venerdì 8 febbraio 2013

Ricchi o poveri (ma coi denti verdi)

E così è successo. Ora scrivo da una stanza al quinto piano di una delle vie più ricche di Milano: se mi affaccio vedo una della case di Silvio (sì, quel Silvio), la doppia fila di alberi che decorano palazzi onestamente splendidi, i tram arancioni che sferragliano avanti e indietro.
Ho cambiato tragitto, slittato gli orari, trovato un nuovo bar in cui prendere il caffè.
Quando c'è il sole, non nego che passeggiare verso il palazzo che ospita la redazione abbia un certo fascino: poi guardi meglio i negozi, le insegne sui portoni, le persone nei caffè.
Ok, fine della parte poetica.
Sciure impellicciate che Romero le scritturerebbe all'istante, avvocati avvolti in cappotti su misura che gli manca solo lo schiavetto appresso a spolverargli il collo, tate che accompagnano a scuola bambini probabilmente appena usciti da un catalogo di Armani: biondi e bellissimi, con la pelle candida e lo sguardo già (troppo) consapevole.
Li guardo ormai da cinque giorni, li incontro alla pasticceria qua sotto dove prendo il caffè la mattina: puzzano di soldi (o dovrei dire profumano?).
Il tizio che fa i caffè li chiama ciascuno col proprio "titolo": avvocato, dottore, signora.
A me la prima mattina ha detto: "Ciao, che ti faccio?".
"Un caffè" ho risposto io, pensando "ammazza, vabbè che sono tutta sgarrupata e un titolo, se mai ce l'ho, lo tengo nascosto, ma neanche "buongiorno"??!
Il fatto è che il tizio del bar, che sotto la camicia nasconde tatuaggi che neanche ne L'educazione siberiana, avrà capito al volo che sono una sua pari. Sì, una del popolo, insomma.
Sarà che la sera prima ero stata al cinema a vedere Les Miseràbles (gran bel film, astenersi non appassionati di musical), ma mi son detta: non c'è niente da fare, millenni di storia e di rivoluzioni, ma il mondo è ancora diviso in ricchi e poveri.
E sempre lo sarà, perchè siamo realisti, l'utopia comunista ha fallito miseramente e urge trovare altre soluzioni un po' più smart.
Quindi mi dico: ok i ricchi e i poveri, il problema è che questi qui sono spudoratamente ricchi. Fossero meno ricchi, sarebbero comunque abbastanza ricchi da mantenere lo status quo.
Tutto questo per dire che Dio è morto, Marx è morto, e anche io mi sento poco bene (cit.), in questi caffè che pullulano di ricconi.
No, scherzo, dai.
Però quando Jean Valjean sale sulle barricate coi giovani rivoluzionari, vabbè, che vi devo dire: provo sempre una certa commozione.

Mentre macinavo questi pensieri e meditavo di scrivere un post sgarrupato in proposito, il Bruco faceva colazione.

"Mamma, è vero che i bambini perdono i denti?"
"Sì" dico io riemergendo dal mio stream of consciousness "Quando avrai 6 anni ti cadranno i denti e ne arriveranno di nuovi"
"Beeeeeeeeello, mamma! Posso averli verdi?"
"Bruco, tu sì che sei un vero rivoluzionario"
"Cosa vuol dire rivozulionario?"
"Te lo spiegherò quando avrai i denti nuovi"
"Quando avrò i denti verdi, mamma"
"Certo, amore" 


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