martedì 24 maggio 2011

Scene da un trasloco

E dunque traslochiamo. Io, il Bruco, la Minuzza e l'Interista.
E' il quarto trasloco della mia breve vita, e non so se sopravviverò.
Dicono che, nell'elenco dei traumi da separazione, il trasloco stia al secondo posto, dopo la morte di qualcuno molto caro. A me sembra più un trauma da saturazione: da dove cazzo esce tutta questa roba che continuo a riempire scatoloni e vivo in un bilocale senza manco la cucina abitabile???
Ma soprattutto: com'è che di tutto quello che alberga nei pensili e negli armadi e nelle mensole e negli anfratti di casa mia utilizzo solo il 10%?
Qui s'impone una seria riflessione sulla società contemporanea: ad esempio, il tagliabanane giallo (ovviamente) che mi occupa mezzo cassetto e che non ho mai, dico mai, usato in 5 anni.
Perchè non lo sto buttando, regalando, riciclando, occultando? Perchè è un oggetto di design? Perchè è figo? Quindi lo tengo per appagare una presunta velleità estetica?

E il porta kiwi verde per i kiwi verdi che fa il paio con quello giallo per i kiwi golden?
E le ginocchiere di quando giocavo a pallavvolo che magari serviranno al Bruco fra dieci anni?
E il casco per i bigodini con annessa confezione originale che viene direttamente dai '70s?

Non vorrò mica rischiare un trauma da separazione?
Sai che ti dico? Io metto tutto nello scatolone. Che, come diceva la mia nonna centocinquenne, a buttare via si fa sempre in tempo.

(Anche a morire soffocati dagli oggetti inutili, ma questa è un'altra storia)

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