sono cose molto potenti.

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