lunedì 14 settembre 2015

Davvero semplice

Io, il mio primo giorno di scuola, non me lo ricordo.
E non ho foto che possano aiutarmi a ricordare: all'epoca mia madre, incinta al nono mese di un terzo figlio non previsto, aveva altro per la testa che fotografarmi all'entrata di scuola (e probabilmente è un bene visto che mi mandava a scuola con outfit improponibili tipo 3 pattern di Naj-Oleari assemblati ad minchiam e acconciature che avrebbero saputo ispirare Asimov).
Bisogna anche dire che era il 1984, non c'erano gli smartphone e soprattutto non c'era la mania di immortalare ogni singolo momento topico della vita: detto questo, l'ingresso a scuola del Bruco stamattina l'abbiamo immortalato perchè siamo tutti figli del nostro tempo, anche quando non lo vorremmo.

Io, il suo primo giorno di scuola, me lo ricorderò.
E non perchè gli ho rubato degli scatti mentre trafficava in palestra con lo zaino più grande di lui, non perchè ci siamo fatti fotografare insieme al momento del distacco, ma perchè è stata una bella lezione di semplicità.
Il primo giorno di nido piangevi come un disperato. Il primo giorno di materna eri incazzoso come pochi. Ieri sera, alla vigilia del primo giorno di scuola elementare, era come se non dovesse succedere nulla di particolare.
- Bruco, domattina inizia la scuola, hai capito?
- Sì, mamma...
- Non sei emozionato?
- Sì, mamma...
- Ma allora perchè non mi dici niente...
- Non so cosa dire
- Ok, allora vai a nanna che domattina dobbiamo alzarci presto

Si infila sotto le coperte, lo saluto, vado di là... "mamma!"
Ecco, mi dico mentre torno verso la camera, lo sapevo che c'era qualcosa che doveva dirmi...
- Dimmi, amore
- Ma vieni a dirmi se l'Inter segna???!!

E niente, pure io me le cerco. Perchè preoccuparsi del primo giorno di scuola quando puoi preoccuparti per il derby? "Ok, Bruco". Dopo 5 minuti ha segnato Guarin.

Stamattina, finalmente libero dalle ansie calcistiche del derby, il Bruco si è vestito, ha raccattato il suo zaino, ha raggiunto i cancelli con me e l'Interista, ha preso per mano un compagno di squadra che piangeva ed è entrato nella sua nuova avventura, con quello spirito lieve che ha lui, quella leggerezza calviniana che gli muove le gambe lunghissime in un'andatura dinoccolata e un po' sghemba.

E come è entrato è uscito, raccontando cose, insegnandomi che a volte può essere davvero semplice.


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