La mamma di Paolo, come tutte le altre mamme durante la quarantena, ha supportato il figlio nell'assenza della scuola. Gli ha letto libri, ha controllato che seguisse le lezioni della didattica a distanza, ha ripetuto gli antichi Romani, ha corretto verbi. Il tutto mentre svolgeva numerose altre mansioni, tra cui quella di procacciare il cibo per tutta la famiglia - livello di stress probabilmente superiore a quello dei cavernicoli a caccia di cinghiali - ma questa è un'altra storia. La mamma di Paolo ha visto, in quelle settimane ai confini della realtà, il figlio quasi undicenne trasformarsi: la combo lockdown/preadolescenza le ha restituito un ibrido umano-urside, una specie vivente particolarmente attaccata al letto e/o al divano, dedita alla contemplazione del soffitto e/o del nulla cosmico, dotata di appetito perenne, tendenzialmente insonne e scontrosa. La mamma di Paolo, come tutte le altre mamme durante la quarantena, sognava la riapertura della scuola. L'ha sognata a marzo, quando sembrava impossibile, e poi ad aprile e maggio, quando in qualche posto del mondo succedeva davvero, l'ha sognata anche a giugno mentre i pomeriggi scorrevano liberi ma vuoti ai bordi di un campetto di basket, e ancora durante le vacanze, che sembravano strane e ingiustificate. La mamma di Paolo, per tutta l'estate ha consultato quasi quotidianamente il sito della scuola - una scuola ignota perchè Paolo andrà in prima media - facendo refresh compulsivo sulla sezione "news" per sapere se e quando e come sarebbe cominciata. Nei giorni scorsi i sogni della mamma di Paolo hanno avuto grandi incoraggiamenti, e lei - che non è più avvezza a incastrare orari e scadenze e commissioni di vario genere - ha iniziato a fare un sacco di confusione: infatti Paolo ha un fratellino (con cui ha passato gli ultimi sei mesi a darsele di santa ragione) che andrà in prima elementare, in un altro istituto e in un'altra zona, ma entrambi in 1A.
Domani, 14 settembre dell'anno 2020, Paolo e suo fratello iniziano le loro rispettive scuole, e stasera sembravano tutti molto tranquilli, quasi disinteressati, mentre la mamma preparava zaini con dentro patti firmati di corresponsabilità, mascherine chirurgiche, materiali non scambiabili e tutto un corredo di aspettative che pochi genitori hanno avuto nella storia della scuola (tipo: speriamo che duri almeno fino a ottobre).
Paolo sembrava finalmente sereno: nei giorni scorsi è stato a un campus multisport sotto casa ed è tornato a uno stato di socializzazione più umano che ferino, recuperando alcune delle sue caratteristiche originarie.
Lunedì 7 settembre, ore 17.34
Punto di ritiro del campus multisport.
- Buongiorno! Sono la mamma di Orlando.
- Orlando?
- Sì
(l'educatrice guarda la collega con aria interrogativa)
- Ma è sicura che fosse qui, signora?
- Mah, ultimamente sono piuttosto rincoglionita ma sono sicura, sì.
(scoppio di risa dalle retrovie: un gruppo di ragazzini si dà di gomito e ride)
- E' lui, quello lì biondo, in mezzo a quelli che ridono!
- Ma chi, Paolo?
(altre risate)
- Ma come, quello è mio figlio, si chiama Orlando.
La mamma di Paolo è stata molto felice di vedere il figlio ridere, circondato da amici che ridevano. Invece la mamma di Orlando, che per un giorno ha fatto credere a tutti di chiamarsi Paolo, è stata molto sollevata nel constatare che la pandemia ha cambiato molte cose ma non tutte, e che l'attitudine alla pirloneria del figlio è rimasta inalterata.
(più tardi, quel giorno)
- Ma perchè hai detto che ti chiamavi Paolo?
- Boh, era divertente. E poi io a volte mi sento anche un po' Paolo.
Domani è il primo giorno di scuola media. Speriamo che all'appello risponda Orlando e che Paolo, col suo carico di irrefrenabile simpatia, resti dentro lo zaino, a muto supporto. In ogni caso, buon inizio a entrambi voi, ragazzi. Buon inizio e una stretta d'incoraggiamento a tutti.
(anche alla mamma di Paolo)
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