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lunedì 22 luglio 2013

Là, sui monti con... "Andavonich"

Ogni anno, a luglio, a casa di Orlando c'è un pezzo mancante. Lo mandiamo in prestito a Pinzolo, al ritiro nerazzurro: a malincuore, ma puntualmente l'Interista fa le valigie e se ne va' là dove batte il cuore. Intanto io, il Bruco e la Minuzza ce ne stiamo in città a "goderci" la calda estate milanese, i weekend solitari, l'asilo estivo e le serate senza respiro, mentre quasi tutti i bambini del mondo sono in vacanza coi nonni e quasi tutti i genitori del mondo si godono le loro settimane child-free.
(ma a noi che ci frega di certi lussi, siamo gente che gli piace vivere pericolosamente, e pure senza grammatica, qualche volta)

Comunque, per farla breve, ogni anno tentiamo di raggiungere il pater familias lassù tra i monti per il fine settimana, e ogni anno forze oscure fanno sì che ciò non accada (tra queste, la principale forza oscura è il fatto che io non guido e che Pinzolo è in culo ai lupi, ma proprio in senso letterale).
Abbiamo ritentato quest'anno. Avremmo dovuto andare lo scorso fine settimana, ma uno dei nostri accompagnatori si è fatto male la sera prima di partire (e se non sono forze oscure queste...), quindi niente. Eravamo quasi rassegnati.
Ma poi l'Interista ha invocato la forza (ancora più potente di quelle oscure) dell'allegra famiglia di Bauscia Cafè, che l'altro ieri si è presentata a casa di Orlando a prelevare coattamente me e il Bruco.

Ore 9.07, pronti alla partenza, valige caricate, vettovaglie e armi di resistenza al viaggio pure (leggi: patatine e chupa chups a volontà). Due macchine, un cane, un Bruco, cinque interisti.
E le forze oscure, naturalmente.
Driiiiin, driiiiiiin.
"Pronto, Interista? La nostra auto non parte"
"Certo, è ferma da giorni, dovevi metterla in moto ogni tanto"
"Ti passo il valente uomo qui alla guida"
"Ciao Interista, la batteria è defunta. Hai i cavi?"

Secondo voi potevamo avere i cavi? Certo che no.
Pochi minuti dopo, quattro donne di cui una incinta, spingevano l'auto nel vialetto di ghiaia, mentre l'unico maschio rideva sotto i baffi e le fotografava a tradimento da dietro il volante nel momento dello sforzo supremo.
E' partita al secondo tentativo.

Poi c'è stato il traffico infernale, le soste anti-vomito, i cartoni a singhiozzo sul telefono e i chupa chups: ma i nostri eroi ce l'hanno fatta, dopo quattro ore sono giunti a destinazione, e le forze oscure sono state definitivamente sconfitte.
E' stato breve, ma bello: il Bruco ha scorrazzato in giro per i verdi campi di Pinzolo, ha giocato coi cani, è salito sui pony, si è fatto bagnare dalle cascate, si è innamorato dei Bauscia, a tratti ha tentato pure di farsi adottare da loro, ha tracannato litri di "bevanda" (questa la capiranno in pochi ma tant'è), ma soprattutto è finalmente riuscito a incontrare il suo mito calcistico, Handanovich detto "Andavonich" o anche "Andandovich".
E come si nota dalla foto qui sotto, per qualche minuto, quando il gigante si è abbassato al suo metro e nove, il cuore del Bruco ha battuto più forte che mai.




(e ancora grazie infinite a chi lo ha reso possibile...)

ps: caro Interista, bella Pinzolo ma preferiremmo che tu tornassi a casa in tempi brevi. Puoi portare anche Andavonich. Grazie.


venerdì 3 maggio 2013

Vincere non è tutto (è l'unica cosa che conta)

L'animo preferisce la vittoria alla pace, scriveva Tito Livio di Annibale.
E di sicuro la preferisce l'animo del Bruco, togliendola a me, la pace.

Finchè era più piccolino pensavo che fosse una tappa della crescita, ora che va verso i quattro anni comincio a pensare che sia un tratto del suo carattere e, come dire, la situazione non è buona.
Lo so, lo so che a nessun bambino piace perdere, però lui va un po' oltre.
La sua reazione tipo è:
- mi gonfio e divento verde come l'incredibile Hulk
- urlo come se dentro il mio corpo stesse per verificarsi un big bang
- tiro calci e pugni a qualsiasi essere inanimato (almeno questo, per ora!) si trovi di fronte a me
- scoppio in un pianto disperato a bocca aperta e toni acuti prolungati che neanche la Callas
- dico no a qualunque tentativo di mia madre di consolarmi
- rinforzo il pianto se mi dicono cose tipo "non si può vincere sempre"

Il tutto non avviene se, ad esempio, perde una partita.
Avviene al primo tiro in porta che non para.

Al parco, ieri pomeriggio.

- Mamma, io vado in porta come "Andavonich", guardami!
- (oh no, cazzo, ha trovato una palla e degli amichetti, me tapina, me misera) Ok, amore, ti guardo!

Non faccio in tempo a finire la frase che la palla ovviamente è entrata.
Lui è già a terra che piange e si flagella.
"Anche suo padre fa così quando prende un goal?" chiedo a un compagno di calcetto dell'Interista (che per la cronaca gioca in porta in una squadra di calcetto per ex-giovani molto motivati, spesso contro avversari nati pochi anni prima di suo figlio).
"A parte le lacrime, sì" risponde lui ridendo.
"Beh, è sempre bello sapere che dopo 10 anni insieme a una persona puoi ancora scoprire cose nuove"

Quello che segue è un copione già recitato: lacrime, disperazione, pianti in braccio a me che cerco invano di trasmettergli il concetto "l'importante è partecipare", mentre le mamme del parco mi guardano con aria di disapprovazione (a proposito, lo rimando da troppo tempo questo post sulle mamme stronze, dovrò decidermi a scriverlo).

- Dai, Bruco, adesso andiamo a casa che è tardi, vedrai che la prossima volta andrà meglio.
- Mamma puoi mettermi la maglia?
(nb, io vado in giro con una maglietta dell'Inter numero 3 col suo nome stampato sopra, che è praticamente la sua copertina di Linus - nessun commento grazie)
- Ok, Bruco, eccola qua. Poi a casa la togli però.

- Ciao! - sbuca fuori un cinquenne riccioluto - Perchè hai la maglietta dell'Inter?
- Perchè io sono Andavonich.
- No, Bruco, hai la maglietta dell'Inter perchè tieni l'Inter.
- Ma guarda che l'Inter perde sempre.
- Senti, come ti chiami?
- Giovanni
- Secondo me la tua mamma ti sta cercando, Giovanni. Ciao, eh. Alla prossima.

- Mamma.
- Dimmi, Bruco.
- E' vero che l'Inter perde sempre?
- No, amore. Non sempre.

Prevedo anni duri. Anzi durissimi, senza vittoria, nè pace. 



venerdì 15 febbraio 2013

Tacchi o punte?

No, non sono diventata una fashion blogger (mi sarebbe più facile scrivere su Cavalli e segugi, temo), sto solo cercando di affrontare un dilemma casalingo che in questi ultimi giorni ci attanaglia: oltre al fatto di essere travestito da Batman 24 ore al giorno ormai da 7 giorni a questa parte, il Bruco sta vivendo una sorta di schizofrenia sportiva.

Lunedì, ore 8.45, a colazione.

"Mamma, devo chiederti una cosa"
"Va bene, Bruco, basta che non si tratti ancora del fratellino"
"No, mamma. Vorrei le scarpe con i tacchini perchè sono un calciatore"
"Con i tacchetti, si dice con i tacchetti. E poi cosa te ne fai? Mica ci puoi andare in giro con quelle"
"Sì, invece. Me le compri?"

Martedì, ore 17.31, a casa di Orlando.

"Mammaaaa! Guardaaaa!"
"Oddio, aiuto! Ma Bruco... ma... ma sei matto????"
"Hai visto? So fare la spaccata"
 Ha fatto un salto terminato in spaccata sul pavimento. Giuro. E non si è fatto male.
Amore ma chi te le insegna queste cose?
"A scuola nel salone. So anche camminare sui talloni"
A scuola nel salone, certo. La chiamano l'ora di psicomotricità, mi sembra.
No, dico: un salto con spaccata finale a pavimento.
Qui ci vogliono le punte di gesso, altro che i tacchini.

Mercoledì, ore 19.10, a casa di Orlando.

"Mamma, ma se io tengo l'Inter perchè il mio amico Victor tiene la Juve?"
"Bruco, perchè al mondo ci sono tante cose diverse e tanti gusti diversi"
(questo è lo strascico di una serata - di cui non ho ancora scritto perchè l'Interista non ha ancora superato lo shock - in cui il Bruco sosteneva di essere juventino, avverando per poche ore la profezia di sventura che agita le notti di suo padre: l'amichetto del cuore juventino, in grado potenzialmente di prevalere sui diritti del DNA nerazzurro)
"Ma io tengo l'Inter perchè l'Inter vince sempre, vero?"
"Bruco, secondo me è meglio che ne parli col papà, di queste cose, perchè la mamma è più competente su altri versanti. Vuoi che ti racconti la storia del Lago dei cigni?"
"No"
"Ok"

Giovedì, ore 17.40, tornando a casa da scuola.

"Mamma, guardami!"
E si pianta in mezzo alla strada, peraltro con le ali da pipistrello e la faccia truccata da "gatto verde" ("l'ha chiesto lui, signora, oggi per carnevale li abbiamo truccati a piacimento"), e inizia a fare dei movimenti assurdi con quelle sue gambette magroline e lunghissime.
"Hai visto?"
"Ho visto, Bruco, che gioco è?"
"E' il tip-tap, mamma!"
"Oddio, è vero! Sembravi quasi Fred Astaire!"
"Chi è Fresastèr?"
"Uno che ballava bene come te"

Poi ieri sera, a casa, mentre l'Interista era allo stadio e probabilmente cristonava in cuor suo per le sorti della sua squadra del cuore, io pensavo che secondo me il Bruco sarebbe proprio un bravo ballerino, perchè ha il collo del piede arrotondato e come dice la zia Franci quella è una dotazione di natura che ti indica la strada. Ho pensato che anche suo padre ha lo stesso collo del piede, eppure gli unici balletti che fa sono quelli davanti alla porta quando cerca di arraffare una palla sui campetti di calcio a 7. Ho pensato che mi vedo bene, a cinquant'anni, come abbonata alla Scala che va a vedere suo figlio in tutù. Ma soprattutto ho pensato che l'Interista, per quanto di ampie vedute, combatterebbe fino alla morte se volessi mai iscriverlo a danza, perchè fondamentalmente è un maschio italico e per lui il balletto (insieme al musical) è come la kriptonite per Superman.

Poi ho pensato che lui farà quello che gli piacerà fare, senza condizionamenti da parte di nessuno, e se ha ceduto il padre di Billy Elliot nel caso cederà anche lui.

Stamattina, ore 9.10, a colazione.

"Mamma"
"Dimmi, Bruco"
"Ma cos'è successo a Milito?"
"Oddio, anche tu a parlare di Milito?! Vai subito in camera da tuo padre e lasciami bere il mio tè in santa pace!"

Tacchi(ni) o punte, ci si divertirà parecchio.


lunedì 26 novembre 2012

La telecromaca

E' sabato mattina, sei sveglia dalle sette per un qualche incomprensibile meccanismo masochista e tuo figlio dorme fino alle 10. Suo padre pure.
Allora nel silenzio dell'alba inizi a pensare cosa farne di questo sabato qualunque, questo sabato italiano (parafrasando Sergio Caputo).
Primo appuntamento della giornata, la festa per i 50 anni della biblioteca di quartiere, che è un posto fichissimo, in mezzo a un parco, da decenni ricovero per migliaia di studenti e non solo, sede di molteplici attività e con una sezione per i bimbi che il Bruco ama alla follia.
Quindi niente, dopo averli fatti alzare con estrema fatica, dopo averli colazionati e vestiti, si va alla celebrazione che prevede come inizio il Carnevale degli Animali, opera di Camille Saint-Saëns, suonata dal vivo a 4 mani.
L'Interista sparisce nei meandri della biblioteca, il Bruco dopo 15 minuti di stoica resistenza inizia a dare i numeri e ad accasciarmisi addosso dicendo che ha sonno.
"Ma dopo che hai dormito 13 ore?"
"Questa musica mi mette sonno, mamma. Perchè dobbiamo ascoltarla? E dove sono gli animali?"
Ma come, hai imparato a dire "Chet Baker" prima ancora di dire "mamma" e adesso non vedi gli animali nelle note di Saint-Saëns??? Povera me. Figlio degenere.

Recuperato l'Interista che si stava abbuffando di nuvole di drago al buffet cinese, dopo il di lui commovente intervento pubblico sulle memorie della biblioteca, dopo che il Bruco ha ingerito una quantità imprecisata di riso cantonese e pollo con le mandorle, ci trasferiamo a Interello, dove sta per svolgersi la parte meno nobile della giornata (sì, lo dico per provocarvi, voi lettori calciofili).
L'Interista deve fare la telecronaca di una partita della Primavera e noi lo seguiamo indefessi.

Manco a dirlo, il Bruco si siede composto e osserva attento l'intera durata del match interrompendosi solo al fischio dell'arbitro per dirmi: "Mamma hai sentito? Era il suono di un violino?".
No vabbè, questo è troppo.
Dov'è il mio 50% di Dna?

E cmq, finalmente il Bruco ha capito che suo padre di mestiere non fa il calciatore: non andrà più a scuola a raccontare che papà gioca "in partita", le maestre non mi guarderanno più con quell'aria di chi sta pensando che non ho il physique du role della fidanzata di un calciatore.
"Mamma posso provare le cuffie? Vojo fare anch'io la telecromaca come papà".

Come si dice in milanese, sem a post.

mercoledì 6 giugno 2012

Il portiere non fa goal

Insomma a furia di provarci l'Interista ci è un po' riuscito: il Bruco è diventato un appassionato del pallone, anche se solo in quanto oggetto fisico, per adesso.
Predilige le palle pesanti, quelle che usa il papà per giocare a calcio a 7, quelle che rompono i vetri, devastano la casa e terrorizzano a morte la gatta.
L'Interista ha deciso che d'ora in poi il Bruco giocherà con una palla di spugna.
Lui l'ha guardato, ha arricciato le labbra e ha detto semplicemente "No".
Abbiamo trattato, e alla fine gli è stato concesso di giocare con il famoso Supertele nerazzurro.
Fa tiri forti e precisi che un po' mi inquietano.
Però ci sono due o tre cose del gioco che non ha ancora ben capito.

La prima è che la palla la devi passare a qualcuno, altrimenti il gioco non sussiste.
"No, mamma. Io a quello non jela passo pecchè non mi sta simpatico".
Quando si dice essere sportivi.

La seconda è che il portiere sta in porta e para la palla.
"Io sono il poltiele, mamma"
(Prende la palla e inizia a correre)
"Ho fatto goal!!!"
"No Bruco, non funziona così: se fai il portiere stai fermo e pari, il portiere non fa goal"
Voce dal bagno: "Non è detto" (l'Interista gioca in porta e si sente punto sul vivo)

La Voce dal bagno esce e si manifesta in sala, pensierosa.
"Sai" mi dice "Un mio collega mi ha detto che quando suo figlio era piccolo lo faceva tirare sempre col sinistro, e alla fine il bambino è diventato mancino. E adesso l'hanno preso nei pulcini del Milan, perchè dice che non ci sono più bambini mancini"
"Mi sembra una cazzata. Mancino lo sei, mica lo diventi"
"Comunque io se me lo chiede il Milan non ce lo mando"
"Ma sei matto? Mica puoi decidere tu: se lui ci vorrà andare, ci andrà. Poi non è mica detto che sarà interista"
(mi giro e lo vedo assumere la stessa espressione di Bruce Banner quando sta per trasformarsi)
"Non è possibile: l'appartenenza a una squadra è una tradizione di famiglia"
"E com'è che mio fratello è milanista pur avendo avuto un padre Gobbo?"
"Vuol dire che tuo padre non ti ha mai confessato il suo dolore"
"Sì. Ok. Bruco mettiti le scarpe che andiamo all'asilo"

"E comunque" va avanti imperterrito mentre noi siamo già sul pianerottolo "dobbiamo fargli controllare le ginocchia perchè sono un po' rientranti"

Quando si dice avere un padre premuroso.

mercoledì 2 maggio 2012

C'è sempre una prima partita

A volte, nelle famiglie, accadono eventi che non si possono ignorare. Eventi che segnano un'era, che fanno da spartiacque tra fasi diverse della vita della tribù. A partire da domenica scorsa, a casa di Orlando siamo entrati nell'era post-stadium.
E' così: il Bruco è stato portato al Meazza a vedere la prima partita di calcio della sua vita (Inter-Cesena), alla tenera età di 2 anni e mezzo.
Quella che segue è la cronaca di quanto avvenuto.

Ore 14.45, arrivo, fuori dal Gate 7.
"mamma cos'è questo lumole?"
("Oddio ma siamo allo stadio!" realizzo "sentirà cori pieni di cose irripetibili! Verrà esonerato dall'Accademia della Crusca! Come glielo giustifico?)
"Niente, amore, dentro c'è tanta gente che canta"
"Pecchè sono contenti?"
"Lo vediamo tra 90 minuti se son contenti, Bruco"


Quindicesimo del primo tempo.
Un tifoso particolarmente partecipe sbraita in modo inverecondo nel tentativo di far arrivare in campo un pezzo di polmone, oltre che le sue convinzioni in materia calcistica (traduzione: ma che ca**o fai? Poca tr**a!!!Dove min**ia tiri??!?).
Il Bruco lo guarda stranito, poi si avvicina e lo affronta: "Ma che cosa dici, Signole?"


Ventinovesimo del primo tempo.
Primo tentativo di scavalcare la balaustra del primo anello e di lanciarsi in campo.
Ne seguiranno molti altri di cui non darò conto per ragioni di sintesi.

Quarantaquattresimo del primo tempo.
Lucio spara un sinistro potentissimo in faccia ad Antonioli: il portiere, colpito al volto, si accascia una minima ed escono i soccorsi. Panico del Bruco: "Mamma si è fatto la bua? Ma i dottoli lo gualiscono?"
Per tutto l'intervallo il Bruco va in loop sul portiere colpito, che alla fine sta benissimo.

Secondo tempo.
Il Bruco morto di sonno si attacca alla sottoscritta come una cozza e non batte ciglio per tutti i 45' del secondo tempo. Si susseguono 3 goal con relativa esultanza, ma lui non reagisce. A fine partita si rianima improvvisamente, e chiede di nuovo del portiere (per la serie: se c'ero dormivo, ma avendo 2 anni e mezzo vorrei vedere se vi lamentate anche).

Post-partita.
L'Interista vuole andare in studio a salutare i colleghi.
Passa Julio Cesar che carezza la testa del Bruco imponendogli la mano
"Amore vieni, facciamo una foto col portiere dell'Inter!" dice l'Interista tutto contento.
Julio tende le braccia per prenderlo ma il Bruco inizia a dimenarsi e urlare come un ossesso "Non vojo, non vojo" causando un grande imbarazzo nel suo vecchio padre.

A seguire entriamo in studio, dove tutto è pronto per la diretta.
I colleghi dell'Interista accolgono il Bruco con affetto e gli porgono il microfono per gioco.
Lui lo afferra, si gira verso la camera e inizia a intonare "Bella Ciao", causando un ancor più grande imbarazzo nel suo sempre più vecchio padre.

Atto finale.
Diretti verso l'uscita, passiamo per l'area Vip. L'interista avvista un collega e deve fermarsi per le PR di rito.
"Mamma a me non mi piace questo posto" mi dice il Bruco con aria sdegnosa e una discreta dose di snobismo.

Vai sereno, Bruco. La partita è finita, l'Inter ha vinto e tu hai superato la prova scaramanzia: adesso ti riporto nella tua cameretta di periferia coi canguri, le pecore e i libri che parlano di cacca.
I cori da stadio possono attendere ancora un po'.




venerdì 27 aprile 2012

Destro e sinistro

Avere un padre che vede ogni cosa come la metafora di una competizione sportiva ha i suoi vantaggi.
Tipo aver già saldi, a due anni e mezzo, i concetti di destra e di sinistra.
Pardon, di destrO e di sinistrO.

A casa di Orlando, qualche sera fa.

"Dai, dai, Bruco, tira di sinistro, tira di sinis... no, di sinistro!!! l'altro piede!"
L'Interista mi guarda sconsolato.
"Niente, è destro"
"E allora? Il 90% della popolazione mondiale è destra!" ribatto io.
"Vieni Bruco, ti fa vedere la mamma come si tira..."
"No! Tu vai di là che sei una disadattata sportiva e lo rovini"
"Bruco tappati le orecchie che devo fanculizzare tuo padre"

A casa di Orlando, un paio di sere dopo.

"Mammaaaaaaaaaaa! Spostati! Devo fale gol nella poltiela!"
"Oddio, aiutoooooo!" (una pallonata mi colpisce raso-testa)
"Non ci siamo capiti: la palla la tieni bassa, e poi portiera non vuol dire niente. Tu hai confuso il portiere, che para i goal, e la porta, che è dove si tira"
"No, vojo tilale nella poltiela vuota!"
(Poi sono io la disadattata sportiva)

A casa di Orlando, l'altro ieri sera.

"Mamma gualda. Mi lavo i denti di destlo"
"Si dice 'mi lavo i denti con la mano destra'"
...
"Mamma gualda! Mi tolgo la calza di destlo, e tu mi togli quella di sinistlo"
"No, Bruco, allora: mi fa piacere che tu abbia imparato la differenza tra le due cose, ma si dice destrA e sinistrA, ok? Questa è la gamba destra e questa è la sinistra"
"Pecchè ho le gambe femmine?"
"No, è solo la declinaz... non importa non importa. Amore non glielo dire al papà che hai le gambe femmine ok? Promesso?"

A casa di Orlando, ieri sera.

"Dai Bruco, tira!"
"Tilo nella poltiela!!!!"
"Bravo! E' destro, però sa tirare anche di sinistro. Guarda che non è scontato saper tirare di sinistro" mi dice l'Interista tutto ringalluzzito.

Chissà se riusciremo mai a fare una media tra la sua ossessione per il calcio e la mia ossessione per la lingua. Soprattutto, chissà quante settimane di vita ha ancora la credenza a vetri che sta in sala.

martedì 10 gennaio 2012

La Sindrome

Tutto è cominciato domenica.
L'Interista si è svegliato - o meglio è stato svegliato a gran voce dal Bruco per la colazione.
Ha assunto la posizione eretta col volto cinereo, è andato in bagno con le labbra strette e lo sguardo basso, poi si è lasciato cadere sulla sedia e ha incrociato le braccia sul tavolo senza proferire parola.
Preoccupata da tanta gravità, gli dico "che succede? tutto bene? il caffè non lo bevi stamattina?"
Noto che il Bruco inizia a incurvare gli angoli della bocca, intuisco che sta per spaventarsi e per sdrammatizzare gli dico "Amore gli portiamo un caffè al papà? Forse il papà non sta bene stamattina, eh?"
"Lintergol, mamma"
(Lintergol è l'espressione con cui il Bruco sintetizza diverse cose: il lavoro di suo padre, le serate in cui va allo stadio, la richiesta di giocare a palla, la partita sullo schermo della Tv e da oggi evidentemente anche qualcos'altro)
Mi sa che hai ragione, Bruco.
Finalmente Lui riemerge dalla sua cupa disperazione e dichiara: "Domenica c'è il Derby".

Ma certo. Come ho fatto a non pensarci.

Questa amore, gli spiego, è la Sindrome Pre-Derby.
Una malattia che colpisce gli interisti e ha circa una settimana di incubazione.
Rimane latente tutto l'anno, e pare che sia geneticamente trasmissibile.

"Poi gualisce, mamma?"
"No, amore. Questa è di quelle che ti porti nella tomba".

martedì 6 dicembre 2011

The Kiwi's Eater

Avete presente essere abituate a dividere il desco con due Obelix, uno formato mini e l'altro formato... quasi Obelix? (Quanto alla fame, s'intende).
Loro, padre e figlio, per adesso hanno in comune questo: la passione per il cibo.
Lui, l'Interista, se non ingerisce un tot di carboidrati al giorno si innervosisce che neanche quando l'Inter è in procinto di cambiare allenatore; l'altro, il Bruco, è capace di pronunciare la parola "tarallo" fino a cento volte di fila, se non ottiene il prezioso cerchietto pugliese tra le sue manine cicciotte, ed è di quelli che all'asilo chiedono sempre il Bis (e ci vuole coraggio per chiedere il Bis dei pasti dell'asilo, giuro).
Ma da qualche giorno, le cose sono cambiate.
A casa di Orlando non mangia più nessuno.

Uno è troppo depresso per le recenti vicende della sua squadra del cuore: dopo la partita con l'Udinese e la buccia di banana di Pazzini, neanche il carboidrato lo tira su di morale - sì, ha avuto anche una piccola gastroenterite, ma cosa vuoi che sia quando sei a 15 punti dalla capolista?
L'altro, non si è capito il motivo, non vuole più niente. Sputa i tortellini, il risotto, il prosciutto cotto e pure la pasta al pomodoro. E, da giorni, chiede una cosa sola.
Kiwi, mamma.
Kiwi? Amore sei sicuro? Preferisci il kiwi ai tortellini?
Sì, Kiwi giallo.
Ipotesi N°1: Mio figlio è vegano.
Ipotesi N°2: Mio figlio non è mio figlio (cioè i tortellini, cazzo).
Ipotesi N°3: Mio figlio è interista.

Quindi (quasi sempre) depresso, come ogni vero Interista.

giovedì 24 novembre 2011

Piccoli supereroi (non) crescono

Li possediamo quasi tutti. Contro la mia volontà.
Non perchè abbia qualcosa contro i supereroi - per inciso il mio preferito è Spiderman, incarnato da Tobey Maguire, ehm - ma perchè sono tra i responsabili del recente (e permanente) tracollo economico dell'Orlando Family.
Ci fu un tempo, non troppo lontano, in cui l'Interista venne colto da raptus improvviso e decise di aderire ad un bella e tanto cara (arghhhh) iniziativa editoriale sui Supereroi, alla modica cifra di 10 euri a botta, che sembrano pochi ma sono troppi.

100, per l'esattezza, dai più noti a quelli con nomi improbabili e impronunciabili, che attualmente stazionano stipati alla carlona nel mobile buffet sotto la tv.

Poichè la mela non cade mai lontano dall'albero, il Bruco sembra aver sviluppato un'insana passione per questi preziosissimi volumi: "Mamma posso?" chiede con la bava alla bocca in astinenza precoce da fumetto. "Cristo ma hai solo 2 anni!". Sì, amore prendi tutto quello che vuoi distruggi la casa sbava per terra ma non strappare le pagine se no tuo padre mi defollowa dalla sua vita.

Ma che dico?! Tuo padre, Lui, manco se ne accorge in questo momento: è troppo impegnato a guardare Milan-Barcellona esultando come un'ossesso quando il Barca segna.

Ma sei matto? Gli dico. Il Bruco si spaventa. E poi manco fosse la tua squadra!

"Qualunque squadra giochi contro il Milan è la mia squadra"

Certi bambini crescono in fretta, certi altri non crescono MAI...

lunedì 7 novembre 2011

Il calcio è una cosa seria!

"C'è chi dice che il calcio sia questione di vita o di morte: non concordo con quest'affermazione; posso assicurarvi che è una questione molto, ma molto più seria" diceva Bill Shankly, un celebre allenatore del Liverpool tra i '60 e i '70. 
Una filosofia che viene tragicamente sposata e applicata a casa di Orlando, dove ieri sera si è verificata una delle peggiori tragedie degli ultimi 25 mesi: giocando a palla col papi, il Bruco, che ormai è a tutti gli effetti un essere parlante, ha pronunciato con giubilo la parola "juve". 
Lui, l'Interista con la I maiuscola, ha strabuzzato gli occhi mentre il suo volto si trasfigurava in una smorfia di dolore: "Chi ti insegna queste cose?"
Il Bruco sorride e pronuncia scandendoli i nomi delle due maestre d'asilo.
A quel punto l'Interista si trasforma nell'incredibile Hulk, diventa verde, si strappa i vestiti e giura odio eterno all'istituzione scolastica. "D'ora in avanti nostro figlio studierà in casa col maestro privato!" tuona.
Nel frattempo, accortosi dell'effetto che hanno sortito le sue parole, l'ignaro duenne saltella per casa al grido "Juve! Juve!Juve!", mentre io cerco di far passare al papi che la parola Juve, che gli piaccia o no, esiste.

12 ore dopo, a colazione.
Esco dal bagno e mi dirigo verso la cucina dove i due uomini di casa stanno già affogando i "biscotti tondi" nel latte. E sento: "Capito, amore? Juve merda. Si dice "Juve merda".

E io che sto lì a selezionargli le letture.