venerdì 13 settembre 2013

Fuga, ritorno e rigetto

Succede che si parta per delle vacanze un po' sgangherate.
Succede che quando hai un figlio quasi grande riesci perfino a concepire di fare il giro dello stivale on the road (o per dirla alla latina, ad minchiam).
Succede che rincontri persone che non vedi da due anni e sei molto contento di rivederle.
Succede che il giorno della partenza la macchina non parta e devi spendere 1200 euro per rimetterla in strada.
Succede che in raptus di follia decidi di visitare gli scavi di Pompei il 9 agosto a mezzogiorno e quando arrivi al cave canem ti guardi intorno e le frotte di turisti 'ammericani' ti sembrano zombie da cui fuggire.
Succede che vai a Sorrento e vien giù il diluvio e le strade si allagano e l'unica cosa da fare è rifugiarsi da Giggino all'Università della Pizza e ordinare 60 centimetri di prosciutto e funghi.
Succede che alle undici del giorno dopo ti metti in macchina e percorri 500 km tra Salerno-Reggio Calabria e Basentana, in mezzo a paesaggi lunari senza uno straccio di autogrill, e che quando poi arrivi in Salento giuri che non salirai mai più su una macchina per i prossimi 10 anni.
Succede che t'invitano a una grigliata di Ferragosto in campagna e, dopo quintali di pittule, bombette, maritati e melanzane alla parmigiana, dopo l'anguria e prima del dolce, arriva l'impepata di cozze, come fosse un sorbetto al limone.
Succede anche che ti alzi alle sei per andare a pesca, che il Bruco balli la pizzica con la sua amichetta e poi voglia portarla in scooter, che la macchina si fermi di nuovo, dopo una settimana che l'hai messa a posto.
Succede poi di andare a trovare amici nelle Marche e vivere per due giorni in una sorta di comune, e scoprire che tuo figlio adora vivere così, in una casa con 10 cristiani, e che in realtà non vuole un fratellino ma solo delle alternative ai suoi genitori.

Ma soprattutto succede che torni a Milano, passi un pomeriggio nel parchetto d'appartenenza e capisci che no, non ce la puoi fare.
Capisci che ti sei rotta il cazzo del parchetto, perchè il parchetto è come il liceo, e le mamme si dividono in gruppetti: ci sono le mammine pie, quelle che vanno a messa, ti sorridono sempre, e  un po' ti compatiscono perchè hai perso la retta via (ammesso di averla mai percorsa); ci sono le mamme fricchettone, col pantalone largo e il figlio a piedi scalzi, che magari je mena ad altri bambini e loro manco lo sgridano in nome di non si sa quale teoria pedagogica postmoderna; poi ci sono quelle precisine, di solito con femmine lagnose rosavestite al seguito, quelle fashion a tutti i costi "perchè a me la maternità non mi ha mica tolto lo stile", quelle che hanno tre o quattro figli e non potendo considerarli tutti si siedono sulla panchina e non ne considerano neanche uno.
Tutte sorridono. No, davvero. Ma che cazzo ti ridi?
Io, se devo immaginarmi l'inferno, me lo immagino così: un'area giochi con mammine sorridenti e bambini urlanti. Orribile. Roba da crearci un girone ad hoc nella Divina Commedia.

E comunque tutto questo era per dire che siamo tornati.
Con tutto il nostro ottimismo. Belli carichi per un nuovo anno scolastico/lavorativo.
Mica siam gente cinica.

"Bruco, son già le cinque e venti. Andiamo a casa?"
"Sì, mamma, oggi non ho voglia di stare ai giochi"
"Bello di mamma. Allora ce l'hai un po' del mio DNA"

1 commento:

  1. Bentoornati a casa.
    Lo zio Walter aspetta Orlando per insegnargli ad andare senza rotelle per sfrecciare veloce e lontano dalle mamme che ridono sempre.

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