venerdì 1 aprile 2016

Scene da un manicomio

A volte la quotidianità è faticosa. Più raramente è lieve, spesso complicata, e non sempre si riesce a guardarsi dal di fuori. E forse è meglio così. Perchè a volte, quando ti fermi e guardi dentro casa tua come se fossi uno spettatore, ti accorgi che non è la fatica l'elemento predominante. Nè la logistica assurda, nè la levità. E' la follia, quella pura, senza compromessi.
Io non vivo a casa di Orlando. Io vivo in una gabbia di matti.

Ieri, dal panettiere.

- Enea, vuoi una focaccina?
- No, bignè.
- Guarda che diventi ciccione. Io te lo dico, cocco di mamma tua. Non si può essere golosi come sei tu. Vuoi una pizzetta?
- No, bignè. Due bignè.
- Mi fa piacere che tu abbia imparato a dirlo così bene. Facciamo un biscotto di frolla?
- Signora, bignè. (niente, gli manca solo il portafogli ormai)
Interviene il Bruco.
- Mamma, io te lo dico: se gli compri il bignè mi devi comprare il raccoglitore con i 4 anelli che si aprono contemporaneamente!
- Ma scusa Orlando cosa c'entra?
- Perchè non è giusto che accontenti lui e me no. Io non voglio il raccoglitore che devi aprire gli anelli a due a due come quello che mi hai comprato!
- Bruco, ma stai scherzando vero? Ma cosa cambia?
- Dai, mammaaaa... faccio troppa fatica se devo chiuderne due alla volta.
- Scusi, signora, mi dà due bignè? Anzi faccia quattro. Ne mangerò due alla volta e non tutti e quattro insieme, anche se mi costerà molta più fatica.

Ieri sera, a casa d Orlando.

E' sera, pericolosamente tardi, l'ora della nanna è scoccata da un po' mentre il caos regna, la tavola non è sparecchiata, il Bruco continua a lanciare la palla ovunque.
Enea appena pigiamato si divincola dalle mie braccia mentre cerco di portarlo in camera e scappa in preda a un raptus.
Torna brandendo una maglietta di non so quale giocatore nerazzurro.
"Mette malietta, mette malietta, mamma"
Io inizio a dare i numeri.
"Nooooooo devi andare a nannaaaaaaa, adesso bastaaaa, è tardissimoooo... interista, aiutami ti prego!"
Lui non si palesa, ma dalla cucina arrivano queste parole, con un tono pacato che manco Sai Baba.
"Tranquilla, è lo spirito di Peppino Meazza che si è impadronito di lui. Quando fra quindici anni lui sarà in serie A e tu alle Maldive, allora capirai".

Beh, gente. Io vi sto vedendo ridere. Sto anche vedendo che voi pensate che io mi inventi tutto.
Ma il fatto è queste cose sono accadute veramente. E soprattutto, non c'è un cazzo da ridere.

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