Se c'è una cosa che nella vita non cambia mai, è che si cambia in continuazione.
In maniera impercettibile, che te ne accorgi sulle grandi distanze. Tipo quando ti chiedono il certificato di laurea per una pratica di lavoro e ti accorgi che, ops, sono passati 10 anni.
Come 10 anni??? Ma non era l'altro ieri che brindavo con le bollicine alla fine degli esami?
Cosa ho fatto negli ultimi 10 anni???!!?
Prossima domanda?
Ed è così che pochi giorni fa aspettavi con ansia i risultati dello scritto di latino e oggi aspetti con ancora più ansia (possibile?) le graduatorie della scuola materna.
Mi rendo conto che per chi non ha figli tutto ciò è pura follia: ma se credi nella scuola pubblica e nel contempo non vuoi passare i prossimi tre anni della tua vita svegliandoti alle 6 per portare tuo figlio dall'altra parte della città, insomma un po' d'ansia è più che motivata.
Da settembre il Bruco entrerà nel magico mondo della scuola materna: quel luogo dove teneri e innocenti nonancoratreenni entrano in contatto con bimbi più grandi, imparano parolacce mai udite prima (ma forse il Bruco in questo sarà avvantaggiato), vengono a conoscenza delle legge del più forte, smettono di fare il sonnellino pomeridiano, vengono assegnati al tutoraggio di un bambino grande che se è una femmina ti scassa le palle tutto il giorno, e se è un maschio ti mena senza farsi accorgere dalle maestre. Yuppi.
Ma tutto ciò era ancora da venire fino a stamattina, quando sono uscite le graduatorie delle scuole all'infanzia del Comune di Milano.
Dove sta la suspence, vi chiedete?
Nel fatto che ci sono troppi bambini per i posti disponibili, e molti restano "in lista d'attesa", una specie di limbo dal quale non si è certi di uscire nè si sa quando.
Ragion per cui, nei giorni scorsi, il parco brulicava di madri angosciate tra le quali era possibile ascoltare le seguenti conversazioni:
"Ma tu quanti punti hai?"
"Io sto a a 3.5"
"Ah poverina... io ho 5 punti"
"Però mio figlio è nato a maggio" (impercettibile gesto dell'ombrello)
"Ah già... beh ma io ho il contapassi favorevole"
"Io ho un punto e venti in più per il secondo figlio"
"Sì però tu lavori part-time" (altro gesto dell'ombrello)
Insomma una specie di Mum Wars non dichiarata, una gara a chi è più sfigato, perchè poi alla fine stiamo parlando di un diritto fondamentale: mandare tuo figlio in una scuola decente senza chiedere un (secondo) mutuo in banca.
Insomma stamattina sono arrivata in redazione e mi è partita (come ad altre diecimila mamme di Milano), la sindrome da clic complusivo. Peccato non ci fosse un contest perchè secondo me avrei vinto il premio per più clic al nanosecondo, il "clic d'oro", tipo.
Poi, all'improvviso, sono apparse: ho pensato qualcosa tipo "cazzo e se mi hanno bocciata? Ma no non è mica la maturità, dai apri l'allegato".
Il Bruco è un bambino fortunato. Per un sacco di motivi molto più importanti di questo, ma anche avere un posto alla scuola pubblica nel parco vicino a casa è una piccola fortuna.
Ci sono diversi bimbi però, suoi amichetti o compagni di classe, che sono rimasti nel limbo della "lista d'attesa". Un limbo che a Milano, tra nidi e materne, conta 2000 unità.
E niente, a parte che mi dispiace un sacco perchè poteva capitare anche a noi, io penso che sia ora di smetterla di costruire case che non compra nessuno e di cominciare a costruire asili e scuole.
Qualche giorno fa, a casa di Orlando.
"Bruco lo sai che dopo le vacanze andrai in una scuola nuova? Una scuola di bimbi grandi?"
"Non vojo"
"Ma perchè, amore?"
"Io sono piccolo mamma. Sennò non avevo il pannolino"
Quando si dice avere le idee chiare.
Che sollievo, durante la lettura mi era venuta l'ansia da graduatoria.
RispondiEliminaUn giorno mi spiegherai come funziona questa cosa agghiacciante.
- il discorso al parco tra mamme e gesto dell'ombrello mi ha fatto morire.