"Mamma, oggi a scuola abbiamo fatto gli stomp"
"In che senso, Bruco?"
Che domande faccio. Ma che domande faccio.
Lunedì abbiamo dovuto portare a scuola coperchi di pentole e posatame vario, tutto rigorosamente di acciaio o alluminio. Che pensavo, che dovessero cucinare le erbette dell'orto?
Il fatto è che, in quanto madre lavoratrice e degenere, quando all'asilo mi chiedono di portare delle cose io le porto e basta, come un automa, mica sto lì a pensare alla funzione pedagogica.
Cioè, insomma, mica sempre.
Ok, quasi mai.
SDOOONG, SBAAAAM, BADADUUUM, TIIING!!!
"Brucoooooooo!!!! Ma sei impazzito???? Ma cosa fai?"
"Faccio gli stomp"
"Ah, quegli Stomp... certo... il fatto è che qui viviamo in condominio, Bruco, non è proprio..."
SDADOOOONGGG TUUUM!
"Oddio aspetta un attimo, fermati: raccontami bene. Cosa... come li hai visti questi Stomp all'asilo?"
"C'era un uomo nero nudo"
"Un uomo nero... un uomo nero nudo??? Sei sicuro, Bruco?"
"Sì, guarda, faceva così"
E niente, si è lanciato dal divano in un triplo carpiato infrangendo la schiumarola contro la scatola dei Lego, ma soprattutto infrangendo la barriera del suono.
La Minuzza ha perso un paio delle sue sette vite, io una decina d'anni della mia.
"Bruco, guarda che puoi farti male" gli dico io mantenendo una certa compostezza.
"Ma io sono allenato, mamma. Il papà mi allena tutte le sere. Mi allena come Andandovich".
Cos'è che dicevo, sulla funzione pedagogica? Forse devo parlare con le maestre.
E anche un po' con l'Interista.
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mercoledì 6 marzo 2013
venerdì 22 febbraio 2013
Tutta colpa della pizza
Mi hanno chiamato alle 11.37.
Il Bruco è mogio, agonizza sul divano, ha qualche linea di febbre.
Mi hanno richiamato alle 13.
Il Bruco non ha mangiato niente, dice che non vede bene, "faccia un po' lei, signora".
Io, che ancora non ho imparato a diffidare quando mi chiamano "signora", sono uscita da lavoro subito per andarlo a prendere, sacrificando il mio prezioso pomeriggio del venerdì.
Non aveva l'occhio vitreo, e neanche la frohte calda.
Mi è saltato in braccio e mi ha chiesto dove fosse la sua racchetta (stamattina è voluto andare a scuola con una racchetta da tennis).
L'ho portato a casa e mentre camminavamo mi ha stordita di parole.
Poi siamo arrivati,e mentre mi toglievo il cappotto ho sentito una musica tamarra provenire dalla pianola che abbiamo resuscitato ieri sera e che lui usa in versione "demo".
"Bruco! Cos'è questo casino?"
"Finalmente posso suonare la mia musica, mamma" dice tutto arzillo.
"Tu non stai male per niente, Bruco. Si può sapere perchè non hai mangiato, a scuola?
"C'era la pizza. La pizza della scuola non mi piace. Cosa posso mangiare adesso?"
"Adesso" sono le 15.22, e sono in casa con un non malato che mi tirerà scema fino alle 20.
Mi sono improvvisamente ricordata cosa vuol dire non lavorare e passare le giornate con un infante.
Aiuto.
Ps: se ci sono refusi qua e là, è perchè lui è qui attaccato come una cozza e schiaccia i tasti del pc mentre io tento di scrivere un SOS post con lo stesso spirito degli orchestrali del Titanic mente suonavano l'ultima polka.
Il Bruco è mogio, agonizza sul divano, ha qualche linea di febbre.
Mi hanno richiamato alle 13.
Il Bruco non ha mangiato niente, dice che non vede bene, "faccia un po' lei, signora".
Io, che ancora non ho imparato a diffidare quando mi chiamano "signora", sono uscita da lavoro subito per andarlo a prendere, sacrificando il mio prezioso pomeriggio del venerdì.
Non aveva l'occhio vitreo, e neanche la frohte calda.
Mi è saltato in braccio e mi ha chiesto dove fosse la sua racchetta (stamattina è voluto andare a scuola con una racchetta da tennis).
L'ho portato a casa e mentre camminavamo mi ha stordita di parole.
Poi siamo arrivati,e mentre mi toglievo il cappotto ho sentito una musica tamarra provenire dalla pianola che abbiamo resuscitato ieri sera e che lui usa in versione "demo".
"Bruco! Cos'è questo casino?"
"Finalmente posso suonare la mia musica, mamma" dice tutto arzillo.
"Tu non stai male per niente, Bruco. Si può sapere perchè non hai mangiato, a scuola?
"C'era la pizza. La pizza della scuola non mi piace. Cosa posso mangiare adesso?"
"Adesso" sono le 15.22, e sono in casa con un non malato che mi tirerà scema fino alle 20.
Mi sono improvvisamente ricordata cosa vuol dire non lavorare e passare le giornate con un infante.
Aiuto.
Ps: se ci sono refusi qua e là, è perchè lui è qui attaccato come una cozza e schiaccia i tasti del pc mentre io tento di scrivere un SOS post con lo stesso spirito degli orchestrali del Titanic mente suonavano l'ultima polka.
giovedì 31 gennaio 2013
Il colloquio
E così domani è Febbraio, e il mese più deprimente dell'anno è andato.
Ciao ciao Gennaio, è stato bello, a parte che oggi è l'ultimo giorno delle mie vecchie abitudini e io ancora non mi ci sono abituata, grazie, sei stato clemente e non mi hai fatto ammalare (sarà che lavorare in una redazione a 11° ammazza qualunque germe?).
Ieri è stato il giorno del colloquio alla scuola materna del Bruco.
A 5 mesi dal suo ingresso nel nuovo mondo dei piccoli-grandi è emerso che:
1. Il Bruco è un bambino entusiasta e sereno (mio figlio? è sicura? ah. bene! no, perchè io e suo padre saremmo due pessimisti cinici cronici malmostosi...)
2. Il Bruco ogni tanto impazzisce e diventa sordo, gli parli e non ascolta, si fa proprio i fatti suoi (ah ecco. adesso sì che lo riconosco. no perchè la mela mica cade lontano dall'albero, dicono...)
3. Gioca tutto il giorno con gli animali e con le macchinine (ma contemporaneamente o in fasi separate? da solo o con gli altri bambini?)
4. E' un bambino che non rifiuta nessuno, ma non è un mostro di socialità (ah ecco, è proprio figlio mio, bbello de mamma)
5. Non gli frega niente di disegnare (parole testuali. oddio il figlio ingegnere non l'avevo considerato...), ma soprattutto se gli dici di riprodurre un gatto lui disegna una medusa (ok, no, dai un po' di creatività gliel'abbiamo passata)
6. Adora leggere (vabbè qui ho pianto) e impazzisce per la musica (e qui piangerà lo zio Davide)
Analisi finale (mia): da grande sarà un sognatore antropofobico ma utopista che scrive trattati teoretici sull'influenza della musica sugli animali in via di estinzione.
Vabbè dai. Hanno anche detto che gli piace muoversi, e che è molto preciso nei percorsi (questo o riporto solo per accontentare l'Interista).
Nota a parte
101. Rinvenire una cassa di rosso barricato del 2003 tra i rottami della tua ormai ex-redazione. Stapparne una bottiglia e brindare coi colleghi in un loft ormai totalmente smantellato l'ultimo giorno prima che arrivino le ruspe.
Andare al primo colloquio con le maestre della materna con l'alito che puzza di alcool.
Non era nella lista delle mie cento cose, ma lo inserisco adesso. Fatto.
Ciao ciao Gennaio, è stato bello, a parte che oggi è l'ultimo giorno delle mie vecchie abitudini e io ancora non mi ci sono abituata, grazie, sei stato clemente e non mi hai fatto ammalare (sarà che lavorare in una redazione a 11° ammazza qualunque germe?).
Ieri è stato il giorno del colloquio alla scuola materna del Bruco.
A 5 mesi dal suo ingresso nel nuovo mondo dei piccoli-grandi è emerso che:
1. Il Bruco è un bambino entusiasta e sereno (mio figlio? è sicura? ah. bene! no, perchè io e suo padre saremmo due pessimisti cinici cronici malmostosi...)
2. Il Bruco ogni tanto impazzisce e diventa sordo, gli parli e non ascolta, si fa proprio i fatti suoi (ah ecco. adesso sì che lo riconosco. no perchè la mela mica cade lontano dall'albero, dicono...)
3. Gioca tutto il giorno con gli animali e con le macchinine (ma contemporaneamente o in fasi separate? da solo o con gli altri bambini?)
4. E' un bambino che non rifiuta nessuno, ma non è un mostro di socialità (ah ecco, è proprio figlio mio, bbello de mamma)
5. Non gli frega niente di disegnare (parole testuali. oddio il figlio ingegnere non l'avevo considerato...), ma soprattutto se gli dici di riprodurre un gatto lui disegna una medusa (ok, no, dai un po' di creatività gliel'abbiamo passata)
6. Adora leggere (vabbè qui ho pianto) e impazzisce per la musica (e qui piangerà lo zio Davide)
Analisi finale (mia): da grande sarà un sognatore antropofobico ma utopista che scrive trattati teoretici sull'influenza della musica sugli animali in via di estinzione.
Vabbè dai. Hanno anche detto che gli piace muoversi, e che è molto preciso nei percorsi (questo o riporto solo per accontentare l'Interista).
Nota a parte
101. Rinvenire una cassa di rosso barricato del 2003 tra i rottami della tua ormai ex-redazione. Stapparne una bottiglia e brindare coi colleghi in un loft ormai totalmente smantellato l'ultimo giorno prima che arrivino le ruspe.
Andare al primo colloquio con le maestre della materna con l'alito che puzza di alcool.
Non era nella lista delle mie cento cose, ma lo inserisco adesso. Fatto.
mercoledì 9 gennaio 2013
Creepy little things
Creepy little thing number 1.
Martedì, ore 8.27, a casa di Orlando, a colazione.
"Mamma"
"Dimmi, Bruco"
"Vojo andare a scuola"
"Davvero???? Cioè... evviva, bene, sono contenta... oddio cosa si dice in questi casi???"
Niente, l'ha detto ed era vero. E' entrato tutto saltellante in classe verde e manco m'ha salutata.
Poi quando l'ho ritirato alle 17 mi ha detto "Mamma scusa ma devo fare un gioco veloce".
Siamo usciti dall'asilo alle 17.40.
Vabbè domani vado dal parrucchiere e lo ritiro alle 18.
Creepy little thing number 2.
Martedì, ore 18.00, sulla via di casa.
"Mamma, guarda!"
"Cosa, Bruco?"
"Non hanno ancora distrutto l'albero di Natale!" (quello in piazza della chiesa, ndr)
"Si dice disfatto, non distrutto. Si vede che non hanno avuto tempo..."
"Oh, mamma guarda!"
"Oddio, cosa?"
"E' arrivato il bambino Gesù nella caverna! Possiamo vederlo da vicino? Mamma vojo vedere il bambino Gesù nella caverna"
Mio figlio ha ripetuto le parole "bambino Gesù" per ben 3 volte nella stessa frase nonostante in casa non le abbia mai sentite nominare negli ultimi 3 anni. Ho ingoiato il chewingum.
"Va bene... se ci tieni"
"Eccolo... guarda, mamma, ha solo le mutande! Come Batman. Lui che poteri ha?"
"Ehm... cammina sull'acqua" (è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, siate magnanimi, su)
"Come me quando vado nelle pozzanghere?"
"Una specie"
Creepy little thing number 3.
La zia Lidia, che lavora in un posto in cui fabbricano manichini, ci ha portato in dono un sacchetto di mani. Erano per lo zio Davide, per i suoi esperimenti cinematografici. Ma non so se le avrà mai.
"Beeeeelle, mamma, posso prenderle?"
"E poi cosa ci fai, Bruco?"
"Ci gioco"
"Ok"
"Posso portarle a nanna con me?"
Ieri sera il Bruco è andato a letto con 3 mani di un manichino. Oltre agli abituali compagni di nanna ovvero la pecora Pepi, l'orsetto Teddy, Batman e la moto Ducati da 30 cm. E ha dormito sereno fino a stamattina.
Benvenuta in famiglia, Mano.
Martedì, ore 8.27, a casa di Orlando, a colazione.
"Mamma"
"Dimmi, Bruco"
"Vojo andare a scuola"
"Davvero???? Cioè... evviva, bene, sono contenta... oddio cosa si dice in questi casi???"
Niente, l'ha detto ed era vero. E' entrato tutto saltellante in classe verde e manco m'ha salutata.
Poi quando l'ho ritirato alle 17 mi ha detto "Mamma scusa ma devo fare un gioco veloce".
Siamo usciti dall'asilo alle 17.40.
Vabbè domani vado dal parrucchiere e lo ritiro alle 18.
Creepy little thing number 2.
Martedì, ore 18.00, sulla via di casa.
"Mamma, guarda!"
"Cosa, Bruco?"
"Non hanno ancora distrutto l'albero di Natale!" (quello in piazza della chiesa, ndr)
"Si dice disfatto, non distrutto. Si vede che non hanno avuto tempo..."
"Oh, mamma guarda!"
"Oddio, cosa?"
"E' arrivato il bambino Gesù nella caverna! Possiamo vederlo da vicino? Mamma vojo vedere il bambino Gesù nella caverna"
Mio figlio ha ripetuto le parole "bambino Gesù" per ben 3 volte nella stessa frase nonostante in casa non le abbia mai sentite nominare negli ultimi 3 anni. Ho ingoiato il chewingum.
"Va bene... se ci tieni"
"Eccolo... guarda, mamma, ha solo le mutande! Come Batman. Lui che poteri ha?"
"Ehm... cammina sull'acqua" (è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, siate magnanimi, su)
"Come me quando vado nelle pozzanghere?"
"Una specie"
Creepy little thing number 3.
La zia Lidia, che lavora in un posto in cui fabbricano manichini, ci ha portato in dono un sacchetto di mani. Erano per lo zio Davide, per i suoi esperimenti cinematografici. Ma non so se le avrà mai.
"Beeeeelle, mamma, posso prenderle?"
"E poi cosa ci fai, Bruco?"
"Ci gioco"
"Ok"
"Posso portarle a nanna con me?"
Ieri sera il Bruco è andato a letto con 3 mani di un manichino. Oltre agli abituali compagni di nanna ovvero la pecora Pepi, l'orsetto Teddy, Batman e la moto Ducati da 30 cm. E ha dormito sereno fino a stamattina.
Benvenuta in famiglia, Mano.
lunedì 7 gennaio 2013
Di lunedì
La prima settimana dell'anno è quasi andata, e con lei anche il primo tragico lunedì, quello in cui devi puntare una vera sveglia, alzarti, constatare allo specchio i danni di due settimane di gozzovigli, preparare la colazione, e soprattutto convincere tuo figlio che la festa è finita e gli amici sono tutti all'asilo che lo aspettano.
Mettetevi nei panni di un treenne (non dovrebbe essere difficile visto che tutti lo siamo stati): per oltre due settimane ha vissuto senza orari, sommerso di regali, rimpinzato di dolci e in costante presenza di amici, amichetti e parentame vario.
Nel dettaglio, il Bruco ha vissuto per ben tre giorni in casa con la sua amichetta Viola sviluppando un'immediata dipendenza dalle donne, ha riabbracciato la fidanzatina del nido Vittoria, ha soggiornato a momenti nella camera dei suoi cuginetti preferiti (praticamente una ludoteca), ha giocato con l'amico milanista Leo (eddai, tutti abbiamo un amico milanista prima o poi - e il Bruco l'ha accolto al grido di "ancora quella maglietta????!!!), ha esultato stracciando lo zio Ale a uno strano gioco da lui chiamato "mazz'e' golf", ha provato la vertigine di lanciarsi ripetute volte a mo' di kamikaze su un futon col suo compagno di merende unenne Giorgino, ha chiesto e ottenuto dalla Befana tre cannoncini ripieni di crema assicurandosi che "a te mamma ha portato il carbone?".
"Avrebbe dovuto?"
"No perchè io ti adoro"
"Grazie, Bruco, sei molto caro"
"Prego"
E così stamattina alle ore 8.10 è scattata la domanda: "Mamma, dove andiamo?"
"..." (attimo di suspence)
"A scuola"
Ha protestato. Parecchio.
Ma la parola d'ordine in questi casi è "distrazione".
Bisogna distrarli, per sopravvivere. Colpirli nei loro punti deboli, ammansire la furia accendendo l'interesse.
"Guarda, Bruco, hai ragione, oggi è proprio una giornata difficile. Secondo me ci serve l'aiuto dei Supereroi"
Lui si è placato.
Poi siamo andati a scuola con la canotta di Spiderman, la maglietta di Capitan America, le mutande dell'Incredibile Hulk, il pupazzo di Batman e pure un generico robot anni '80 che come scorta un robot armato di razzi fotonici fa sempre comodo.
C'è chi beve quattro caffè e chi si circonda di Supereroi.
Qualunque sia la vostra droga, buon primo lunedì dell'anno.
Mettetevi nei panni di un treenne (non dovrebbe essere difficile visto che tutti lo siamo stati): per oltre due settimane ha vissuto senza orari, sommerso di regali, rimpinzato di dolci e in costante presenza di amici, amichetti e parentame vario.
Nel dettaglio, il Bruco ha vissuto per ben tre giorni in casa con la sua amichetta Viola sviluppando un'immediata dipendenza dalle donne, ha riabbracciato la fidanzatina del nido Vittoria, ha soggiornato a momenti nella camera dei suoi cuginetti preferiti (praticamente una ludoteca), ha giocato con l'amico milanista Leo (eddai, tutti abbiamo un amico milanista prima o poi - e il Bruco l'ha accolto al grido di "ancora quella maglietta????!!!), ha esultato stracciando lo zio Ale a uno strano gioco da lui chiamato "mazz'e' golf", ha provato la vertigine di lanciarsi ripetute volte a mo' di kamikaze su un futon col suo compagno di merende unenne Giorgino, ha chiesto e ottenuto dalla Befana tre cannoncini ripieni di crema assicurandosi che "a te mamma ha portato il carbone?".
"Avrebbe dovuto?"
"No perchè io ti adoro"
"Grazie, Bruco, sei molto caro"
"Prego"
E così stamattina alle ore 8.10 è scattata la domanda: "Mamma, dove andiamo?"
"..." (attimo di suspence)
"A scuola"
Ha protestato. Parecchio.
Ma la parola d'ordine in questi casi è "distrazione".
Bisogna distrarli, per sopravvivere. Colpirli nei loro punti deboli, ammansire la furia accendendo l'interesse.
"Guarda, Bruco, hai ragione, oggi è proprio una giornata difficile. Secondo me ci serve l'aiuto dei Supereroi"
Lui si è placato.
Poi siamo andati a scuola con la canotta di Spiderman, la maglietta di Capitan America, le mutande dell'Incredibile Hulk, il pupazzo di Batman e pure un generico robot anni '80 che come scorta un robot armato di razzi fotonici fa sempre comodo.
C'è chi beve quattro caffè e chi si circonda di Supereroi.
Qualunque sia la vostra droga, buon primo lunedì dell'anno.
giovedì 20 dicembre 2012
Brandelli di Natale
"Mamma, Babbo Natale e la Befana sono sposati?"
(panico)
(che gli dico?)
(ma soprattutto: sono felicemente sposati, separati in casa o hanno già divorziato?)
"Mamma, la Befana se non sono bravo mi porta il carburante?"
"Bruco, si chiama carbone..."
(magari portasse il carburante)
"Mamma io fino a Natale voglio mettermi la maglietta dell'Inter"
"Bruco, sarebbe meglio di no"
"Perchè?"
"Perchè a scuola non è indicata"
"Allora la tengo sopra il pigiama"
"No. Cioè, no"
"Perchè?"
"Perchè... ci sudi. E poi va lavata ogni tanto. Ti metto quella a strisce orizzontali nere e azzurre"
"No, io vojo quella con lo stemma e col baffo"
(aiuto. ha solo 3 anni)
E poi ieri c'è stata la festa di Natale all'asilo, questo Natale che è il primo di cui ti rendi veramente conto e che noi non è che l'avessimo mai tanto festeggiato e invece adesso facciamo l'albero e prepariamo pacchettini per quegli amici che ci stanno sempre vicini e cospargiamo di colla tutto il parquet ma non importa.
E niente, a me i lustrini non è che mi piaccian tanto, e tutto lo spreco che si fa, e le convenzioni, le mail di auguri coi gattini travestiti da Babbi Natale che t'intasano la posta, le cene aziendali volemose bbene, i lavoretti a casa, la gatta che si mangia i rami del finto abete e poi vomita, il pranzo infinito, i canditi scartati e mille altre cose che tutti gli anni mi danno da pensare.
Però, lo devo dire, ieri quando sono entrata nel cortile della scuola e ti ho visto che cantavi la canzone delle renne, col tuo cappello da Spiderman e lo sguardo perso chissà dove, insieme ad altri cinquanta bimbetti tutti infagottati e qualche educatrice indefessa, mi sono commossa.
Soprattutto quando hai visto che ero lì, in mezzo agli altri genitori, e il tuo musetto si è allargato in un sorriso che nessuno mai me l'ha fatto, un sorriso così. E mi hai indicata col ditino e sei rimasto immobile con l'indice puntato a dire "eccoti, ti ho trovata e non ti mollo più".
Che babbazzo che sei.
E soprattutto che babbazza che sono io.
E vabbè, Buon Natale allora.
Ps: Come da tradizione, alla lotteria di Natale non abbiamo vinto niente.
Pps: A Babbo Natale il Bruco ha chiesto: un'escavatrice gialla, una caserma dei pompieri, e un barattolo di miele "che me lo mangio tutto io intero".
Ppps: Io mi accontenterei che il pranzo con lo zio Davide e lo zio Jonny andasse un po' meglio dello scorso anno.
(panico)
(che gli dico?)
(ma soprattutto: sono felicemente sposati, separati in casa o hanno già divorziato?)
"Mamma, la Befana se non sono bravo mi porta il carburante?"
"Bruco, si chiama carbone..."
(magari portasse il carburante)
"Mamma io fino a Natale voglio mettermi la maglietta dell'Inter"
"Bruco, sarebbe meglio di no"
"Perchè?"
"Perchè a scuola non è indicata"
"Allora la tengo sopra il pigiama"
"No. Cioè, no"
"Perchè?"
"Perchè... ci sudi. E poi va lavata ogni tanto. Ti metto quella a strisce orizzontali nere e azzurre"
"No, io vojo quella con lo stemma e col baffo"
(aiuto. ha solo 3 anni)
E poi ieri c'è stata la festa di Natale all'asilo, questo Natale che è il primo di cui ti rendi veramente conto e che noi non è che l'avessimo mai tanto festeggiato e invece adesso facciamo l'albero e prepariamo pacchettini per quegli amici che ci stanno sempre vicini e cospargiamo di colla tutto il parquet ma non importa.
E niente, a me i lustrini non è che mi piaccian tanto, e tutto lo spreco che si fa, e le convenzioni, le mail di auguri coi gattini travestiti da Babbi Natale che t'intasano la posta, le cene aziendali volemose bbene, i lavoretti a casa, la gatta che si mangia i rami del finto abete e poi vomita, il pranzo infinito, i canditi scartati e mille altre cose che tutti gli anni mi danno da pensare.
Però, lo devo dire, ieri quando sono entrata nel cortile della scuola e ti ho visto che cantavi la canzone delle renne, col tuo cappello da Spiderman e lo sguardo perso chissà dove, insieme ad altri cinquanta bimbetti tutti infagottati e qualche educatrice indefessa, mi sono commossa.
Soprattutto quando hai visto che ero lì, in mezzo agli altri genitori, e il tuo musetto si è allargato in un sorriso che nessuno mai me l'ha fatto, un sorriso così. E mi hai indicata col ditino e sei rimasto immobile con l'indice puntato a dire "eccoti, ti ho trovata e non ti mollo più".
Che babbazzo che sei.
E soprattutto che babbazza che sono io.
E vabbè, Buon Natale allora.
Ps: Come da tradizione, alla lotteria di Natale non abbiamo vinto niente.
Pps: A Babbo Natale il Bruco ha chiesto: un'escavatrice gialla, una caserma dei pompieri, e un barattolo di miele "che me lo mangio tutto io intero".
Ppps: Io mi accontenterei che il pranzo con lo zio Davide e lo zio Jonny andasse un po' meglio dello scorso anno.
lunedì 17 dicembre 2012
Specchio specchio delle mie brame...
Al Nido trovi un po' ogni sorta di madri: quasi tutte sono di corsa, molte sono spettinate, alcune sono solo alla seconda tappa del giro consegna-figli, quasi tutte hanno le occhiaie e poche si ricordano come si chiamano.
E' l'effetto lattante, che per qualche mese o qualche anno (nel mio caso la seconda) ti riduce l'esistenza a una poltiglia dolciastra e indistinta con qualche serata di occasionale divertimento.
Poi ci sono anche le supermamme, quelle che alle 8 del mattino si presentano truccate e col tacco 12 all'ingresso dell'asilo, quelle che poi corrono in ufficio e sono altamente performanti, e che prima di sera vanno pure in palestra.
Ma di queste stronze parleremo un'altra volta.
Poi arrivi alla Scuola Materna. E tutto cambia. Quasi.
Qualche esponente del capello spettinato e tacco -12 c'è sempre (io tengo alto il valore della categoria) ma la tendenza generale è di un generico relax.
Almeno così mi era parso fino a pochi giorni fa.
Poi ho girato l'angolo e ho visto il "cantuccio dei lavoretti".
Flashback.
Alla riunione di classe a inizio mese viene comunicato a tutte le mamme di fare un lavoretto per Natale insieme al loro bimbo. Io non è che sia una grande esperta di craftwork, pur amandolo molto in via teorica e acquistando spesso prodotti artigianali.
Però, vabbè, s'ha da fà.
La domenica sera prima della consegna mi si accende la lampadina e mi ricordo (pessima) che per l'indomani serve il lavoretto.
Convoco il Bruco, ritagliamo un alberello di cartone da un ex imballaggio mobili, glielo faccio dipingere con le tempere e lo decoriamo con materiali di riciclo, tappi, fagioli secchi, quello che ho reperito in casa.
Non che sia uscita una meraviglia, però l'abbiamo fatto insieme.
Poi la mattina dopo lo portiamo, lo consegnamo, grazie grazie della maestra, io sto per andarmene quando sento la voce della bidella: "Però quelle della classe azzurra sono molto più creative".
Scusa??? No, dico, scusa????!!
Avete presente quando Griff dice "fifone" a Marty McFly? Quello.
La bidella ammicca al corridoio, io giro l'angolo e vedo.
Presepi in muschio vero e pelle umana con laghetti artificiali e pecore candite, renne di legno e rametti intarsiati oro come se piovesse, slitte adormate di frutti di bosco e noci come se non ci fosse un domani, alberi a grandezza naturale con rami decorati cuccagna style.
E capisco.
I lavoretti di Natale sono la versione per mamme dell'elezione per la Reginetta di bellezza.
E 'sticazzi.
Domanda numero uno: ma queste dove ce l'hanno il tempo?
Domanda numero due: quanto hanno speso in colorificio?
Domanda numero tre: i loro figli cosa facevano mentre le suddette creavano questi capolavori di craftwork natalizio?
E poi niente, mi son girata verso il nostro alberello sfigato e ho pensato che quando non ce l'hai nel DNA, di fare la Reginetta di bellezza, non ce l'hai nè a quindici anni nè a trentaquattro.
Però sai che c'è? L'anno prossimo baro anch'io e porto una versione a grandezza umana di quel ciccione di Babbo Natale con tutte le renne, gli elfi, e le slitte di 'sta ceppa.
(scherzo. forse.)
E' l'effetto lattante, che per qualche mese o qualche anno (nel mio caso la seconda) ti riduce l'esistenza a una poltiglia dolciastra e indistinta con qualche serata di occasionale divertimento.
Poi ci sono anche le supermamme, quelle che alle 8 del mattino si presentano truccate e col tacco 12 all'ingresso dell'asilo, quelle che poi corrono in ufficio e sono altamente performanti, e che prima di sera vanno pure in palestra.
Ma di queste stronze parleremo un'altra volta.
Poi arrivi alla Scuola Materna. E tutto cambia. Quasi.
Qualche esponente del capello spettinato e tacco -12 c'è sempre (io tengo alto il valore della categoria) ma la tendenza generale è di un generico relax.
Almeno così mi era parso fino a pochi giorni fa.
Poi ho girato l'angolo e ho visto il "cantuccio dei lavoretti".
Flashback.
Alla riunione di classe a inizio mese viene comunicato a tutte le mamme di fare un lavoretto per Natale insieme al loro bimbo. Io non è che sia una grande esperta di craftwork, pur amandolo molto in via teorica e acquistando spesso prodotti artigianali.
Però, vabbè, s'ha da fà.
La domenica sera prima della consegna mi si accende la lampadina e mi ricordo (pessima) che per l'indomani serve il lavoretto.
Convoco il Bruco, ritagliamo un alberello di cartone da un ex imballaggio mobili, glielo faccio dipingere con le tempere e lo decoriamo con materiali di riciclo, tappi, fagioli secchi, quello che ho reperito in casa.
Non che sia uscita una meraviglia, però l'abbiamo fatto insieme.
Poi la mattina dopo lo portiamo, lo consegnamo, grazie grazie della maestra, io sto per andarmene quando sento la voce della bidella: "Però quelle della classe azzurra sono molto più creative".
Scusa??? No, dico, scusa????!!
Avete presente quando Griff dice "fifone" a Marty McFly? Quello.
La bidella ammicca al corridoio, io giro l'angolo e vedo.
Presepi in muschio vero e pelle umana con laghetti artificiali e pecore candite, renne di legno e rametti intarsiati oro come se piovesse, slitte adormate di frutti di bosco e noci come se non ci fosse un domani, alberi a grandezza naturale con rami decorati cuccagna style.
E capisco.
I lavoretti di Natale sono la versione per mamme dell'elezione per la Reginetta di bellezza.
E 'sticazzi.
Domanda numero uno: ma queste dove ce l'hanno il tempo?
Domanda numero due: quanto hanno speso in colorificio?
Domanda numero tre: i loro figli cosa facevano mentre le suddette creavano questi capolavori di craftwork natalizio?
E poi niente, mi son girata verso il nostro alberello sfigato e ho pensato che quando non ce l'hai nel DNA, di fare la Reginetta di bellezza, non ce l'hai nè a quindici anni nè a trentaquattro.
Però sai che c'è? L'anno prossimo baro anch'io e porto una versione a grandezza umana di quel ciccione di Babbo Natale con tutte le renne, gli elfi, e le slitte di 'sta ceppa.
(scherzo. forse.)
mercoledì 12 dicembre 2012
Miracoli prenatalizi
"Buongiorno Signora, volevamo solo dirle che il Bruco piange per il mal di pancia, ha fatto la cacca due volte e insomma forse sarebbe il caso di venirlo a prendere"
Se c'è una cosa che terrorizza le madri (o almeno terrorizza me) è vedere sul display del loro telefonino il numero dell'asilo. Io quando vedo la scritta "scuola materna" lampeggiare sul cellulare che anche vibra e pure suona, l'angoscia mi pervade le ossa.
Perchè se ti chiamano dall'asilo le opzioni possibili sono tre:
1- tuo figlio ha la febbre
2- tuo figlio ha cagato più di due volte
3- tuo figlio si è spaccato la testa dopo essere inciampato nei piedi di un compagno
(ci sono altre opzioni ma sono meno frequenti/probabili, tipo il terremoto, gli sconosciuti che s'infiltrano nel plesso scolastico e i pezzi di cotenna di maiale dentro le lasagne di Milano Ristorazione)
Ora, dovete sapere che negli ultimi 3 giorni di asilo del Bruco, questa chiamata del terrore che se rispondi sei morto stile The Ring io l'ho ricevuta 3 volte. No, dico, 3 volte.
Che poi spiegare al tuo capo, maschio e senza figli, che per tre giorni consecutivi devi uscire prima perchè tuo figlio caga troppo sa proprio di balla colossale.
Soprattutto se in ufficio i termosifoni sono guasti e si lavora con 10 gradi e i guanti indosso.
Così ieri, dopo aver chiamato il pediatra ed essermi fatta rassicurare sul fatto che l'indisposizione intestinale del Bruco potrebbe durare altri dieci giorni, ho chiamato la maestra dell'asilo e mostrando compostezza le ho detto:
"Senta, il Bruco si è appena scofanato due fette di torta e una banana, e ora sta facendo stage diving dal divano su una folla di pupazzi che comprende Batman, i Barbapapà, l'orsetto Teddy e la bambola cinese targata Ikea. Io credo che stia bene, e che non abbia mal di pancia. Domani lo porto a scuola, e a meno che non abbia crisi convulsive o attacchi di vomito incoercibile non chiamatemi"
"No ma infatti avevo il dubbio che potesse essere un capriccio... perchè poi lui non vuole mai dormire e forse..."
In tre anni di onorata carriera di madre, è la prima volta che metto in dubbio la buona fede del Bruco.
Ma a questo punto un po' lo conosco. E' un bambino parecchio sveglio, e in fondo non sarebbe stato normale se non ci avesse provato.
"Bruco senti allora visto che hai mal di pancia stasera ti faccio il riso bianco?"
"No! Vojo la pasta col pesto. E il polpettone col purè"
"Eh ma se hai mal di pancia come si fa? Si mangia leggero e si va a nanna subito..."
"Mi sa che mi è passato, mamma"
"Eh, Bruco, sotto Natale dice che capitano, i miracoli"
Se c'è una cosa che terrorizza le madri (o almeno terrorizza me) è vedere sul display del loro telefonino il numero dell'asilo. Io quando vedo la scritta "scuola materna" lampeggiare sul cellulare che anche vibra e pure suona, l'angoscia mi pervade le ossa.
Perchè se ti chiamano dall'asilo le opzioni possibili sono tre:
1- tuo figlio ha la febbre
2- tuo figlio ha cagato più di due volte
3- tuo figlio si è spaccato la testa dopo essere inciampato nei piedi di un compagno
(ci sono altre opzioni ma sono meno frequenti/probabili, tipo il terremoto, gli sconosciuti che s'infiltrano nel plesso scolastico e i pezzi di cotenna di maiale dentro le lasagne di Milano Ristorazione)
Ora, dovete sapere che negli ultimi 3 giorni di asilo del Bruco, questa chiamata del terrore che se rispondi sei morto stile The Ring io l'ho ricevuta 3 volte. No, dico, 3 volte.
Che poi spiegare al tuo capo, maschio e senza figli, che per tre giorni consecutivi devi uscire prima perchè tuo figlio caga troppo sa proprio di balla colossale.
Soprattutto se in ufficio i termosifoni sono guasti e si lavora con 10 gradi e i guanti indosso.
Così ieri, dopo aver chiamato il pediatra ed essermi fatta rassicurare sul fatto che l'indisposizione intestinale del Bruco potrebbe durare altri dieci giorni, ho chiamato la maestra dell'asilo e mostrando compostezza le ho detto:
"Senta, il Bruco si è appena scofanato due fette di torta e una banana, e ora sta facendo stage diving dal divano su una folla di pupazzi che comprende Batman, i Barbapapà, l'orsetto Teddy e la bambola cinese targata Ikea. Io credo che stia bene, e che non abbia mal di pancia. Domani lo porto a scuola, e a meno che non abbia crisi convulsive o attacchi di vomito incoercibile non chiamatemi"
"No ma infatti avevo il dubbio che potesse essere un capriccio... perchè poi lui non vuole mai dormire e forse..."
In tre anni di onorata carriera di madre, è la prima volta che metto in dubbio la buona fede del Bruco.
Ma a questo punto un po' lo conosco. E' un bambino parecchio sveglio, e in fondo non sarebbe stato normale se non ci avesse provato.
"Bruco senti allora visto che hai mal di pancia stasera ti faccio il riso bianco?"
"No! Vojo la pasta col pesto. E il polpettone col purè"
"Eh ma se hai mal di pancia come si fa? Si mangia leggero e si va a nanna subito..."
"Mi sa che mi è passato, mamma"
"Eh, Bruco, sotto Natale dice che capitano, i miracoli"
lunedì 12 novembre 2012
Eco-schiscetta (proletaria)
Qualcuno la chiama "eco snack bag".
A casa di Orlando si chiama eco-schiscetta.
Farà ridere ma, l'abbiamo detto tante volte, è dalle piccole cose che si può fare ecologia e impattare meno sull'ambiente.
E considerato che almeno un paio di volte al mese Milano Ristorazione ci abbandona e sulla soglia dell'asilo compare a caratteri cubitali la scritta "domani la refezione non è garantita", di necessità virtù.
"Bruco, per mercoledì bisogna portare la schiscetta. Che panini vuoi?"
"Non li vojo, i panini, vojo la pasta"
E già perchè lui, il Bruco, è un tradizionalista in fatto di cibo. Mangia tutto, ma se può scegliere lui vuole la pasta. Solo che all'asilo quel tipo di schiscetta lì mica te la fanno portare: per comodità vogliono i panini e le merendine. Niente roba da frigo, come lo yogurt, e solo frutta che il bambino possa mangiare senza l'intervento dell'adulto (praticamente solo la banana).
E così molti genitori comprano cibo confezionato perchè è più comodo, pratico e veloce.
Solo che tutto questo pragmatismo non è mica tanto "green": non mi soffermo sugli aspetti nutrizionali di tramezzini confezionati e merendine perchè quello è un altro argomento e non voglio aprire oggi il vaso di pandora, ma pensate solo agli imballi e agli incarti.
Quasi sempre di plastica, trasparente o di quella internamente argentata, che poi a sua volta stava dentro una confezione più grande di carta che stava dentro un'altra di plastica che stava insieme a mille altre confezioni in scatoloni che stavano... vabbè insomma ci siamo capiti.
Ergo, impegniamoci una minima e creiamo una bella eco-schiscetta da infilare nello zainetto dei baby-affamati: i panini li assembliamo noi col pane che abbiamo comprato sfuso dal panettiere (non con i panbauletti che stavano nella plastica e che peraltro contengono tutto tranne la farina e l'acqua di cui è fatto il pane), con formaggio, prosciutto, pomodori o qualunque altra cosa possibilmente che rispetti il concetto del non imballato di cui dicevamo sopra, e poi li avvolgiamo in un bel tovagliolo colorato facendo un nodo così non si scompongono e non si sbriciolano.
Idem per la merenda: una fetta di torta fatta in casa o dei biscotti autoprodotti possono sostituire la merendina confezionata, magari chiusi dentro una scatola di latta che si può riutilizzare all'infinito e li mantiene freschi per la giornata.
Per la frutta, in alternativa alla banana, si possono portare degli spicchi di mela o pera già tagliati, o di mandarino già sbucciati, dentro un vecchio vasetto di yogurt in vetro.
Tanto per dire.
"Allora, pomodoro e ricotta va bene?"
"No, vojo la pasta"
"Bruco, mica te la posso infilare dentro il panino..."
"Allora frittata"
"Questo è già più concepibile. Il panino con la frittata è un grande classico della schiscetta proletaria, quasi più della michetta con la mortadella. Bravo Bruco, hai avuto una bella idea per la schiscetta"
"Non vojo la schiscetta, mi si infila nei denti"
Ancora non ha introiettato il concetto di schiscetta, ma ci si può lavorare.
Grazie a Milano Ristorazione diventerà un concetto familiare.
A casa di Orlando si chiama eco-schiscetta.
Farà ridere ma, l'abbiamo detto tante volte, è dalle piccole cose che si può fare ecologia e impattare meno sull'ambiente.
E considerato che almeno un paio di volte al mese Milano Ristorazione ci abbandona e sulla soglia dell'asilo compare a caratteri cubitali la scritta "domani la refezione non è garantita", di necessità virtù.
"Bruco, per mercoledì bisogna portare la schiscetta. Che panini vuoi?"
"Non li vojo, i panini, vojo la pasta"
E già perchè lui, il Bruco, è un tradizionalista in fatto di cibo. Mangia tutto, ma se può scegliere lui vuole la pasta. Solo che all'asilo quel tipo di schiscetta lì mica te la fanno portare: per comodità vogliono i panini e le merendine. Niente roba da frigo, come lo yogurt, e solo frutta che il bambino possa mangiare senza l'intervento dell'adulto (praticamente solo la banana).
E così molti genitori comprano cibo confezionato perchè è più comodo, pratico e veloce.
Solo che tutto questo pragmatismo non è mica tanto "green": non mi soffermo sugli aspetti nutrizionali di tramezzini confezionati e merendine perchè quello è un altro argomento e non voglio aprire oggi il vaso di pandora, ma pensate solo agli imballi e agli incarti.
Quasi sempre di plastica, trasparente o di quella internamente argentata, che poi a sua volta stava dentro una confezione più grande di carta che stava dentro un'altra di plastica che stava insieme a mille altre confezioni in scatoloni che stavano... vabbè insomma ci siamo capiti.
Ergo, impegniamoci una minima e creiamo una bella eco-schiscetta da infilare nello zainetto dei baby-affamati: i panini li assembliamo noi col pane che abbiamo comprato sfuso dal panettiere (non con i panbauletti che stavano nella plastica e che peraltro contengono tutto tranne la farina e l'acqua di cui è fatto il pane), con formaggio, prosciutto, pomodori o qualunque altra cosa possibilmente che rispetti il concetto del non imballato di cui dicevamo sopra, e poi li avvolgiamo in un bel tovagliolo colorato facendo un nodo così non si scompongono e non si sbriciolano.
Idem per la merenda: una fetta di torta fatta in casa o dei biscotti autoprodotti possono sostituire la merendina confezionata, magari chiusi dentro una scatola di latta che si può riutilizzare all'infinito e li mantiene freschi per la giornata.
Per la frutta, in alternativa alla banana, si possono portare degli spicchi di mela o pera già tagliati, o di mandarino già sbucciati, dentro un vecchio vasetto di yogurt in vetro.
Tanto per dire.
"Allora, pomodoro e ricotta va bene?"
"No, vojo la pasta"
"Bruco, mica te la posso infilare dentro il panino..."
"Allora frittata"
"Questo è già più concepibile. Il panino con la frittata è un grande classico della schiscetta proletaria, quasi più della michetta con la mortadella. Bravo Bruco, hai avuto una bella idea per la schiscetta"
"Non vojo la schiscetta, mi si infila nei denti"
Ancora non ha introiettato il concetto di schiscetta, ma ci si può lavorare.
Grazie a Milano Ristorazione diventerà un concetto familiare.
giovedì 8 novembre 2012
Il suo nome è Bond
Lo so. Sono passati 8 giorni dall'ultimo post. No ma siamo sempre vivi. E' che qua tra lavoro, paralavoro e rigurgiti di vita sociale non abbiamo abbastanza ore.
E come se non bastasse i supermercati e le vetrine si sono già riempiti di panettoni e lustrini natalizi tanto per metterci un po' di ansia e farci capire che tempus fugit.
Il Bruco prosegue la sua campagna "No Scuola" giorno dopo giorno: vediamo, lunedì mattina si è attaccato alla mia gamba urlando "Mamma non mi lasciare" con un dosaggio degli acuti e dei bassi che i migliori attori drammatici a teatro se lo sognano; invece martedì ha inscenato davanti allo specchio un balletto che John Travolta lèvati: sulle note di She Caught The Katy ci ha comunicato che non poteva andare a scuola perchè doveva ballare.
Non c'è che dire, il ragazzino ha fantasia.
Poi ieri quando sono andata a prenderlo gli ho chiesto: "Allora Bruco, come va coi compagni nuovi?"
Non risponde.
"C'è qualche nuovo amico?"
Niente.
"E le femmine come sono?"
"L'Alice è bella e profumata"
Apperò.
Allora qualcosa ribolle sotto la scorza di indifferenza.
Io e l'Interista invece, dopo mesi di uscite in separata sede (per la serie: ci divertiamo uno per volta che divertirsi insieme magari è pericoloso), siamo riusciti ad andare al cinema.
Di sera! Insieme. Roba da pazzi.
E infatti siamo stati puniti, durante e dopo la visione.
Immaginate: arriviamo al multisala (eh sì, l'Interista è fissato con le caratteristiche tecniche delle sale cinematografiche), prendiamo i biglietti in supersconto grazie all'Ikea Family (no, non mi sponsorizzano, è giusto un'informazione di servizio visto che alla cassa del cinema la convenzione è riportata su un francobollo) ed entriamo in sala.
Quinta fila dal basso, appiccicati allo schermo: io perchè voglio stare vicina vicina a Daniel Craig, l'Interista perchè odia lo scricchiolio dei popcorn nella bocca delle persone.
Sfilza di trailer, ruggito del leone... sbam! Un colpo nelle reni.
Famiglia, madre, padre, due femmine e un maschio.
5 teste di cazzo concentrate nei sedili dietro di noi.
E qui, da genitore, pongo un interrogativo sulla maleducazione dei genitori.
Non dei figli, dei genitori.
Se decidi di portare tuo figlio di 8 anni a vedere Skyfall (cosa che già mi sembra discutibile) non puoi permettergli di parlare e alzarsi e muoversi per tutta, dico tutta, la durata del film.
Soprattutto perchè se io vado al cinema come tregua momentanea dal mio, di figlio, non voglio di sicuro farmi rompere le palle da quello di qualcun'altro.
"Concentrati su Craig, concentrati su Craig" mi dicevo.
Poi a un certo punto mi sono girata, ho guardato la madre dritta negli occhi.
Male, l'ho guardata male. E con disprezzo. E lei mi ha sorriso.
Come dire: so' ragazzi.
No. No. Sei tu che sei una rincoglionita, e per colpa di gente come te mezzo mondo odia la categoria dei genitori.
Poi torniamo a casa. Il Bruco dorme beato, la Nonna ha stirato di nascosto tutto quello che io ho imboscato accartocciandolo con cura maniacale nei nostri cassetti.
L'Interista la riaccompagna a casa e, seconda punizione per esserci divertiti insieme nella stessa sera, a casa della Nonna ci sono i ladri.
Ormai immedesimatosi in Bond, l'Interista li stana e danno vita a un inseguimento serrato sui tetti della Comasina... ah no, quello era un altro film.
In questo, il ladro si è lanciato dalla finestra ed è scappato.
Morale: ai genitori non sono concessi svago e divertimento, e nel caso, vengono istantaneamente puniti.
Ma siccome siamo amanti del pericolo, a breve ritenteremo: magari con la seconda fila dal basso, e allo spettacolo delle 14...
E come se non bastasse i supermercati e le vetrine si sono già riempiti di panettoni e lustrini natalizi tanto per metterci un po' di ansia e farci capire che tempus fugit.
Il Bruco prosegue la sua campagna "No Scuola" giorno dopo giorno: vediamo, lunedì mattina si è attaccato alla mia gamba urlando "Mamma non mi lasciare" con un dosaggio degli acuti e dei bassi che i migliori attori drammatici a teatro se lo sognano; invece martedì ha inscenato davanti allo specchio un balletto che John Travolta lèvati: sulle note di She Caught The Katy ci ha comunicato che non poteva andare a scuola perchè doveva ballare.
Non c'è che dire, il ragazzino ha fantasia.
Poi ieri quando sono andata a prenderlo gli ho chiesto: "Allora Bruco, come va coi compagni nuovi?"
Non risponde.
"C'è qualche nuovo amico?"
Niente.
"E le femmine come sono?"
"L'Alice è bella e profumata"
Apperò.
Allora qualcosa ribolle sotto la scorza di indifferenza.
Io e l'Interista invece, dopo mesi di uscite in separata sede (per la serie: ci divertiamo uno per volta che divertirsi insieme magari è pericoloso), siamo riusciti ad andare al cinema.
Di sera! Insieme. Roba da pazzi.
E infatti siamo stati puniti, durante e dopo la visione.
Immaginate: arriviamo al multisala (eh sì, l'Interista è fissato con le caratteristiche tecniche delle sale cinematografiche), prendiamo i biglietti in supersconto grazie all'Ikea Family (no, non mi sponsorizzano, è giusto un'informazione di servizio visto che alla cassa del cinema la convenzione è riportata su un francobollo) ed entriamo in sala.
Quinta fila dal basso, appiccicati allo schermo: io perchè voglio stare vicina vicina a Daniel Craig, l'Interista perchè odia lo scricchiolio dei popcorn nella bocca delle persone.
Sfilza di trailer, ruggito del leone... sbam! Un colpo nelle reni.
Famiglia, madre, padre, due femmine e un maschio.
5 teste di cazzo concentrate nei sedili dietro di noi.
E qui, da genitore, pongo un interrogativo sulla maleducazione dei genitori.
Non dei figli, dei genitori.
Se decidi di portare tuo figlio di 8 anni a vedere Skyfall (cosa che già mi sembra discutibile) non puoi permettergli di parlare e alzarsi e muoversi per tutta, dico tutta, la durata del film.
Soprattutto perchè se io vado al cinema come tregua momentanea dal mio, di figlio, non voglio di sicuro farmi rompere le palle da quello di qualcun'altro.
"Concentrati su Craig, concentrati su Craig" mi dicevo.
Poi a un certo punto mi sono girata, ho guardato la madre dritta negli occhi.
Male, l'ho guardata male. E con disprezzo. E lei mi ha sorriso.
Come dire: so' ragazzi.
No. No. Sei tu che sei una rincoglionita, e per colpa di gente come te mezzo mondo odia la categoria dei genitori.
Poi torniamo a casa. Il Bruco dorme beato, la Nonna ha stirato di nascosto tutto quello che io ho imboscato accartocciandolo con cura maniacale nei nostri cassetti.
L'Interista la riaccompagna a casa e, seconda punizione per esserci divertiti insieme nella stessa sera, a casa della Nonna ci sono i ladri.
Ormai immedesimatosi in Bond, l'Interista li stana e danno vita a un inseguimento serrato sui tetti della Comasina... ah no, quello era un altro film.
In questo, il ladro si è lanciato dalla finestra ed è scappato.
Morale: ai genitori non sono concessi svago e divertimento, e nel caso, vengono istantaneamente puniti.
Ma siccome siamo amanti del pericolo, a breve ritenteremo: magari con la seconda fila dal basso, e allo spettacolo delle 14...
martedì 9 ottobre 2012
L'incredibile Lhuk
Oggi fa un mese che il Bruco frequenta la scuola materna.
Non sembra averla presa molto bene.
Ogni mattina, a casa di Orlando, ore 7.55.
"Buongiorno, Bruco! Il galletto ha cantato... dai, scendi dal letto che ci vestiamo"
"Dove andiamo oggi?"
"Amore, perchè me lo chiedi tutte le mattine? Io vado a lavoro, e tu vai a scuola"
"Noooooooooooooooooo!!!!!!! Basta con questa scuola!!!! Non mi fanno neanche andare in giardino!!!"
(per la serie "questa non è 'na vita, è 'na galera")
"Bruco mi dispiace che la scuola non ti piaccia, ma io devo lavorare"
"E il papà?"
"Il papà anche"
"Non è vero, lui gioca in partita"
"No amore, fidati. Se lui "giocasse in partita" io non dovrei andare a lavoro"
(tentativo numero 2)
"Mamma, ho male alla gamba"
"Come mai, Bruco?"
"Mi hanno picchiato a scuola"
(a stento non scoppio a ridere)
"Bruco non si dicono le bugie"
(tentativo numero 3)
"Mamma, se vado a scuola divento come l'incredibile Lhuk"
"Uhm. Questo è grave, in effetti. E come diventa l'incredibile Lhuk?"
"Tutto verde"
"Apperò. E come mai diventa verde?"
"Perchè mangia troppo veloce"
"E tu mangi troppo veloce?"
"Sì. Perchè sono un supereroe"
Care maestre, pare che per i prossimi tre anni avrete in classe un piccolo supereroe verde.
Vi farei pervenire delle istruzioni per l'uso, ma confido che sarà lui stesso a fornirle: oltre ad essere verde e a mangiare veloce, ha la lingua parecchio sciolta.
Non sembra averla presa molto bene.
Ogni mattina, a casa di Orlando, ore 7.55.
"Buongiorno, Bruco! Il galletto ha cantato... dai, scendi dal letto che ci vestiamo"
"Dove andiamo oggi?"
"Amore, perchè me lo chiedi tutte le mattine? Io vado a lavoro, e tu vai a scuola"
"Noooooooooooooooooo!!!!!!! Basta con questa scuola!!!! Non mi fanno neanche andare in giardino!!!"
(per la serie "questa non è 'na vita, è 'na galera")
"Bruco mi dispiace che la scuola non ti piaccia, ma io devo lavorare"
"E il papà?"
"Il papà anche"
"Non è vero, lui gioca in partita"
"No amore, fidati. Se lui "giocasse in partita" io non dovrei andare a lavoro"
(tentativo numero 2)
"Mamma, ho male alla gamba"
"Come mai, Bruco?"
"Mi hanno picchiato a scuola"
(a stento non scoppio a ridere)
"Bruco non si dicono le bugie"
(tentativo numero 3)
"Mamma, se vado a scuola divento come l'incredibile Lhuk"
"Uhm. Questo è grave, in effetti. E come diventa l'incredibile Lhuk?"
"Tutto verde"
"Apperò. E come mai diventa verde?"
"Perchè mangia troppo veloce"
"E tu mangi troppo veloce?"
"Sì. Perchè sono un supereroe"
Care maestre, pare che per i prossimi tre anni avrete in classe un piccolo supereroe verde.
Vi farei pervenire delle istruzioni per l'uso, ma confido che sarà lui stesso a fornirle: oltre ad essere verde e a mangiare veloce, ha la lingua parecchio sciolta.
venerdì 21 settembre 2012
Le faremo sapere
La settimana è trascorsa in un turbinio di staffette amical-parentali, col Bruco trasferito di mano in mano a tutti coloro che si sono offerti di babysitterarlo per qualche ora mentre io e l'Interista facevamo gli acrobati tra improbabili turni di lavoro e impegni di altra natura, appesantiti da incalzanti preoccupazioni.
"Interista, domani a chi lasciamo nostro figlio? Esce dall'asilo alle 11.30. Maledetto inserimento. Il Comune di Milano sta cercando di ucciderci lentamente, io lo so"
"Sono combattutto, non so chi scegliere"
"Oddio non abbiamo poi tutta questa scelta... Posso chiedere alla mamma di Viola se gli dà da mangiare e poi..."
"Non so se scegliere il Baffo o il Gobbo..."
"Scusa???!!?"
Ognuno ha le sue preoccupazioni. C'è chi si chiede dove lasciare il figlio e chi vive il dilemma di scegliere uno stagista.
Eh già. Perchè, come in tutte le redazioni che si rispettino, ci sono i cicli: stagista che vai, stagista che vieni. Ora è giunto il momento per l'Interista (che a sua volta lo fu anni orsono) di scegliere lo stagista di turno. Anzi, gli stagisti, visto che ne servono due. Trattati bene, eh. Retribuiti. E imparano pure un mestiere. E' bene dirlo perchè in Italia si sa che queste cose mica sono scontate. Io anni fa figuratevi che feci uno stage non pagato nella redazione di un reality show sul sesso. Tre mesi a chiedermi come fosse accaduto che dopo dieci anni di studio del latino mi ritrovavo circondata da falli finti fluorescenti e altre amenità. No ma mi son divertita, eh.
Ma torniamo agli aspiranti stagisti nerazzurri.
Dopo attenta selezione del Curriculum Vitae, ecco chi sono i candidati che tormentano le notti dell'Interista.
Il Baffo
Giovane, interista e disoccupato.
Formazione eterogena, esperto di pallavolo, cinefilo e dotato di importanti baffi scuri che gli danno un tocco retrò. Quando è entrato in redazione, qualcuno ha mormorato "adesso prendiamo anche i comunisti".
L'Interista l'ha amato da subito: "è ccomunista così" mi ha detto alzando il doppio pugno di Verdoniana memoria.
"Gli hai chiesto se sarebbe disposto a tagliarsi i baffi per andare in video?"
Ed è stata subito crisi.
Il Gobbo
Biondo, belloccio con naso importante, una specie di sosia di Owen Wilson.
Molto competente in materia calcistica, è juventino.
"Scusa ma com'è possibile che un gobbo voglia fare uno stage in ambiente interista?"
"Si è definito 'juventino non moggiano'"
"Quindi potresti sceglierlo? In fondo è caruccio, bravo, competente..."
"Non se ne parla"
Le femmine
"Ma stagiste femmine stavolta niente?" (nella redazione dell'Interista sono molto attenti alle quote rosa)
"Ce ne sono un paio, però..."
"Però?"
"Una sembra brava, scrive già di sport, è carina..."
"Però?"
"Essendo femmina..."
"Mi sto già incazzando, ti avverto..."
"No, è che oggettivamente non ci sono molte donne, anche calciofile, che sanno descrivere una diagonale verticale"
"Ok, faccio finta di non aver sentito. L'altra?"
"L'altra... ha lasciato trapelare simpatie milaniste"
"Oddio. Ma che hanno 'sti giovani? Cioè, dico io, non c'è più la fede calcistica di una volta"
Secondo voi chi saranno i prescelti?
Ovviamente, vi faremo sapere.
"Interista, domani a chi lasciamo nostro figlio? Esce dall'asilo alle 11.30. Maledetto inserimento. Il Comune di Milano sta cercando di ucciderci lentamente, io lo so"
"Sono combattutto, non so chi scegliere"
"Oddio non abbiamo poi tutta questa scelta... Posso chiedere alla mamma di Viola se gli dà da mangiare e poi..."
"Non so se scegliere il Baffo o il Gobbo..."
"Scusa???!!?"
Ognuno ha le sue preoccupazioni. C'è chi si chiede dove lasciare il figlio e chi vive il dilemma di scegliere uno stagista.
Eh già. Perchè, come in tutte le redazioni che si rispettino, ci sono i cicli: stagista che vai, stagista che vieni. Ora è giunto il momento per l'Interista (che a sua volta lo fu anni orsono) di scegliere lo stagista di turno. Anzi, gli stagisti, visto che ne servono due. Trattati bene, eh. Retribuiti. E imparano pure un mestiere. E' bene dirlo perchè in Italia si sa che queste cose mica sono scontate. Io anni fa figuratevi che feci uno stage non pagato nella redazione di un reality show sul sesso. Tre mesi a chiedermi come fosse accaduto che dopo dieci anni di studio del latino mi ritrovavo circondata da falli finti fluorescenti e altre amenità. No ma mi son divertita, eh.
Ma torniamo agli aspiranti stagisti nerazzurri.
Dopo attenta selezione del Curriculum Vitae, ecco chi sono i candidati che tormentano le notti dell'Interista.
Il Baffo
Giovane, interista e disoccupato.
Formazione eterogena, esperto di pallavolo, cinefilo e dotato di importanti baffi scuri che gli danno un tocco retrò. Quando è entrato in redazione, qualcuno ha mormorato "adesso prendiamo anche i comunisti".
L'Interista l'ha amato da subito: "è ccomunista così" mi ha detto alzando il doppio pugno di Verdoniana memoria.
"Gli hai chiesto se sarebbe disposto a tagliarsi i baffi per andare in video?"
Ed è stata subito crisi.
Il Gobbo
Biondo, belloccio con naso importante, una specie di sosia di Owen Wilson.
Molto competente in materia calcistica, è juventino.
"Scusa ma com'è possibile che un gobbo voglia fare uno stage in ambiente interista?"
"Si è definito 'juventino non moggiano'"
"Quindi potresti sceglierlo? In fondo è caruccio, bravo, competente..."
"Non se ne parla"
Le femmine
"Ma stagiste femmine stavolta niente?" (nella redazione dell'Interista sono molto attenti alle quote rosa)
"Ce ne sono un paio, però..."
"Però?"
"Una sembra brava, scrive già di sport, è carina..."
"Però?"
"Essendo femmina..."
"Mi sto già incazzando, ti avverto..."
"No, è che oggettivamente non ci sono molte donne, anche calciofile, che sanno descrivere una diagonale verticale"
"Ok, faccio finta di non aver sentito. L'altra?"
"L'altra... ha lasciato trapelare simpatie milaniste"
"Oddio. Ma che hanno 'sti giovani? Cioè, dico io, non c'è più la fede calcistica di una volta"
Secondo voi chi saranno i prescelti?
Ovviamente, vi faremo sapere.
martedì 18 settembre 2012
Primo giorno
Ieri sera alle 22.13 faceva lo spavaldo saltando sul letto al grido "Vojo andare a scuola, vojo andare a scuola" (che poi tecnicamente è l'asilo ma lui lo chiama scuola e tant'è).
Stamattina alle 8.50 cristonavo per tirarlo giù dal letto come nella miglior tradizione de "la sera leoni e la mattina...".
Si è alzato trascinando le gambe e stropicciandosi gli occhi e mi ha raggiunta in cucina.
"Mamma, dove andiamo?"
"Alla nuova scuola, Bruco. Sei contento?"
"Come si chiamano le maestre?"
"Patrizia e Laura. Vuoi sapere anche i nomi dei tuoi compagni nuovi?"
"No, i compagni non m'interessano"
Mi sembra un ottimo inizio.
Arriviamo con un quarto d'ora d'anticipo davanti all'ingresso, dove una decina di bimbi urlanti aspetta di cominciare la nuova avventura.
"Guarda, Bruco, lì c'è uno dei tuoi nuovi compagni, Sasha!"
"No"
"Ok. Proviamo con Silvia, quella bimbetta laggiù?"
"Dove sono le maestre?"
Vabbè, sull'argomento compagni non è ricettivo.
Finalmente il portone si apre, entriamo diretti verso la classe verde.
Il Bruco paralizzato mi si attacca alla gamba e guarda con orrore la schiera di quattrenni e cinquenni che costituiscono il comitato di accoglienza.
Da sfasata quale sono ho dimenticato le ciabatte, le foto, l'asciugamano, la qualunque.
Tanto per far sentire mio figlio a suo agio, ecco.
E' solo il primo giorno e io non ce la sto facendo.Yuppi.
Ore 10.14: il Bruco si dirige verso la minicucina e litiga con una bimba pakistana per il possesso dei mestoli di legno.
Ore 10.20: seduto al tavolo con foglio e pennarelli, la maestra gli chiede cosa vuole disegnare e lui in un accesso di follia inizia a picchiare le punte sul tavolo emettendo versi simili a grugniti.
Ore 10.39: il Bruco deve fare la pipì, ma essendoci 4 minicessi tutti in fila e volendo provarli tutti, la fa a rate, un po' in ciascun minicesso, con pessimi risultati.
Ore 10.45: torna sorridente con un foglio tutto scarabocchiato.
Ore 10.50: la maestra Laura viene a dirmi che "Orlando fa tanto il duro ma poi si scioglie subito". (praticamente è un babbo di minchia come sua madre e l'hanno già sgamato)
Ore 11: usciamo e recuperiamo l'Interista, che nel frattempo si è aggirato per il parco con un passeggino vuoto, arrovellandosi nel dilemma dei nuovi stagisti da scegliere (ma questa è un'altra storia e ve la racconto domani perchè è troppo divertente per tacerla)
La buona notizia della giornata è che questo è l'ultimo Bruco-inserimento della nostra vita.
Stamattina alle 8.50 cristonavo per tirarlo giù dal letto come nella miglior tradizione de "la sera leoni e la mattina...".
Si è alzato trascinando le gambe e stropicciandosi gli occhi e mi ha raggiunta in cucina.
"Mamma, dove andiamo?"
"Alla nuova scuola, Bruco. Sei contento?"
"Come si chiamano le maestre?"
"Patrizia e Laura. Vuoi sapere anche i nomi dei tuoi compagni nuovi?"
"No, i compagni non m'interessano"
Mi sembra un ottimo inizio.
Arriviamo con un quarto d'ora d'anticipo davanti all'ingresso, dove una decina di bimbi urlanti aspetta di cominciare la nuova avventura.
"Guarda, Bruco, lì c'è uno dei tuoi nuovi compagni, Sasha!"
"No"
"Ok. Proviamo con Silvia, quella bimbetta laggiù?"
"Dove sono le maestre?"
Vabbè, sull'argomento compagni non è ricettivo.
Finalmente il portone si apre, entriamo diretti verso la classe verde.
Il Bruco paralizzato mi si attacca alla gamba e guarda con orrore la schiera di quattrenni e cinquenni che costituiscono il comitato di accoglienza.
Da sfasata quale sono ho dimenticato le ciabatte, le foto, l'asciugamano, la qualunque.
Tanto per far sentire mio figlio a suo agio, ecco.
E' solo il primo giorno e io non ce la sto facendo.Yuppi.
Ore 10.14: il Bruco si dirige verso la minicucina e litiga con una bimba pakistana per il possesso dei mestoli di legno.
Ore 10.20: seduto al tavolo con foglio e pennarelli, la maestra gli chiede cosa vuole disegnare e lui in un accesso di follia inizia a picchiare le punte sul tavolo emettendo versi simili a grugniti.
Ore 10.39: il Bruco deve fare la pipì, ma essendoci 4 minicessi tutti in fila e volendo provarli tutti, la fa a rate, un po' in ciascun minicesso, con pessimi risultati.
Ore 10.45: torna sorridente con un foglio tutto scarabocchiato.
Ore 10.50: la maestra Laura viene a dirmi che "Orlando fa tanto il duro ma poi si scioglie subito". (praticamente è un babbo di minchia come sua madre e l'hanno già sgamato)
Ore 11: usciamo e recuperiamo l'Interista, che nel frattempo si è aggirato per il parco con un passeggino vuoto, arrovellandosi nel dilemma dei nuovi stagisti da scegliere (ma questa è un'altra storia e ve la racconto domani perchè è troppo divertente per tacerla)
La buona notizia della giornata è che questo è l'ultimo Bruco-inserimento della nostra vita.
lunedì 10 settembre 2012
Gioco vecchio fa buon brodo
Sarà che tra settembre e dicembre si concentrano la maggioranza dei compleanni dei Brucofriends.
Sarà che anche il suo compleanno è in questo periodo.
Sarà che il suddetto periodo festaiolo culmina col Natale.
Ma insomma mi sembra una buona occasione per parlare di giochi.
Il mondo dei giochi per bambini è un business infernale fatto di pubblicità con orrende canzoncine, colori acidi, packaging estremi e invenzioni perverse come le bambole tatuate che si abbronzano al sole. E tanta, tanta plastica. E tanto, tanto spreco.
No, non voglio tirarvi una pezza infinita sui giochi di legno, e quelli di una volta che si sono estinti, e si stava meglio quando eravamo poveri e giocavamo nei cortili (anche se...).
Però, qualcosa mi sento di dirla in virtù della mia quasi triennale esperienza in materia:
1. ai bambini servono molti meno giochi di quelli che hanno
2. dopo i primi 3 giorni, il gioco nuovo che se non glielo compravi veniva giù il mondo non se lo filano più neanche di striscio
3. ai bambini importa di più con chi giocano e non con cosa giocano
4. i bambini, se non indotti dai genitori, non fanno caso se un gioco è nuovo o usato
5. alcuni giochi si possono costruire in casa con pochissima spesa (anche di tempo) e massima resa
6. il gioco del vicino è sempre più bello (e questo la dice lunga sul valore)
7. non esistono giochi da maschi e giochi da femmine (anche se l'Interista non la pensa così)
Il Bruco in materia di giochi è fortunato, perchè avendo due cuginetti più grandi ne ha ereditati un sacco, compresi vari mezzi di trasporto come monopattini, biciclette, tricicli e varie altre cose che non gli avrei mai comprato.
A casa di Orlando, ieri, ore 20.43.
"Bruco cosa vorresti per il tuo compleanno?"
"La zia mi ha detto che mi compra il trenino"
"Sei sicuro che ha detto proprio "compra"? Ma se invece un giorno andiamo da loro e scegli un gioco che i tuoi cugini non usano più?"
"Ok, mamma"
(non è perchè è un bambino bravissimo, è solo che non conosce l'esistenza di posti come il Toys)
"Però Babbo Natale poi me lo porta lo stesso il biliardino?"
"Certo! Te lo porta in cambio del ciuccio"
"E lo va a prendere a casa dei miei cugini?"
"No amore"
"E dove lo prende?"
"Lo costruisce lui"
"Ma lo sa che io lo vojo grande però?"
"Vai tranquillo che lo sa. Però per far spazio al biliardino dobbiamo eliminare un po' di giochi vecchi"
"E dove li mettiamo?"
"Li regaliamo ai bambini del tuo ex-asilo?"
Nicchia. Alla fine è sempre un bambino e cedere i propri giochi è una cosa difficile da fare.
"Però Teddy lo tieno. E anche le mie moto piccole"
"Ma certo, Bruco. Scegli tu cosa vuoi tenere e cosa no"
E anche per questo compleanno dovremmo essercela cavata. Per l'operazione biliardino ci penseremo tra un po'.
PS: Ieri siamo stati al compleanno di un'amichetta.
Per la prima volta mi sono scoperta felice di aver avuto un figlio maschio: non credo che potrei vivere sotto lo stesso tetto con una Sbrodolina.
(poi vivo con una porta da calcio in salotto, ma questa è un'altra storia)
Sarà che anche il suo compleanno è in questo periodo.
Sarà che il suddetto periodo festaiolo culmina col Natale.
Ma insomma mi sembra una buona occasione per parlare di giochi.
Il mondo dei giochi per bambini è un business infernale fatto di pubblicità con orrende canzoncine, colori acidi, packaging estremi e invenzioni perverse come le bambole tatuate che si abbronzano al sole. E tanta, tanta plastica. E tanto, tanto spreco.
No, non voglio tirarvi una pezza infinita sui giochi di legno, e quelli di una volta che si sono estinti, e si stava meglio quando eravamo poveri e giocavamo nei cortili (anche se...).
Però, qualcosa mi sento di dirla in virtù della mia quasi triennale esperienza in materia:
1. ai bambini servono molti meno giochi di quelli che hanno
2. dopo i primi 3 giorni, il gioco nuovo che se non glielo compravi veniva giù il mondo non se lo filano più neanche di striscio
3. ai bambini importa di più con chi giocano e non con cosa giocano
4. i bambini, se non indotti dai genitori, non fanno caso se un gioco è nuovo o usato
5. alcuni giochi si possono costruire in casa con pochissima spesa (anche di tempo) e massima resa
6. il gioco del vicino è sempre più bello (e questo la dice lunga sul valore)
7. non esistono giochi da maschi e giochi da femmine (anche se l'Interista non la pensa così)
Il Bruco in materia di giochi è fortunato, perchè avendo due cuginetti più grandi ne ha ereditati un sacco, compresi vari mezzi di trasporto come monopattini, biciclette, tricicli e varie altre cose che non gli avrei mai comprato.
A casa di Orlando, ieri, ore 20.43.
"Bruco cosa vorresti per il tuo compleanno?"
"La zia mi ha detto che mi compra il trenino"
"Sei sicuro che ha detto proprio "compra"? Ma se invece un giorno andiamo da loro e scegli un gioco che i tuoi cugini non usano più?"
"Ok, mamma"
(non è perchè è un bambino bravissimo, è solo che non conosce l'esistenza di posti come il Toys)
"Però Babbo Natale poi me lo porta lo stesso il biliardino?"
"Certo! Te lo porta in cambio del ciuccio"
"E lo va a prendere a casa dei miei cugini?"
"No amore"
"E dove lo prende?"
"Lo costruisce lui"
"Ma lo sa che io lo vojo grande però?"
"Vai tranquillo che lo sa. Però per far spazio al biliardino dobbiamo eliminare un po' di giochi vecchi"
"E dove li mettiamo?"
"Li regaliamo ai bambini del tuo ex-asilo?"
Nicchia. Alla fine è sempre un bambino e cedere i propri giochi è una cosa difficile da fare.
"Però Teddy lo tieno. E anche le mie moto piccole"
"Ma certo, Bruco. Scegli tu cosa vuoi tenere e cosa no"
E anche per questo compleanno dovremmo essercela cavata. Per l'operazione biliardino ci penseremo tra un po'.
PS: Ieri siamo stati al compleanno di un'amichetta.
Per la prima volta mi sono scoperta felice di aver avuto un figlio maschio: non credo che potrei vivere sotto lo stesso tetto con una Sbrodolina.
(poi vivo con una porta da calcio in salotto, ma questa è un'altra storia)
venerdì 27 luglio 2012
La prima ultima volta
Insomma ci siamo: oggi è l'ultimo giorno di asilo nido del Bruco.
Due anni (scolastici) vissuti pericolosamente.
Quando ci è entrato manco camminava, non spiccicava parola e mangiava inenarrabili sbobbe salutistiche.
Adesso gioca a pallone, non sta mai zitto e ogni volta che squilla il citofono chiede se è l'omino della pizza.
Come dire, qualcosa è cambiato.
E qualcosa no: dopo due anni, è sempre una cozza attaccata alla mia gamba mentre tento improbabili fughe dalla classe "Farfalle", tutte le mattine piange e chiede perchè devo andare a lavoro (cosa che peraltro anche io mi chiedo tutte le mattine, poi apro il conto corrente online e trovo la risposta).
E mi è venuto un po' il groppo, stamattina, accompagnandolo per l'ultima volta, perchè i momenti in cui ti rendi conto che il tempo passa ti fanno sempre un certo effetto, poi io soffro di sindrome dell'abbandono quindi mi sa che oggi pomeriggio mi attaccherò alla gamba dell'educatrice e improvviserò una scenata partenopea per commemorare la transizione.
Transizione di cui lui, il Bruco, nè s'accorge nè si ricorderà: alzi la mano chi si ricorda l'ultimo giorno di nido, o di scuola materna. Di solito uno si ricorda il primo giorno di scuola elementare, e quello della maturità. Al limite l'esame di terza media.
Perchè dei primi anni di vita, che pare siano così importanti nel definire la personalità di un individuo, nessuno si ricorda una beata fava.
Però questa è a tutti gli effetti la nostra "prima ultima volta", e bisogna darle un po' di enfasi, perchè non si può sempre lasciarsi passare le cose addosso: a volte bisogna fermarsi e dire "ecco, questa sembra una giornata normale e invece è una soglia".
Andando all'asilo, stamattina, ore 9.12.
"Bruco, oggi è l'ultimo giorno di asilo! Poi è finito per sempre!"
"Sì, mamma. Ricordati le mie ciabatte rosse che se no al mare come faccio senza le mie ciabatte rosse"
"Amore hai capito cosa ti ho detto?"
"Sì, mamma. E tu?"
Sorrido. Neanche tre anni e ha già imparato a fare il finto duro.
Allora grazie, asilo nido pubblico del Comune di Milano, per noi sono due anni da ricordare.
Non per la struttura che avrebbe bisogno di un bel po' di manutenzione, nè per la gestione amministrativa che ha numerose falle, ma per le persone che sono state giorni e settimane e mesi accanto al Bruco e l'hanno fatto crescere, in modi diversi e complementari ai miei.
A proposito di ultimi giorni: noi domattina si parte per la Toscana, quindi gli aggiornamenti saranno meno frequenti e più iodati.
Due anni (scolastici) vissuti pericolosamente.
Quando ci è entrato manco camminava, non spiccicava parola e mangiava inenarrabili sbobbe salutistiche.
Adesso gioca a pallone, non sta mai zitto e ogni volta che squilla il citofono chiede se è l'omino della pizza.
Come dire, qualcosa è cambiato.
E qualcosa no: dopo due anni, è sempre una cozza attaccata alla mia gamba mentre tento improbabili fughe dalla classe "Farfalle", tutte le mattine piange e chiede perchè devo andare a lavoro (cosa che peraltro anche io mi chiedo tutte le mattine, poi apro il conto corrente online e trovo la risposta).
E mi è venuto un po' il groppo, stamattina, accompagnandolo per l'ultima volta, perchè i momenti in cui ti rendi conto che il tempo passa ti fanno sempre un certo effetto, poi io soffro di sindrome dell'abbandono quindi mi sa che oggi pomeriggio mi attaccherò alla gamba dell'educatrice e improvviserò una scenata partenopea per commemorare la transizione.
Transizione di cui lui, il Bruco, nè s'accorge nè si ricorderà: alzi la mano chi si ricorda l'ultimo giorno di nido, o di scuola materna. Di solito uno si ricorda il primo giorno di scuola elementare, e quello della maturità. Al limite l'esame di terza media.
Perchè dei primi anni di vita, che pare siano così importanti nel definire la personalità di un individuo, nessuno si ricorda una beata fava.
Però questa è a tutti gli effetti la nostra "prima ultima volta", e bisogna darle un po' di enfasi, perchè non si può sempre lasciarsi passare le cose addosso: a volte bisogna fermarsi e dire "ecco, questa sembra una giornata normale e invece è una soglia".
Andando all'asilo, stamattina, ore 9.12.
"Bruco, oggi è l'ultimo giorno di asilo! Poi è finito per sempre!"
"Sì, mamma. Ricordati le mie ciabatte rosse che se no al mare come faccio senza le mie ciabatte rosse"
"Amore hai capito cosa ti ho detto?"
"Sì, mamma. E tu?"
Sorrido. Neanche tre anni e ha già imparato a fare il finto duro.
Allora grazie, asilo nido pubblico del Comune di Milano, per noi sono due anni da ricordare.
Non per la struttura che avrebbe bisogno di un bel po' di manutenzione, nè per la gestione amministrativa che ha numerose falle, ma per le persone che sono state giorni e settimane e mesi accanto al Bruco e l'hanno fatto crescere, in modi diversi e complementari ai miei.
A proposito di ultimi giorni: noi domattina si parte per la Toscana, quindi gli aggiornamenti saranno meno frequenti e più iodati.
martedì 24 luglio 2012
Toilet-training e (punti) fedeltà
Ovvero, come invidiare tuo figlio perchè raccoglie premi cagando.
Ma cominciamo dal principio.
Come credo di aver già accennato, il Bruco è parzialmente spannolinato.
Parzialmente perchè con la pipì è un fenomeno - non se l'è mai fatta addosso, tanto per intenderci - e da ieri neanche ti dice che gli scappa: và in bagno in autonomia, si cala le brache, e poi te lo vedi comparire in cucina con il rotolo di carta igienica in mano e il pisello per aria che ti dice "Mamma non riesco a strappare la carta per pulirmi", mentre l'Interista dal divano ti guarda di sbieco e ti rimprovera silenziosamente perchè non gli hai insegnato l'arte dello scrollo.
Vabbè, nessuno è perfetto.
Pipì a parte.
Il Bruco vuole fare la cacca solo sotto gli alberi. Oppure addosso.
E non è bello, vi assicuro, perchè può accadere (anzi è accaduto) ovunque.
Poi una cara amica, che è pure una pediatra e quindi di certe cose se ne intende, mi dice: "Mannò, tu devi motivarlo! Devi instaurare un toilet-training: tipo, ogni volta che fa la cacca gli fai attaccare un adesivo di qualcosa che gli piace sopra il water e dopo un tot di adesivi gli spetta un regalo".
(poi c'erano anche tutta una serie di altre indicazioni che non riporto per non tediarvi, ma se qualcuno volesse proprio saperle può chiedermele in privato)
E niente, allora io son corsa a comprare gli stickers di Peppa Pig e il giorno dopo, appena l'ho visto mettersi in posizione che stava per farsela addosso, gli ho detto "Bruco, adesso andiamo sul water e facciamo un gioco: se fai la cacca lì dentro attacchiamo sul muro uno sticker di Peppa e dopo 5 sticker vinci un premio!".
Ovviamente è corso sul water.
Ha fatto finta di spingere, poi mi ha guardata e ha detto: "Non esce, Mamma".
"Ok, Bruco, fa niente. Lo sticker lo attacchiamo la prossima volta"
Manco ho fatto in tempo a finire la frase che aveva fatto la cacca. Nel water!
E quindi è partita la raccolta punti: con qualche bug.
1- L'Interista ci ha messo un po' a capire perchè il suo cesso fosse ricoperto di adesivi a forma di maialini rosa.
"E' come con la Fidaty" gli ho spiegato "Tot cacche, tot premi: è una questione di fedeltà"
"Bella vita" ha risposto lui
"Vuoi partecipare anche tu?"
Non ha risposto, secondo me ci sta pensando.
2- Il Bruco pretende di attaccare l'adesivo anche quando è altrove, e i primi giorni le maestre del nido mi hanno guardata con aria interrogativa: non capivano l'associazione tra stickers e cacca.
3- La cosa inizia ad avere un certo costo: la prima volta ha voluto delle semplici bolle di sapone, adesso siamo già passati al set per piccoli golfisti. Forse era meglio se continuavo a raccogliere merda.
4- Alcune volte, quando proprio sta facendo qualcosa che gli piace, neanche lo sticker-power impedisce il fattaccio.
Comunque, Signori, il toilet-training funziona. E' un po' lungo, un po' costoso, un po' folle da raccontare: esattamente come crescere un bambino, insomma.
(Ah, dimenticavo: naturalmente se la fai due volte nello stesso giorno i punti raddoppiano)
Ma cominciamo dal principio.
Come credo di aver già accennato, il Bruco è parzialmente spannolinato.
Parzialmente perchè con la pipì è un fenomeno - non se l'è mai fatta addosso, tanto per intenderci - e da ieri neanche ti dice che gli scappa: và in bagno in autonomia, si cala le brache, e poi te lo vedi comparire in cucina con il rotolo di carta igienica in mano e il pisello per aria che ti dice "Mamma non riesco a strappare la carta per pulirmi", mentre l'Interista dal divano ti guarda di sbieco e ti rimprovera silenziosamente perchè non gli hai insegnato l'arte dello scrollo.
Vabbè, nessuno è perfetto.
Pipì a parte.
Il Bruco vuole fare la cacca solo sotto gli alberi. Oppure addosso.
E non è bello, vi assicuro, perchè può accadere (anzi è accaduto) ovunque.
Poi una cara amica, che è pure una pediatra e quindi di certe cose se ne intende, mi dice: "Mannò, tu devi motivarlo! Devi instaurare un toilet-training: tipo, ogni volta che fa la cacca gli fai attaccare un adesivo di qualcosa che gli piace sopra il water e dopo un tot di adesivi gli spetta un regalo".
(poi c'erano anche tutta una serie di altre indicazioni che non riporto per non tediarvi, ma se qualcuno volesse proprio saperle può chiedermele in privato)
E niente, allora io son corsa a comprare gli stickers di Peppa Pig e il giorno dopo, appena l'ho visto mettersi in posizione che stava per farsela addosso, gli ho detto "Bruco, adesso andiamo sul water e facciamo un gioco: se fai la cacca lì dentro attacchiamo sul muro uno sticker di Peppa e dopo 5 sticker vinci un premio!".
Ovviamente è corso sul water.
Ha fatto finta di spingere, poi mi ha guardata e ha detto: "Non esce, Mamma".
"Ok, Bruco, fa niente. Lo sticker lo attacchiamo la prossima volta"
Manco ho fatto in tempo a finire la frase che aveva fatto la cacca. Nel water!
E quindi è partita la raccolta punti: con qualche bug.
1- L'Interista ci ha messo un po' a capire perchè il suo cesso fosse ricoperto di adesivi a forma di maialini rosa.
"E' come con la Fidaty" gli ho spiegato "Tot cacche, tot premi: è una questione di fedeltà"
"Bella vita" ha risposto lui
"Vuoi partecipare anche tu?"
Non ha risposto, secondo me ci sta pensando.
2- Il Bruco pretende di attaccare l'adesivo anche quando è altrove, e i primi giorni le maestre del nido mi hanno guardata con aria interrogativa: non capivano l'associazione tra stickers e cacca.
3- La cosa inizia ad avere un certo costo: la prima volta ha voluto delle semplici bolle di sapone, adesso siamo già passati al set per piccoli golfisti. Forse era meglio se continuavo a raccogliere merda.
4- Alcune volte, quando proprio sta facendo qualcosa che gli piace, neanche lo sticker-power impedisce il fattaccio.
Comunque, Signori, il toilet-training funziona. E' un po' lungo, un po' costoso, un po' folle da raccontare: esattamente come crescere un bambino, insomma.
(Ah, dimenticavo: naturalmente se la fai due volte nello stesso giorno i punti raddoppiano)
lunedì 4 giugno 2012
L'orto del nonno Piero
Pochi giorni fa il Bruco è andato alla festa della scuola materna, quella che inizierà a settembre, la scuola dei bambini quasi grandi ecco, tanto che io quando sono entrata mi sono un po' commossa e anche un po' terrorizzata perchè ho ho avuto la vaga sensazione che di materno lì dentro ci fosse molto poco, che non è più come al Nido dove le educatrici ti coccolano e aspettano con tuo figlio in braccio alla finestra per farvi salutare l'ennesima volta.
Insomma alla scuola materna è un po' come nell'arena, ti buttan lì insieme a bimbi più grandi e finchè non esce il rivolo di sangue è tutto ok.
Mentre partorivo questi e ulteriori abnormi pensieri sulle fasi della vita, il Bruco se ne andava bello spavaldo nella scuola nuova, finchè seguendolo in giardino a un certo punto abbiam trovato un orto.
"Mamma, gualda! Cos'è?"
"Come cos'è, Bruco? E' un orto... sai come a casa nostra che sul balcone abbiamo il basilico e la salvia? Ecco questo è un orto vero, e oltre al basilico e alla salvia ci sono le zucchine, le melanzane..."
"No, non è velo. Io non le vedo"
"Massì, ci sono, te lo giuro, è che sono sotto terra"
"Oh no... allola sono molte?"
"Oddio ma no che non sono morte, anzi! Senti Bruco ma chi te l'ha detta questa cosa dei morti?"
"Tu, mamma. Hai detto che i tulipani elano molti"
"Ah già. Ma no è per via del ciclo vitale... adesso che avrai un orto vedrai come funziona"
Una delle maestre ci ha poi spiegato che l'orto è un progetto di Milano Ristorazione (e lì mi son commossa di nuovo, ma per altri motivi) e che, siccome per le maestre e i bambini non è semplicissimo prendersene cura con costanza, l'orto è stato "adottato" dal Nonno Piero, un simpatico vecchietto che fa parte dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci che confina con l'asilo, e che da qualche anno è il contadino urbano preferito dai bambini.
Venerdì, al supermercato.
"Bruco, prendiamo le carote e abbiam finito, ok?"
"Mamma pecchè queste calote non sono nella tella?"
"Eh, amore... erano nella terra... poi le hanno raccolte e le han portate qui"
"Pecchè non le plendiamo dall'olto del Nonno Pielo?"
"Facciamo così. Per adesso l'importante è che tu sappia che le carote crescono nella terra e non sui banchi del supermercato. Poi la lezione sull'agricoltura di prossimità la facciamo più avanti ok?"
Eh già. Perchè a noi sembra normale, trovare le carote già incellophanate sui banchi del super.
Ma a pensarci bene ha ragione lui: se stanno nell'orto del Nonno Piero, perchè non possiamo prenderle da lì?
Come sempre, i bambini fanno ottime domande e noi abbiamo pessime risposte.
Insomma alla scuola materna è un po' come nell'arena, ti buttan lì insieme a bimbi più grandi e finchè non esce il rivolo di sangue è tutto ok.
Mentre partorivo questi e ulteriori abnormi pensieri sulle fasi della vita, il Bruco se ne andava bello spavaldo nella scuola nuova, finchè seguendolo in giardino a un certo punto abbiam trovato un orto.
"Mamma, gualda! Cos'è?"
"Come cos'è, Bruco? E' un orto... sai come a casa nostra che sul balcone abbiamo il basilico e la salvia? Ecco questo è un orto vero, e oltre al basilico e alla salvia ci sono le zucchine, le melanzane..."
"No, non è velo. Io non le vedo"
"Massì, ci sono, te lo giuro, è che sono sotto terra"
"Oh no... allola sono molte?"
"Oddio ma no che non sono morte, anzi! Senti Bruco ma chi te l'ha detta questa cosa dei morti?"
"Tu, mamma. Hai detto che i tulipani elano molti"
"Ah già. Ma no è per via del ciclo vitale... adesso che avrai un orto vedrai come funziona"
Una delle maestre ci ha poi spiegato che l'orto è un progetto di Milano Ristorazione (e lì mi son commossa di nuovo, ma per altri motivi) e che, siccome per le maestre e i bambini non è semplicissimo prendersene cura con costanza, l'orto è stato "adottato" dal Nonno Piero, un simpatico vecchietto che fa parte dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci che confina con l'asilo, e che da qualche anno è il contadino urbano preferito dai bambini.
Venerdì, al supermercato.
"Bruco, prendiamo le carote e abbiam finito, ok?"
"Mamma pecchè queste calote non sono nella tella?"
"Eh, amore... erano nella terra... poi le hanno raccolte e le han portate qui"
"Pecchè non le plendiamo dall'olto del Nonno Pielo?"
"Facciamo così. Per adesso l'importante è che tu sappia che le carote crescono nella terra e non sui banchi del supermercato. Poi la lezione sull'agricoltura di prossimità la facciamo più avanti ok?"
Eh già. Perchè a noi sembra normale, trovare le carote già incellophanate sui banchi del super.
Ma a pensarci bene ha ragione lui: se stanno nell'orto del Nonno Piero, perchè non possiamo prenderle da lì?
Come sempre, i bambini fanno ottime domande e noi abbiamo pessime risposte.
mercoledì 30 maggio 2012
Il dottor B e le donne
Viene un momento, nella vita di un bambino, in cui si rende conto che non apparteniamo tutti alla stessa specie. Cioè, sì, siamo tutti umani (o dovremmo esserlo), ma poi c'è questo fatto dei maschi e delle femmine, che - inutile ricamarci sopra - uguali non sono.
Ho sempre pensato che le madri dei maschi abbiano una grande responsabilità verso le altre donne, quelle che prima o poi si prenderanno i loro figli nel bene e nel male eccetera eccetera; ragion per cui sposo l'appello lanciato da Concita De Gregorio nel suo libro Malamore (consigliatissimo, che parla di molte cose e anche di questa): madri di figli maschi, vediamo di tirar su degli uomini decenti, presenti, collaborativi e soprattutto, per quanto sia possibile, scevri di tutti quei pregiudizi e clichè che da secoli circolano a proposito del mondo femminile.
Io mi ci provo, come si suol dire: anche se negli ultimi giorni il Bruco ha mostrato un approccio verso l'altra metà del cielo non proprio confortante.
Ieri, ore 17.05, asilo di Orlando.
Seduti vicini sul divanetto mentre i genitori di turno gli infilano le scarpe, il Bruco e la sua amichetta Vittoria si guardano.
"Ollando, oggi andiamo al pacco insieme?"
"No"
"Pecchè?"
"Sei una cagona"
"La cagona va a plendele il gelato"
1-0 per lei.
Ieri, ore 17.40, al parco.
Sullo scivolo, al Bruco si para davanti una seienne morettina coi capelli lunghi e un vestitino verde.
"Spostati"
"Bruco ma sei impazzito? Primo le cose si chiedono con gentilezza. Secondo, perchè si dovrebbe spostare?"
"Pecchè ha le gambe corte"
"Io non ho le gambe corte" interviene la seienne "Ce le ho lunghe come una Winx"
"Mamma cos'è una Wiccs?"
1-0 per lui.
Ieri, ore 21.10, a casa di Orlando.
"Buonanotte, Bruco. Fai bei sogni"
"Nooooooooo! Mitte (adesso mi chiama Mitte, boh, vallo a capire 'sto ragazzino che ogni settimana mi cambia nome), non mi lasciale da solo!"
"Da solo???!!?? Amore ma c'è la Pepi qui con te, ti fa compagnia lei"
"No vojo Teddy"
"Vuoi Teddy? La Pepi non ti basta, Bruco?"
"No pecchè la Pepi è una pecola femmina. Teddy è più folte e colaggioso"
Sì. Ok, Bruco.
Cara Concita, mi sa che qui di lavoro da fare ce n'è parecchio.
Ps: Il titolo del post è chiaramente in omaggio al film di Altman Il dottor T e le donne.
Ho sempre pensato che le madri dei maschi abbiano una grande responsabilità verso le altre donne, quelle che prima o poi si prenderanno i loro figli nel bene e nel male eccetera eccetera; ragion per cui sposo l'appello lanciato da Concita De Gregorio nel suo libro Malamore (consigliatissimo, che parla di molte cose e anche di questa): madri di figli maschi, vediamo di tirar su degli uomini decenti, presenti, collaborativi e soprattutto, per quanto sia possibile, scevri di tutti quei pregiudizi e clichè che da secoli circolano a proposito del mondo femminile.
Io mi ci provo, come si suol dire: anche se negli ultimi giorni il Bruco ha mostrato un approccio verso l'altra metà del cielo non proprio confortante.
Ieri, ore 17.05, asilo di Orlando.
Seduti vicini sul divanetto mentre i genitori di turno gli infilano le scarpe, il Bruco e la sua amichetta Vittoria si guardano.
"Ollando, oggi andiamo al pacco insieme?"
"No"
"Pecchè?"
"Sei una cagona"
"La cagona va a plendele il gelato"
1-0 per lei.
Ieri, ore 17.40, al parco.
Sullo scivolo, al Bruco si para davanti una seienne morettina coi capelli lunghi e un vestitino verde.
"Spostati"
"Bruco ma sei impazzito? Primo le cose si chiedono con gentilezza. Secondo, perchè si dovrebbe spostare?"
"Pecchè ha le gambe corte"
"Io non ho le gambe corte" interviene la seienne "Ce le ho lunghe come una Winx"
"Mamma cos'è una Wiccs?"
1-0 per lui.
Ieri, ore 21.10, a casa di Orlando.
"Buonanotte, Bruco. Fai bei sogni"
"Nooooooooo! Mitte (adesso mi chiama Mitte, boh, vallo a capire 'sto ragazzino che ogni settimana mi cambia nome), non mi lasciale da solo!"
"Da solo???!!?? Amore ma c'è la Pepi qui con te, ti fa compagnia lei"
"No vojo Teddy"
"Vuoi Teddy? La Pepi non ti basta, Bruco?"
"No pecchè la Pepi è una pecola femmina. Teddy è più folte e colaggioso"
Sì. Ok, Bruco.
Cara Concita, mi sa che qui di lavoro da fare ce n'è parecchio.
Ps: Il titolo del post è chiaramente in omaggio al film di Altman Il dottor T e le donne.
venerdì 18 maggio 2012
Notte prima delle... graduatorie
Se c'è una cosa che nella vita non cambia mai, è che si cambia in continuazione.
In maniera impercettibile, che te ne accorgi sulle grandi distanze. Tipo quando ti chiedono il certificato di laurea per una pratica di lavoro e ti accorgi che, ops, sono passati 10 anni.
Come 10 anni??? Ma non era l'altro ieri che brindavo con le bollicine alla fine degli esami?
Cosa ho fatto negli ultimi 10 anni???!!?
Prossima domanda?
Ed è così che pochi giorni fa aspettavi con ansia i risultati dello scritto di latino e oggi aspetti con ancora più ansia (possibile?) le graduatorie della scuola materna.
Mi rendo conto che per chi non ha figli tutto ciò è pura follia: ma se credi nella scuola pubblica e nel contempo non vuoi passare i prossimi tre anni della tua vita svegliandoti alle 6 per portare tuo figlio dall'altra parte della città, insomma un po' d'ansia è più che motivata.
Da settembre il Bruco entrerà nel magico mondo della scuola materna: quel luogo dove teneri e innocenti nonancoratreenni entrano in contatto con bimbi più grandi, imparano parolacce mai udite prima (ma forse il Bruco in questo sarà avvantaggiato), vengono a conoscenza delle legge del più forte, smettono di fare il sonnellino pomeridiano, vengono assegnati al tutoraggio di un bambino grande che se è una femmina ti scassa le palle tutto il giorno, e se è un maschio ti mena senza farsi accorgere dalle maestre. Yuppi.
Ma tutto ciò era ancora da venire fino a stamattina, quando sono uscite le graduatorie delle scuole all'infanzia del Comune di Milano.
Dove sta la suspence, vi chiedete?
Nel fatto che ci sono troppi bambini per i posti disponibili, e molti restano "in lista d'attesa", una specie di limbo dal quale non si è certi di uscire nè si sa quando.
Ragion per cui, nei giorni scorsi, il parco brulicava di madri angosciate tra le quali era possibile ascoltare le seguenti conversazioni:
"Ma tu quanti punti hai?"
"Io sto a a 3.5"
"Ah poverina... io ho 5 punti"
"Però mio figlio è nato a maggio" (impercettibile gesto dell'ombrello)
"Ah già... beh ma io ho il contapassi favorevole"
"Io ho un punto e venti in più per il secondo figlio"
"Sì però tu lavori part-time" (altro gesto dell'ombrello)
Insomma una specie di Mum Wars non dichiarata, una gara a chi è più sfigato, perchè poi alla fine stiamo parlando di un diritto fondamentale: mandare tuo figlio in una scuola decente senza chiedere un (secondo) mutuo in banca.
Insomma stamattina sono arrivata in redazione e mi è partita (come ad altre diecimila mamme di Milano), la sindrome da clic complusivo. Peccato non ci fosse un contest perchè secondo me avrei vinto il premio per più clic al nanosecondo, il "clic d'oro", tipo.
Poi, all'improvviso, sono apparse: ho pensato qualcosa tipo "cazzo e se mi hanno bocciata? Ma no non è mica la maturità, dai apri l'allegato".
Il Bruco è un bambino fortunato. Per un sacco di motivi molto più importanti di questo, ma anche avere un posto alla scuola pubblica nel parco vicino a casa è una piccola fortuna.
Ci sono diversi bimbi però, suoi amichetti o compagni di classe, che sono rimasti nel limbo della "lista d'attesa". Un limbo che a Milano, tra nidi e materne, conta 2000 unità.
E niente, a parte che mi dispiace un sacco perchè poteva capitare anche a noi, io penso che sia ora di smetterla di costruire case che non compra nessuno e di cominciare a costruire asili e scuole.
Qualche giorno fa, a casa di Orlando.
"Bruco lo sai che dopo le vacanze andrai in una scuola nuova? Una scuola di bimbi grandi?"
"Non vojo"
"Ma perchè, amore?"
"Io sono piccolo mamma. Sennò non avevo il pannolino"
Quando si dice avere le idee chiare.
In maniera impercettibile, che te ne accorgi sulle grandi distanze. Tipo quando ti chiedono il certificato di laurea per una pratica di lavoro e ti accorgi che, ops, sono passati 10 anni.
Come 10 anni??? Ma non era l'altro ieri che brindavo con le bollicine alla fine degli esami?
Cosa ho fatto negli ultimi 10 anni???!!?
Prossima domanda?
Ed è così che pochi giorni fa aspettavi con ansia i risultati dello scritto di latino e oggi aspetti con ancora più ansia (possibile?) le graduatorie della scuola materna.
Mi rendo conto che per chi non ha figli tutto ciò è pura follia: ma se credi nella scuola pubblica e nel contempo non vuoi passare i prossimi tre anni della tua vita svegliandoti alle 6 per portare tuo figlio dall'altra parte della città, insomma un po' d'ansia è più che motivata.
Da settembre il Bruco entrerà nel magico mondo della scuola materna: quel luogo dove teneri e innocenti nonancoratreenni entrano in contatto con bimbi più grandi, imparano parolacce mai udite prima (ma forse il Bruco in questo sarà avvantaggiato), vengono a conoscenza delle legge del più forte, smettono di fare il sonnellino pomeridiano, vengono assegnati al tutoraggio di un bambino grande che se è una femmina ti scassa le palle tutto il giorno, e se è un maschio ti mena senza farsi accorgere dalle maestre. Yuppi.
Ma tutto ciò era ancora da venire fino a stamattina, quando sono uscite le graduatorie delle scuole all'infanzia del Comune di Milano.
Dove sta la suspence, vi chiedete?
Nel fatto che ci sono troppi bambini per i posti disponibili, e molti restano "in lista d'attesa", una specie di limbo dal quale non si è certi di uscire nè si sa quando.
Ragion per cui, nei giorni scorsi, il parco brulicava di madri angosciate tra le quali era possibile ascoltare le seguenti conversazioni:
"Ma tu quanti punti hai?"
"Io sto a a 3.5"
"Ah poverina... io ho 5 punti"
"Però mio figlio è nato a maggio" (impercettibile gesto dell'ombrello)
"Ah già... beh ma io ho il contapassi favorevole"
"Io ho un punto e venti in più per il secondo figlio"
"Sì però tu lavori part-time" (altro gesto dell'ombrello)
Insomma una specie di Mum Wars non dichiarata, una gara a chi è più sfigato, perchè poi alla fine stiamo parlando di un diritto fondamentale: mandare tuo figlio in una scuola decente senza chiedere un (secondo) mutuo in banca.
Insomma stamattina sono arrivata in redazione e mi è partita (come ad altre diecimila mamme di Milano), la sindrome da clic complusivo. Peccato non ci fosse un contest perchè secondo me avrei vinto il premio per più clic al nanosecondo, il "clic d'oro", tipo.
Poi, all'improvviso, sono apparse: ho pensato qualcosa tipo "cazzo e se mi hanno bocciata? Ma no non è mica la maturità, dai apri l'allegato".
Il Bruco è un bambino fortunato. Per un sacco di motivi molto più importanti di questo, ma anche avere un posto alla scuola pubblica nel parco vicino a casa è una piccola fortuna.
Ci sono diversi bimbi però, suoi amichetti o compagni di classe, che sono rimasti nel limbo della "lista d'attesa". Un limbo che a Milano, tra nidi e materne, conta 2000 unità.
E niente, a parte che mi dispiace un sacco perchè poteva capitare anche a noi, io penso che sia ora di smetterla di costruire case che non compra nessuno e di cominciare a costruire asili e scuole.
Qualche giorno fa, a casa di Orlando.
"Bruco lo sai che dopo le vacanze andrai in una scuola nuova? Una scuola di bimbi grandi?"
"Non vojo"
"Ma perchè, amore?"
"Io sono piccolo mamma. Sennò non avevo il pannolino"
Quando si dice avere le idee chiare.
giovedì 19 aprile 2012
Cantala ancora, Bruco
Ore 17.31, asilo nido di Orlando, una settimana fa.
"Signora oggi è stato un incubo: io e le altre maestre non ne potevamo più..."
"Oddio cos'ha fatto? Di solito è un bambino pacifico... Ha picchiato qualcuno? Ha lanciato il cibo fuori dal piatto? Chiamava ossessivamente una certa Gina?"
"No no... continuava a cantare Sono un italiano di Toto Cutugno. L'avrà cantata cento volte, non riuscivamo a farlo smettere"
Il fatto è che, a dispetto delle serali e continuative lezioni sul calcio di suo padre (che pure danno ottimi risultati: il Bruco ha imparato i concetti di destra e sinistra), il ragazzino sembra molto portato per la musica.
Il fatto è che basta cantargli una canzone un paio di volte e lui la memorizza in maniera impressionante.
Il fatto è che lo zio Davide, quando il Bruco era ancora in culla, gli regalò una chitarra, e che una volta, per sbaglio, io intonai con la suddetta chitarra "lasciatemi cantare con la chitarra in mano" (vabbè dai, uno a volte fa le cose senza pensarci).
Il fatto è che il Bruco riconosce al primo ascolto Chet Baker e Edith Piaf, alla domanda su chi è il chitarrista più bravo del mondo risponde Jimi Hendrix, epperò per qualche oscura ragione ha deciso di esportare nel mondo dell'infanzia milanese il verbo di Toto Cutugno.
"Perchè poi sa" mi confida la giovane educatrice "a me Toto Cutugno non piace proprio".
Guardi, io invece non mi perdo un concerto. (Ma che ca**o!!???!!!???)
Ore 16.55, asilo nido di Orlando, ieri.
"Buonasera, tutto bene oggi? Il Bruco è stato bravo?"
"Sì sì, a parte che ha ricominciato con le canzoni..." risponde un'educatrice (non la stessa della volta prima)
"Sì, Toto Cutugno, me l'hanno già detto..." (ariecco, mi tocca ri-spiegare, ri-giustificarmi...)
"Veramente oggi cantava a ripetizione Bella Ciao. Che poi è una canzone pure triste, non tanto adatta a un bambino"
No, guardi. Io su Toto Cutugno vi dò tutta la ragione del mondo. Ma Bella Ciao è Bella Ciao, e la pedagogia moderna può andare a farsi fottere.
Che poi è quasi il 25 aprile e il ragazzino è pure in tema.
Cantala ancora, Bruco.
"Signora oggi è stato un incubo: io e le altre maestre non ne potevamo più..."
"Oddio cos'ha fatto? Di solito è un bambino pacifico... Ha picchiato qualcuno? Ha lanciato il cibo fuori dal piatto? Chiamava ossessivamente una certa Gina?"
"No no... continuava a cantare Sono un italiano di Toto Cutugno. L'avrà cantata cento volte, non riuscivamo a farlo smettere"
Il fatto è che, a dispetto delle serali e continuative lezioni sul calcio di suo padre (che pure danno ottimi risultati: il Bruco ha imparato i concetti di destra e sinistra), il ragazzino sembra molto portato per la musica.
Il fatto è che basta cantargli una canzone un paio di volte e lui la memorizza in maniera impressionante.
Il fatto è che lo zio Davide, quando il Bruco era ancora in culla, gli regalò una chitarra, e che una volta, per sbaglio, io intonai con la suddetta chitarra "lasciatemi cantare con la chitarra in mano" (vabbè dai, uno a volte fa le cose senza pensarci).
Il fatto è che il Bruco riconosce al primo ascolto Chet Baker e Edith Piaf, alla domanda su chi è il chitarrista più bravo del mondo risponde Jimi Hendrix, epperò per qualche oscura ragione ha deciso di esportare nel mondo dell'infanzia milanese il verbo di Toto Cutugno.
"Perchè poi sa" mi confida la giovane educatrice "a me Toto Cutugno non piace proprio".
Guardi, io invece non mi perdo un concerto. (Ma che ca**o!!???!!!???)
Ore 16.55, asilo nido di Orlando, ieri.
"Buonasera, tutto bene oggi? Il Bruco è stato bravo?"
"Sì sì, a parte che ha ricominciato con le canzoni..." risponde un'educatrice (non la stessa della volta prima)
"Sì, Toto Cutugno, me l'hanno già detto..." (ariecco, mi tocca ri-spiegare, ri-giustificarmi...)
"Veramente oggi cantava a ripetizione Bella Ciao. Che poi è una canzone pure triste, non tanto adatta a un bambino"
No, guardi. Io su Toto Cutugno vi dò tutta la ragione del mondo. Ma Bella Ciao è Bella Ciao, e la pedagogia moderna può andare a farsi fottere.
Che poi è quasi il 25 aprile e il ragazzino è pure in tema.
Cantala ancora, Bruco.
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