giovedì 29 novembre 2012

Parlare arabo

Ieri, a casa di Orlando, ore 19.47.

Dopo aver ingurgitato una quantità invereconda di pasta integrale coi piselli (il suo secondo piatto preferito).

"Mamma, come si fa a parlare aràbo?"
"Scusa, Bruco?"
"Come si fa a parlare..."
"No ok, ho capito. Arabo. Perchè me lo chiedi?"
"Youssef mi butta sul tappeto"
"Ma per giocare?"
"Youssef parla arabo"

Ci ho messo un po' a capire.
Perchè non ti aspetti che un bambino possa fare certi ragionamenti.
Ti aspetti che a tre anni, se uno ti spinge fino a farti cadere, lo spingi anche tu, e bon.
Invece lui si è posto il problema della lingua. Della comunicazione.
Ha pensato che se sapesse parlare arabo potrebbe dire a Youssef di non spingerlo.
Oppure semplicemente fanculizzarlo. Nella sua lingua però, perchè Youssef sta imparando l'italiano ma perlopiù parla arabo.

"Amore, la mamma con l'arabo non ti può aiutare. Però quando diventi più grande se vuoi puoi impararlo. Magari te lo fai insegnare da Youssef"
"Ok. Adesso vado a fare la gara di macchinine"
"Ok"

Ed è andato, con la bocca tutta unta e la maglietta padellata, con quel suo fare tutto traballante che lo fa inciampare ogni due per tre.
E io son rimasta lì a guardarlo, incantata, fantasticando sul futuro dell'umanità.
Perchè l'utopia è l'utopia, ma i bambini sono esseri umani in carne e ossa, cittadini del futuro.


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