mercoledì 21 marzo 2012

Non domandarci

A casa di Orlando, ore 8.44.

"Allora Bruco, stasera siamo soli io e te che il papà è partito per Londra: ci hanno invitato a una festa con tanti amici, sei contento? La mamma viene a prenderti all'asilo, facciamo merenda, ci prepariamo, e poi..."
"Mamma, io polto in casa un flatellino"
(nello spazio di quella parola mi ustiono l'ugola col tè bollente e rischio il soffocamento)
"Scusa? Non ho capito, amore"
"Mamma, vojo un flatellino"
"Ma perchè mai, Bruco? Ti senti solo?"
"Sì"
"Ma che dici! C'è la Minuzza, la mamma, il papà, gli zii, gli amichetti... un sacco di gente"
"..."
"E poi guarda, amore, il papà è a Londra, che è parecchio lontano, quindi non si può fare proprio a livello tecnico"
"E quando tolna?"
"Tra un sacco di tempo. Ma proprio un sacco. Amore, andiamo a vedere i tulipani sul balcone?"

Torna domani. Ma non ditelo al Bruco, perchè la cosa è del tutto ininfluente.

PS: il titolo del post è in omaggio alla giornata mondiale della poesia, che sarebbe oggi (Montale, Non chiederci la parola)

7 commenti:

  1. ma anche se tolna, fa lo stesso, ai fini del flatellino!

    RispondiElimina
  2. Allora devo montarvi subito il nuovo letto, quello vecchio non reggerebbe 4 persone.

    ;)

    RispondiElimina
  3. No, non ci siamo capiti. Mio figlio è figlio unico!

    RispondiElimina
  4. Ma quindi i disturbi del Bruco di ieri sera sono una somatizzazione della sua filgiounicità?

    RispondiElimina
  5. Questa è un'interpretazione alquanto inquietante, tenderei a rispondere che per combattere la figliounicità era meglio andarci alla festa :(

    RispondiElimina