lunedì 28 gennaio 2013

Leggiamoci sopra

Quando siamo costretti a un cambiamento, anche solo quando lo intravediamo come possibile, nella maggior parte dei casi tendiamo a rifiutarlo. Non so dire se sia la tanto decantata "forza dell'abitudine", ma sembra proprio che sia il nostro corpo stesso a rifiutarlo, e questo è in parte giustificato col fatto che quello che conosciamo, proprio perchè lo conosciamo, non può farci troppo male. Mentre del nuovo non si può dire lo stesso.

Tra pochi giorni avrò una nuova sede di lavoro, perderò le mie abitudini, le mie tempistiche e le mie colleghe. E questo mi spezza il cuore, ancor prima che avvenga. Sarà che ho il trauma della separazione, ma il risultato non cambia: ho il groppo in gola, e chissà quando passerà.

Poi ci sono tutti quei cambiamenti che non ci riguardano direttamente, ma in realtà ci riguardano assai: molti sono lenti e li recepiamo una volta che sono già avvenuti, altri sono veloci e più che altro ci travolgono. In entrambi i casi, funziona come sopra: tendiamo a respingerli.

Sto parlando dei libri digitali: com'è avvenuta la mia "conversione" (ma forse dovrei dire accettazione) l'ho già raccontato qui, ma ho tanti amici e conoscenti che ripudiano anche solo l'idea di abbandonare il caro vecchio libro di carta, quello che ha un peso, un formato, un odore, una fisica visibile, ecco.

Del resto l'oggetto "libro" è qualcosa che esiste da talmente tanto tempo che non sappiamo più neanche immaginarla, quell'era in cui il libro non esisteva se non nelle parole e nei canti tramandati degli uomini. Si capisce che il passaggio alla sua versione digitale non sia una cosa semplicissima da accettare.
E tanto meno lo è quando si parla di libri per bambini: io stessa al Bruco (che per la cronaca appartiene alla generazione dei "nativi digitali") non l'ho mai messo in mano, un libro digitale.
E' ancora per lo più territorio inesplorato, e comprende nella riflessione che lo riguarda anche tutto il discorso dell'accesso dei bambini a determinati dispositivi tecnologici.

Ora, intorno a tutti questi discorsi, affrontati come avevamo segnalato in occasione del convegno L'editoria per l'infanzia volta pagina organizzato lo scorso novembre nell'ambito di Bookcity Milano,  si è sviluppata una rete di soggetti che hanno creato un questionario allo scopo di raccogliere dati significativi e capire lo stato dell'arte sui libri digitali per bambini.

Io l'ho compilato stamattina: è proprio una cosa da cinque minuti, ed è rivolto ai genitori ma anche ai bibliotecari o ai librai, a chiunque possa dare un contributo in materia.

Lo trovate qui, mentre per ulteriori approfondimenti vi rimando al post dedicato di Happi Ideas, che è uno dei promotori dell'iniziativa insieme a Nati per Leggere e AIB (Associazione Italiana Biblioteche), tanto per dirne due ma sono molti di più.

Insomma, il cambiamento lo vivremo che lo vogliamo o no.
E mentre cerchiamo anche di capirlo, leggiamoci sopra.
 



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