Visualizzazione post con etichetta l'Interista. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta l'Interista. Mostra tutti i post

mercoledì 11 dicembre 2013

A qualcuno piace verde

Tanto tempo fa, quando io e l'Interista vivevamo in un confortante ménage childfree privo di orari, vincoli, responsabilità, stagioni e quant'altro ti ricordi ogni giorno che "tempus fugit - la vita è breve - moriremo tutti", in quel tempo dicevo, il Natale era un po' diverso da com'è adesso.
Di fare l'albero con le luci e le palline non me lo sognavo neanche, tantomeno di cucinare per il pranzo: però il Natale ci piaceva, tanto che l'Interista passava la notte del 24 vestito da Babbo portando regali ai bambini più sfortunati per un ente benefico (secondo me gli piaceva perchè era l'unico giorno dell'anno in cui poteva dire di essere dotato di barba).
Il Natale ci piaceva, tanto che comprammo, a un mercatino, come unico addobbo da famiglie senza figli, uno splendido Babbo Natale di pezza da appendere fuori dalla porta. Verde.

Poi è arrivato il Bruco, quest'anno più conscio che mai dei riti natalizi: ha voluto un calendario dell'avvento (...), l'albero, le luci, le palline, e tutto il resto.
In uno scatolone ho ritrovato anche il nostro Babbo Natale verde, e l'ho appeso fuori dalla porta.
Sconcerto e disappunto sul volto del biondo quattrenne.

"Mamma, questo non è Babbo Natale"
"Come no? Ha la barba, il cappello a punta, il nasone arrossato dal freddo..."
"Ma perchè è verde?"
(vabbè, ho pensato, gli racconto la vulgata: poi quando crescerà potrà fare le sue ricerche ad hoc")
"Perchè in principio, quando abitava al Polo Nord, Babbo Natale era vestito di verde. Poi un anno la Coca Cola lo ha assoldato per fare la pubblicità, e lo ha vestito di rosso. E da quel momento è rosso"
"E perchè il nostro allora è verde?"
"Amore, ma non ti piace? E' bellissimo!"
Non risponde.

Stamattina, a scuola.

"Buongiorno, signora! Tutto bene?"
"Sì, grazie..."
"Senta ma che addobbi mirabolanti avete voi a casa?"
"Oddio, perchè?"
"Orlando ha detto che avete un Babbo Natale verde che quando beve la Coca Cola diventa rosso"
"Ha detto così? Ah. Ok. No, è che... sa, è un bambino molto fantasioso"

Che poi pare che non sia neanche del tutto vera, questa storia della Coca Cola.
E comunque spiegatelo voi, a uno di quattro anni, cos'è il marketing.
Soprattutto, trovatela voi una buona motivazione per fargli accettare il fatto che il suo Babbo Natale è verde, mentre gli altri ce l'hanno tutti rosso.


venerdì 25 ottobre 2013

Bello de casa

Stamattina, ore 8.05, a casa di Orlando.

Il Bruco si presenta in camera nostra, noi ancora moribondi dopo 6 ore di sonno filato.
"Bruco, vieni qui dal Papà"
"No, vieni dalla mamma"
"No, dal Papà!"
"Dalla mamma, Bruco!"

Il ragazzino, conteso,  "da tutti e due" risponde.
"Ma certo, amore, la mamma e il papà scherzano. Dai, io mi alzo a preparare la colazione"

Torno in camera dopo dieci minuti.
"Guarda, mamma... sono dal papà che è bello!"
"Cosa vuol dire?! Anche la mamma è bella!"
"..."
"Bruco? Anche la mamma è bella, vero?"
"Mamma... tu sei intelligente"

A parte che la mia autostima è improvvisamente andata in vacanza e secondo me non tornerà neanche tanto presto.
A parte che mi sconvolge il fatto che un bambino di quattro anni possa esprimere un pensiero così elaborato.
A parte che se non gli spiego due o tre cose con le donne non andrà molto lontano.
A parte che l'Interista da sotto le coperte ha osato sussurrare un "è vero, Bruco, hai ragione".

A parte tutto. Domani col cazzo che mi alzo a prepararvi la colazione, ingrati!

(e comunque, come diceva George Bernard Shaw, "la bellezza dopo tre giorni è tanto noiosa come la virtù").


venerdì 18 ottobre 2013

Le conseguenze dell'amore

No, non è un post serio, e neanche uno sdolcinato, è un post cazzone ma alla fine è di quello che si vive no? Di cosa? Di momenti cazzoni. Mica di ricorrenze e feste comandate,

Lo scorso weekend sono fuggita per un paio di giorni con delle amiche che sopportano i miei momenti "Touring Club" e anche quelli "Gambero Rosso", ovvero non fanno un piega se tutti sono svaccati per la pennica pomeridiana e io rompo le balle perchè bisogna andare a visitare la cupola ellittica più grande d'Europa (già, per fortuna al mondo c'è gente che ti apprezza per come sei).

E niente, ho lasciato i due uomini da soli. Non proprio soli, in realtà li ho lasciati in compagnia di mille raccomandazioni: "non fare questo, fai quello, non dargli quello, non vestirlo così, non portarlo lì".

Sabato mattina, ore 11.43, al telefono.

"Ciao Interista, allora che avtee fatto ieri sera?"
"Abbiamo mangiato la pizza da mia sorella"
"Ma il Bruco? Vabbè passamelo"
"..."
"Ciao, Bruco! Come stai? Cosa hai fatto ieri sera?"
"Ho visto un film dalla zia"
"Un film? Di cosa parlava?"
"C'era una bambina"
"Ah, bene. E cosa faceva questa bambina?"
"Era triste perchè non c'era la sua mamma"
"E perchè non c'era?"
"Perchè l'avevano bruciata viva gli umani"
"Bene. Passami tuo padre. Subito!"

Domenica, ore 13.32, conversazione su whatsup.

"Ciao, dove siete?"
"Al pub"
"Al pub? A fare cosa?"
"A mangiare. Alla caserma dei pompieri c'era coda e torniamo dopo pranzo"
"Cosa sta mangiando il Bruco?"
Arriva una foto.
Il Bruco è vestito con un maglioncino di cotone senza maglietta sotto e ha di fronte un piatto gigante pieno di fagioli, bacon e uova. Una Guinness campeggia al suo fianco.
Mantengo la calma.
"Ha mangiato della frutta?"
"Oggi no"
"E ieri?"
"uhm... no, ha mangiato la pizza"
"Guarda che se non gli dai la frutta non fa la cacca"
"Ah. Infatti sono due giorni che non la fa"

Domenica, a casa di Orlando, ore 19.18.

"Bruco! Sono tornata! Che hai fatto oggi amore?"
"Ho spento il fuoco... ho salvato un gattino... il papà mi ha comprato la maglietta di Andanovich"
"..."

Lunedì mattina, a casa di Orlando,  ore 8.50.

"Bruco, sbrigati che arriviamo tardi a scuola"
"Voglio portare un gioco"
"Ok, prendi quello che vuoi e andiamo, veloce!"
Torna con in mano un gagliardetto nerazzurro.
"Porto questo"
"No. Quello non è un gioco, non puoi portarlo a scuola"
"Sì lo porto! Tutti devono sapere che bisogna tenere l'Inter"
"Bisogna???!!!???"

Tutto ha delle conseguenze. Andare via per un weekend ha delle conseguenze.
L'amore paterno ha delle conseguenze.
L'amore dell'Interista per la birra e per la sua squadra.
Intendevo quello, per "amore paterno". Che avevate capito?


lunedì 22 luglio 2013

Là, sui monti con... "Andavonich"

Ogni anno, a luglio, a casa di Orlando c'è un pezzo mancante. Lo mandiamo in prestito a Pinzolo, al ritiro nerazzurro: a malincuore, ma puntualmente l'Interista fa le valigie e se ne va' là dove batte il cuore. Intanto io, il Bruco e la Minuzza ce ne stiamo in città a "goderci" la calda estate milanese, i weekend solitari, l'asilo estivo e le serate senza respiro, mentre quasi tutti i bambini del mondo sono in vacanza coi nonni e quasi tutti i genitori del mondo si godono le loro settimane child-free.
(ma a noi che ci frega di certi lussi, siamo gente che gli piace vivere pericolosamente, e pure senza grammatica, qualche volta)

Comunque, per farla breve, ogni anno tentiamo di raggiungere il pater familias lassù tra i monti per il fine settimana, e ogni anno forze oscure fanno sì che ciò non accada (tra queste, la principale forza oscura è il fatto che io non guido e che Pinzolo è in culo ai lupi, ma proprio in senso letterale).
Abbiamo ritentato quest'anno. Avremmo dovuto andare lo scorso fine settimana, ma uno dei nostri accompagnatori si è fatto male la sera prima di partire (e se non sono forze oscure queste...), quindi niente. Eravamo quasi rassegnati.
Ma poi l'Interista ha invocato la forza (ancora più potente di quelle oscure) dell'allegra famiglia di Bauscia Cafè, che l'altro ieri si è presentata a casa di Orlando a prelevare coattamente me e il Bruco.

Ore 9.07, pronti alla partenza, valige caricate, vettovaglie e armi di resistenza al viaggio pure (leggi: patatine e chupa chups a volontà). Due macchine, un cane, un Bruco, cinque interisti.
E le forze oscure, naturalmente.
Driiiiin, driiiiiiin.
"Pronto, Interista? La nostra auto non parte"
"Certo, è ferma da giorni, dovevi metterla in moto ogni tanto"
"Ti passo il valente uomo qui alla guida"
"Ciao Interista, la batteria è defunta. Hai i cavi?"

Secondo voi potevamo avere i cavi? Certo che no.
Pochi minuti dopo, quattro donne di cui una incinta, spingevano l'auto nel vialetto di ghiaia, mentre l'unico maschio rideva sotto i baffi e le fotografava a tradimento da dietro il volante nel momento dello sforzo supremo.
E' partita al secondo tentativo.

Poi c'è stato il traffico infernale, le soste anti-vomito, i cartoni a singhiozzo sul telefono e i chupa chups: ma i nostri eroi ce l'hanno fatta, dopo quattro ore sono giunti a destinazione, e le forze oscure sono state definitivamente sconfitte.
E' stato breve, ma bello: il Bruco ha scorrazzato in giro per i verdi campi di Pinzolo, ha giocato coi cani, è salito sui pony, si è fatto bagnare dalle cascate, si è innamorato dei Bauscia, a tratti ha tentato pure di farsi adottare da loro, ha tracannato litri di "bevanda" (questa la capiranno in pochi ma tant'è), ma soprattutto è finalmente riuscito a incontrare il suo mito calcistico, Handanovich detto "Andavonich" o anche "Andandovich".
E come si nota dalla foto qui sotto, per qualche minuto, quando il gigante si è abbassato al suo metro e nove, il cuore del Bruco ha battuto più forte che mai.




(e ancora grazie infinite a chi lo ha reso possibile...)

ps: caro Interista, bella Pinzolo ma preferiremmo che tu tornassi a casa in tempi brevi. Puoi portare anche Andavonich. Grazie.


venerdì 3 maggio 2013

Vincere non è tutto (è l'unica cosa che conta)

L'animo preferisce la vittoria alla pace, scriveva Tito Livio di Annibale.
E di sicuro la preferisce l'animo del Bruco, togliendola a me, la pace.

Finchè era più piccolino pensavo che fosse una tappa della crescita, ora che va verso i quattro anni comincio a pensare che sia un tratto del suo carattere e, come dire, la situazione non è buona.
Lo so, lo so che a nessun bambino piace perdere, però lui va un po' oltre.
La sua reazione tipo è:
- mi gonfio e divento verde come l'incredibile Hulk
- urlo come se dentro il mio corpo stesse per verificarsi un big bang
- tiro calci e pugni a qualsiasi essere inanimato (almeno questo, per ora!) si trovi di fronte a me
- scoppio in un pianto disperato a bocca aperta e toni acuti prolungati che neanche la Callas
- dico no a qualunque tentativo di mia madre di consolarmi
- rinforzo il pianto se mi dicono cose tipo "non si può vincere sempre"

Il tutto non avviene se, ad esempio, perde una partita.
Avviene al primo tiro in porta che non para.

Al parco, ieri pomeriggio.

- Mamma, io vado in porta come "Andavonich", guardami!
- (oh no, cazzo, ha trovato una palla e degli amichetti, me tapina, me misera) Ok, amore, ti guardo!

Non faccio in tempo a finire la frase che la palla ovviamente è entrata.
Lui è già a terra che piange e si flagella.
"Anche suo padre fa così quando prende un goal?" chiedo a un compagno di calcetto dell'Interista (che per la cronaca gioca in porta in una squadra di calcetto per ex-giovani molto motivati, spesso contro avversari nati pochi anni prima di suo figlio).
"A parte le lacrime, sì" risponde lui ridendo.
"Beh, è sempre bello sapere che dopo 10 anni insieme a una persona puoi ancora scoprire cose nuove"

Quello che segue è un copione già recitato: lacrime, disperazione, pianti in braccio a me che cerco invano di trasmettergli il concetto "l'importante è partecipare", mentre le mamme del parco mi guardano con aria di disapprovazione (a proposito, lo rimando da troppo tempo questo post sulle mamme stronze, dovrò decidermi a scriverlo).

- Dai, Bruco, adesso andiamo a casa che è tardi, vedrai che la prossima volta andrà meglio.
- Mamma puoi mettermi la maglia?
(nb, io vado in giro con una maglietta dell'Inter numero 3 col suo nome stampato sopra, che è praticamente la sua copertina di Linus - nessun commento grazie)
- Ok, Bruco, eccola qua. Poi a casa la togli però.

- Ciao! - sbuca fuori un cinquenne riccioluto - Perchè hai la maglietta dell'Inter?
- Perchè io sono Andavonich.
- No, Bruco, hai la maglietta dell'Inter perchè tieni l'Inter.
- Ma guarda che l'Inter perde sempre.
- Senti, come ti chiami?
- Giovanni
- Secondo me la tua mamma ti sta cercando, Giovanni. Ciao, eh. Alla prossima.

- Mamma.
- Dimmi, Bruco.
- E' vero che l'Inter perde sempre?
- No, amore. Non sempre.

Prevedo anni duri. Anzi durissimi, senza vittoria, nè pace. 



giovedì 21 marzo 2013

Varia milanesità

A volte coi figli si commettono errori ingenui e inconsapevoli.
Parole buttate lì che a te sembrano niente e per loro sono porte che spalancano mondi, anzi vortici dai quali - tu ancora non lo sai - faticherai a riemergere.

Qualche sera fa, a casa di Orlando.

"Mamma, ho fame!"
"Eh, hai ragione Bruco, sono le otto... scusami ma la mamma oggi è in super ritardo sulla tabella di marcia (come se poi ne avessi una... vabbè ma tanto lui non lo sa... o sì?)"
"Ma io ho fame!" (ma perchè i maschi di questa casa quando sentono lo stomaco leggermente vuoto diventano delle presse viventi?)
"Adesso ti porto qualcosa mentre cuoce la pasta, ok?"

E mentre guardo l'acqua della pasta sperando che inizi a bollire più in fretta, gli metto tre cose a casaccio in una ciotolina: pomodori, olive, un pezzetto di formaggio...

"Ecco, Bruco, guarda: mentre aspetti fai l'aperitivo, ok?"

Il giorno dopo, a casa di Orlando, ore 19.15.

"Mamma"
"Sì, Bruco?"
"E' ora dell'aperitivo. Me lo prepari?"
"Scusa???!!!??"

Me tapina. Che ho fatto.
Il Bruco adesso si presenta tutte le sere intorno alle 19 e vuole l'aperitivo.
"Sei proprio milanese" gli dico io, che a Milano sono nata e ci vivo da 34 anni, ma tengo di più alla percentuale di sangue toscano che mi scorre nelle vene.

A proposito di milanesità.
Domani io e l'Interista partiamo per un weekend pseudoromantico in quel di... Napoli.
Già perchè tra una partita, un figlio, due traslochi e facezie varie sono dieci anni che ci sopportiamo vicendevolmente (non ci avevate mica creduto davvero alla cosa del romanticismo???!!?), e quindi ce ne andiamo via due giorni, Bruco-free.
E siccome a Napoli non ci sono mai stata e son parecchio curiosa, domani si parte.
(forse, perchè è chiaro che l'unico we dell'anno in cui vai via c'è lo sciopero generale dei trasporti di 'sta ceppa).

Preso il volo, preso l'albergo, ieri chiamo per prenotare un'osteria chiocciolata dove vorrei cenare.

"Pronto, buongiorno, vorrei prenotare un tavolo per sabato sera"
"Quanti siete?"
"Due"
"Mi chiami sabato dopo le quattro"
"Come sabato dopo le quattro??? E se poi non c'è posto?"
"Mi spiace, signò"
"Ma io vengo da Milano"
"Mi spiace, signò. A Napoli non si prenota. Ci si mette in coda"
Clic.

"Pronto, Interista? Il prossimo anniversario andiamo a Oslo, ok?"

Buon weekend a tutti. Se non torniamo, cercateci a Posillipo.


giovedì 14 marzo 2013

Post papale

Ieri sera, ore 19.37.

"Pronto, Interista? Ma dove sei, guarda che io butto la pasta!"
"Sono in macchina, sto tornando"
"Ma chi c'è in macchina con te? Sento delle voci..."
"Sto ascoltando Radio Maria, hanno fatto il Papa, fumata bianca! Ma tu non stai guardando la diretta?"
"Figurati, a quest'ora l'unico "papa" in casa nostra è Papà Pig... Aspetta un attimo: stai ascoltando Radio Maria????!!!? Io chiedo il divorzio. Ah già che non siamo sposati. Chissà che ne penserà il nuova Papa..."

Mezzora dopo.

Il Bruco continua imperterrito a guardare i suoi cartoni animati, io metto insieme una cena sconclusionata, l'Interista è incollato al suo tablet e guarda la finestra papale in attesa dell'habemus papam perchè, dice lui "bisogna sempre essere sul pezzo".

"Orlando posso cambiare canale un attimo?"
"Ma non lo vedi lì? Lascia in pace il ragazzino"
"Ma Sky Go è in differita, se lo annunciano mi brucio la sorpresa..."
"Oddio ma non è mica una partita, che senti in anticipo il boato del goal!"

Poi, nel giro di pochi secondi succede di tutto: al Bruco scappa la cacca, io corro in bagno con lui lasciando incustodite delle ottime piadine artigianali sul fornello, l'Interista approfitta per girare canale e urla "Sta uscendooooo!!!! C'è l'ombra dietro la finestra!", io abbandono mio figlio con le brache calate in mezzo al bagno, arrivo alla tv appena in tempo per sentire un tizio che non sembra stare tanto bene che recita la formula di rito, e mentre tutta piazza San Pietro e noi con lei ci chiediamo chi sia questo Bergoglio, il Bruco fa capolino e chiede: "Ma cos'è il Papa?"

L'Interista la prende larga e comincia: "Hai presente le chiese? Quelle case speciali che ci sono in giro..."
"E' il capo dei preti" taglio corto io nel tentativo di semplificare la cosa.

Lui ci guarda con sguardo vacuo. E' ovvio che non ha capito una mazza, anche perchè non sa nè cosa siano le chiese nè cosa siano i preti.

"Mamma ma cos'è questo odore?"
"Noooooooo le piadine!!!"
"Io le mangio lo stesso" dice l'Interista
"E vorrei anche vedere, è colpa tua e di questa storia del Papa. Manco fossimo una famiglia di ferventi cattolici"
"Vabbè ma era un momento storico"
"Anche la mia piadina poteva esserlo"




mercoledì 6 marzo 2013

B(r)uchi pedagogici

"Mamma, oggi a scuola abbiamo fatto gli stomp"
"In che senso, Bruco?"

Che domande faccio. Ma che domande faccio.
Lunedì abbiamo dovuto portare a scuola coperchi di pentole e posatame vario, tutto rigorosamente di acciaio o alluminio. Che pensavo, che dovessero cucinare le erbette dell'orto?
Il fatto è che, in quanto madre lavoratrice e degenere, quando all'asilo mi chiedono di portare delle cose io le porto e basta, come un automa, mica sto lì a pensare alla funzione pedagogica.
Cioè, insomma, mica sempre.
Ok, quasi mai.

SDOOONG, SBAAAAM, BADADUUUM, TIIING!!!

"Brucoooooooo!!!! Ma sei impazzito???? Ma cosa fai?"
"Faccio gli stomp"
"Ah, quegli Stomp... certo... il fatto è che qui viviamo in condominio, Bruco, non è proprio..."

SDADOOOONGGG TUUUM!

"Oddio aspetta un attimo, fermati: raccontami bene. Cosa... come li hai visti questi Stomp all'asilo?"
"C'era un uomo nero nudo"
"Un uomo nero... un uomo nero nudo??? Sei sicuro, Bruco?"
"Sì, guarda, faceva così"

E niente, si è lanciato dal divano in un triplo carpiato infrangendo la schiumarola contro la scatola dei Lego, ma soprattutto infrangendo la barriera del suono.
La Minuzza ha perso un paio delle sue sette vite, io una decina d'anni della mia.

"Bruco, guarda che puoi farti male" gli dico io mantenendo una certa compostezza.
"Ma io sono allenato, mamma. Il papà mi allena tutte le sere. Mi allena come Andandovich".

Cos'è che dicevo, sulla funzione pedagogica? Forse devo parlare con le maestre.
E anche un po' con l'Interista.

venerdì 15 febbraio 2013

Tacchi o punte?

No, non sono diventata una fashion blogger (mi sarebbe più facile scrivere su Cavalli e segugi, temo), sto solo cercando di affrontare un dilemma casalingo che in questi ultimi giorni ci attanaglia: oltre al fatto di essere travestito da Batman 24 ore al giorno ormai da 7 giorni a questa parte, il Bruco sta vivendo una sorta di schizofrenia sportiva.

Lunedì, ore 8.45, a colazione.

"Mamma, devo chiederti una cosa"
"Va bene, Bruco, basta che non si tratti ancora del fratellino"
"No, mamma. Vorrei le scarpe con i tacchini perchè sono un calciatore"
"Con i tacchetti, si dice con i tacchetti. E poi cosa te ne fai? Mica ci puoi andare in giro con quelle"
"Sì, invece. Me le compri?"

Martedì, ore 17.31, a casa di Orlando.

"Mammaaaa! Guardaaaa!"
"Oddio, aiuto! Ma Bruco... ma... ma sei matto????"
"Hai visto? So fare la spaccata"
 Ha fatto un salto terminato in spaccata sul pavimento. Giuro. E non si è fatto male.
Amore ma chi te le insegna queste cose?
"A scuola nel salone. So anche camminare sui talloni"
A scuola nel salone, certo. La chiamano l'ora di psicomotricità, mi sembra.
No, dico: un salto con spaccata finale a pavimento.
Qui ci vogliono le punte di gesso, altro che i tacchini.

Mercoledì, ore 19.10, a casa di Orlando.

"Mamma, ma se io tengo l'Inter perchè il mio amico Victor tiene la Juve?"
"Bruco, perchè al mondo ci sono tante cose diverse e tanti gusti diversi"
(questo è lo strascico di una serata - di cui non ho ancora scritto perchè l'Interista non ha ancora superato lo shock - in cui il Bruco sosteneva di essere juventino, avverando per poche ore la profezia di sventura che agita le notti di suo padre: l'amichetto del cuore juventino, in grado potenzialmente di prevalere sui diritti del DNA nerazzurro)
"Ma io tengo l'Inter perchè l'Inter vince sempre, vero?"
"Bruco, secondo me è meglio che ne parli col papà, di queste cose, perchè la mamma è più competente su altri versanti. Vuoi che ti racconti la storia del Lago dei cigni?"
"No"
"Ok"

Giovedì, ore 17.40, tornando a casa da scuola.

"Mamma, guardami!"
E si pianta in mezzo alla strada, peraltro con le ali da pipistrello e la faccia truccata da "gatto verde" ("l'ha chiesto lui, signora, oggi per carnevale li abbiamo truccati a piacimento"), e inizia a fare dei movimenti assurdi con quelle sue gambette magroline e lunghissime.
"Hai visto?"
"Ho visto, Bruco, che gioco è?"
"E' il tip-tap, mamma!"
"Oddio, è vero! Sembravi quasi Fred Astaire!"
"Chi è Fresastèr?"
"Uno che ballava bene come te"

Poi ieri sera, a casa, mentre l'Interista era allo stadio e probabilmente cristonava in cuor suo per le sorti della sua squadra del cuore, io pensavo che secondo me il Bruco sarebbe proprio un bravo ballerino, perchè ha il collo del piede arrotondato e come dice la zia Franci quella è una dotazione di natura che ti indica la strada. Ho pensato che anche suo padre ha lo stesso collo del piede, eppure gli unici balletti che fa sono quelli davanti alla porta quando cerca di arraffare una palla sui campetti di calcio a 7. Ho pensato che mi vedo bene, a cinquant'anni, come abbonata alla Scala che va a vedere suo figlio in tutù. Ma soprattutto ho pensato che l'Interista, per quanto di ampie vedute, combatterebbe fino alla morte se volessi mai iscriverlo a danza, perchè fondamentalmente è un maschio italico e per lui il balletto (insieme al musical) è come la kriptonite per Superman.

Poi ho pensato che lui farà quello che gli piacerà fare, senza condizionamenti da parte di nessuno, e se ha ceduto il padre di Billy Elliot nel caso cederà anche lui.

Stamattina, ore 9.10, a colazione.

"Mamma"
"Dimmi, Bruco"
"Ma cos'è successo a Milito?"
"Oddio, anche tu a parlare di Milito?! Vai subito in camera da tuo padre e lasciami bere il mio tè in santa pace!"

Tacchi(ni) o punte, ci si divertirà parecchio.


lunedì 3 dicembre 2012

Cose che capitano a chi

Dopo 5 giorni di latitanza e clausura dentro il Palazzo di Vetro, l'Interista è tornato da New York.
Cinque giorni che la sottoscritta ha trascorso rosicando e riflettendo sulla questione della (utopistica) parità dei sessi (ma soprattutto rosicando).

Perchè, anche se teoricamente una madre può andarsene via una settimana around the world esattamente come un padre, la verità è che per un padre resta assai più facile farlo, e soprattutto il nocciolo della questione non sono quei cinque giorni o quelle cinque ore in più di lavoro a settimana richieste, pretese o date per scontate: il nocciolo della questione è che le donne "non possono avere tutto", che poi è anche il titolo di un articolo molto discusso nelle ultime settimane, scritto da una tizia che sembrava averlo, quel tutto, e invece no.
Sto parlando di Anne-Marie Slaughter, una professoressa di scienze politiche a Princeton che aveva l'incarico di direttrice della pianificazione delle politiche al dipartimento di stato americano e che niente, a un certo punto si è licenziata perchè era 'impossibile' gestire il lavoro e la maternità, ovvero era impossibile avere tutto.
Se volete approfondire, qui trovate un articolo del Post sulla vicenda e sulle discussioni che ne son seguite, e qui l'articolo originale della Slaughter.

Personalmente, e parlo da privilegiata perchè ho la fortuna di lavorare in un posto che mi consente orari flessibili e di avere colleghi molto tolleranti, credo che in fatto di conciliazione siamo ancora agli albori della civiltà.
Tanto viene detto, poco viene fatto, periodicamente se ne riparla, ma il problema della conciliazione tra lavoro e famiglia è affidato pressochè esclusivamente alle risorse individuali (e non è problema solo nazionale).
Finita da un pezzo l'era delle famiglie allargate e dei bambini nei cortili, si può solo sperare di avere dei nonni disponibili, o tanti soldi per una brava babysitter.
Il fatto è che il problema va anche oltre a questo. Presumibilmente alla Slaughter non mancavano i soldi per la babysitter. Il problema è quell'"imperativo materno" per cui non esiste per le donne una vera scelta.
Comunque la si voglia pensare, i tempi e le modalità del lavoro andrebbero ripensati per tutte, e quindi per l'intera società, nell'idea di accompagnare e favorire la maternità, o anche solo di renderla meno difficile.

E comunque, dopo 5 giorni di rosicamento, l'Interista è tornato a casa di Orlando.

"Papà cosa mi hai portato da NiuYok?"
"Una cosa fichissima, Bruco"

E ha tirato fuori una foto. La foto più ridicola di sempre, un suo ritratto in posizione da battaglia insieme a tre tizi vestiti da Capitan America, Iron Man e Spiderman.
E il Bruco si è talmente innamorato di questa foto che stamattina ha voluto portarla a scuola.
Facendola vedere a tutti, maestre comprese, che se la passavano in corridoio ridacchiando sotto i baffi.
L'Interista sta ancora morendo di vergogna.
Io è da stamattina che ogni tanto ci penso e sogghigno con perfidia.

Del resto, sono cose che capitano a chi va cinque giorni a New York. O no?!





lunedì 26 novembre 2012

La telecromaca

E' sabato mattina, sei sveglia dalle sette per un qualche incomprensibile meccanismo masochista e tuo figlio dorme fino alle 10. Suo padre pure.
Allora nel silenzio dell'alba inizi a pensare cosa farne di questo sabato qualunque, questo sabato italiano (parafrasando Sergio Caputo).
Primo appuntamento della giornata, la festa per i 50 anni della biblioteca di quartiere, che è un posto fichissimo, in mezzo a un parco, da decenni ricovero per migliaia di studenti e non solo, sede di molteplici attività e con una sezione per i bimbi che il Bruco ama alla follia.
Quindi niente, dopo averli fatti alzare con estrema fatica, dopo averli colazionati e vestiti, si va alla celebrazione che prevede come inizio il Carnevale degli Animali, opera di Camille Saint-Saëns, suonata dal vivo a 4 mani.
L'Interista sparisce nei meandri della biblioteca, il Bruco dopo 15 minuti di stoica resistenza inizia a dare i numeri e ad accasciarmisi addosso dicendo che ha sonno.
"Ma dopo che hai dormito 13 ore?"
"Questa musica mi mette sonno, mamma. Perchè dobbiamo ascoltarla? E dove sono gli animali?"
Ma come, hai imparato a dire "Chet Baker" prima ancora di dire "mamma" e adesso non vedi gli animali nelle note di Saint-Saëns??? Povera me. Figlio degenere.

Recuperato l'Interista che si stava abbuffando di nuvole di drago al buffet cinese, dopo il di lui commovente intervento pubblico sulle memorie della biblioteca, dopo che il Bruco ha ingerito una quantità imprecisata di riso cantonese e pollo con le mandorle, ci trasferiamo a Interello, dove sta per svolgersi la parte meno nobile della giornata (sì, lo dico per provocarvi, voi lettori calciofili).
L'Interista deve fare la telecronaca di una partita della Primavera e noi lo seguiamo indefessi.

Manco a dirlo, il Bruco si siede composto e osserva attento l'intera durata del match interrompendosi solo al fischio dell'arbitro per dirmi: "Mamma hai sentito? Era il suono di un violino?".
No vabbè, questo è troppo.
Dov'è il mio 50% di Dna?

E cmq, finalmente il Bruco ha capito che suo padre di mestiere non fa il calciatore: non andrà più a scuola a raccontare che papà gioca "in partita", le maestre non mi guarderanno più con quell'aria di chi sta pensando che non ho il physique du role della fidanzata di un calciatore.
"Mamma posso provare le cuffie? Vojo fare anch'io la telecromaca come papà".

Come si dice in milanese, sem a post.

lunedì 19 novembre 2012

Io sono Olverin

Capita poi un giorno, dopo anni di reclusione e scarsa vita sociale, che tuo figlio inizi a crescere e non dorma più il pomeriggio.
Capita che vivendo a Milano ci siano sempre un sacco di cose da fare.
Capitano weekend in cui tuo figlio treenne fa più vita sociale di te.

Sabato mattina all'EICMA con l'Interista (che ha visto poche moto e perso molti anni di vita per via di fughe improvvisate del Bruco, fortunosamente sorvegliato anche dallo zio e dal cuginetto ottenne), sabato pomeriggio merenda con l'amichetto Giorgio (che per fortuna ancora non parla altrimenti avrebbe fanculizzato il Bruco ostinato a non prestargli neanche uno dei suoi giochi), sabato sera cena con l'amichetto Victor (a un certo punto della serata abbiamo tentato di abbatterli come dei cavalli impazziti, ma niente, hanno vinto loro).

Domenica mattina all'Acquario Civico per BookCity ma soprattutto per i pesciolini ("Mamma, guarda! Questo qui assomiglia a quello che abbiamo mangiato l'altro giorno!" "Ma quale, la torpedine?" "No, quello coi baffi"), domenica a pranzo dalla Nonna, domenica pomeriggio a teatro a vedere la favola dei Tre Porcellini che doveva essere per bambini dai tre anni in su ma uno dei protagonisti si chiamava Giggi er Porco e mentre la sala era tutta un riso e uno schiamazzo il Bruco restava impassibile con la faccia seria seria che pareva me quando per lavoro dovevo andare alle anteprime dei cinepanettoni (così piccolo e già culturalmente avanti, bbello de mamma tua).
Gita finale a una festa di via con la zia Lidia e annesso slalom ("Guarda mamma, ci sono i palloncini a forma di moto!" "Ma dove amore? Io non li vedo")

E niente, alle ore 21.30 di ieri, dopo una girandola senza sosta di autobus-camminate-luoghi-persone, gli ho detto: "Bruco ma non sei stanco? Perchè io sto per accasciarmi al suolo, qui, ora, in bagno e senza pigiama"
"No, mamma. Io sono Olverin"
L'ha detto sventolando un pugno e con l'espressione da duro.
Intendeva Wolverine, la sua ultima scoperta in fatto di supereroi.

"Ah ecco. Mi sembrava"
"Anche tu mamma sei un superoe?"
"Non lo so, Bruco, tu che dici?"
"Secondo me sì. Siamo due supereroi"

Se lo dice lui bisogna crederci. Siamo tutti supereroi.


giovedì 15 novembre 2012

In via dei matti al numero zero

E poi un mercoledì sera qualunque rivedi tuo fratello dopo tre mesi.
(e ti chiedi perchè ancora non ci hai scritto un libro)
Durante una cena improvvisata, scomposta, piena di rumori e di voci che sovrappongono.
Se siete suscettibili consiglio di saltare la lettura del post, che qui non è che ci siano sempre solo contenuti da mummyblog.

Flashback.
Sciopero generale, asilo chiuso, lascio il Bruco con l'Interista che ha il turno di riposo.
L'ultima volta che si è verificata questa condizione sono tornata a casa e c'erano dei granchi in giro per casa ("Il pescivendolo ce li ha regalati", no vabbè ma ospitiamo anche un paio di nutrie del naviglio allora). Stavolta ce la siamo cavata con un'orata, e con una sessione di lavori casalinghi che per un attimo ho temuto non fosse lui ma un replicante.
"Pronto Interista? Tutto bene?"
"Sì ho dato il mordente al piano cucina"
"Oddio stai bene? Ma ti hanno licenziato? Prendo un'appuntamento dallo psicologo?"
Perchè ormai lo sapete, l'Interista è l'anti-manualità: sa fare poche cose a parte il suo lavoro ed esultare quando l'Inter vince. E invece ha persino aggiustato una tapparella rotta.
Roba da pazzi.

Comunque, avendo dato il mordente la cucina non era available, quindi ci siamo autoinvitati a cena dalla Nonna Luciana, che aveva già ricevuto l'autoinvito anche dei restanti figli.
Quello che segue sono brandelli di quanto detto e avvenuto.

"Ciao zio Jonny, perchè hai la mano fasciata?"
"Ho tirato un pugno al muro"
"Perchè?"
"Perchè la Juve ha perso"
"Anche io tiro i pugni"
"Ma non si tirano così, devi mettere le mani in un altro modo, guarda ti faccio vedere"

(per la serie: sì, la follia può essere trasmessa tramite apposito insegnamento)

"Allora Bruco ce l'hai la fidanzata?"
"Sì, mi piace la Silvia"
"E' bionda?"
"No, ha i capelli scuri"
"Meglio, le more sono più porche"

(niente, io volevo portarlo via ma stavamo ancora all'antipasto)

"Nonna vojo il melograno"
"Adesso tiro fuori lo sgrana-melograno"
E ha tirato fuori un aggeggio composto da una scodella con una gratella dove devi mettere il melograno tagliato a metà e poi ricoprirlo di una coppa di gomma rossa su cui devi abbatterti con furia distruttrice e dare botte da orbi per far scendere i chicchi.
"Scusa mamma ma non fai prima a sgranarli con le mani? Poi non è che questa cosa sia molto educativa..."
"Ma a te cosa te ne frega? Tutti che mi state addosso"
"Ma tu non capisci" interviene lo zio Davide rivolgendosi a me "lei è avanti, la capiremo fra 50 anni..."
E intanto il Bruco con un cucchiaio di legno picchiava il povero melograno.
"Ah ti ho detto che mi devi prenotare un viaggio per i mercatini di Natale a Praga?"
"A Praga? Ma se non sai neanche come si dice "scusi" in inglese?"


"Zio Jonny mi passi quel cucchiaio?"
"No"
"Ma io sono piccolo"
"Io no invece"
"E non me lo passi?"
"No"

Sono già in ansia pensando al pranzo di Natale, agli annessi e ai connessi.
Scusa Babbo Natale, non è che quest'anno mi porti una famiglia un po' più normale?

Ps: comunque alla fine la Nonna non andrà a Praga. Andrà a Vienna. Dice che se non capisce qualcosa ci chiama. Come dire, allora tutto ok.







giovedì 8 novembre 2012

Il suo nome è Bond

Lo so. Sono passati 8 giorni dall'ultimo post. No ma siamo sempre vivi. E' che qua tra lavoro, paralavoro e rigurgiti di vita sociale non abbiamo abbastanza ore.
E come se non bastasse i supermercati e le vetrine si sono già riempiti di panettoni e lustrini natalizi tanto per metterci un po' di ansia e farci capire che tempus fugit.

Il Bruco prosegue la sua campagna "No Scuola" giorno dopo giorno: vediamo, lunedì mattina si è attaccato alla mia gamba urlando "Mamma non mi lasciare" con un dosaggio degli acuti e dei bassi che i migliori attori drammatici a teatro se lo sognano; invece martedì ha inscenato davanti allo specchio un balletto che John Travolta lèvati: sulle note di She Caught The Katy ci ha comunicato che non poteva andare a scuola perchè doveva ballare.
Non c'è che dire, il ragazzino ha fantasia.
Poi ieri quando sono andata a prenderlo gli ho chiesto: "Allora Bruco, come va coi compagni nuovi?"
Non risponde.
"C'è qualche nuovo amico?"
Niente.
"E le femmine come sono?"
"L'Alice è bella e profumata"
Apperò.
Allora qualcosa ribolle sotto la scorza di indifferenza.

Io e l'Interista invece, dopo mesi di uscite in separata sede (per la serie: ci divertiamo uno per volta che divertirsi insieme magari è pericoloso), siamo riusciti ad andare al cinema.
Di sera! Insieme. Roba da pazzi.
E infatti siamo stati puniti, durante e dopo la visione.

Immaginate: arriviamo al multisala (eh sì, l'Interista è fissato con le caratteristiche tecniche delle sale cinematografiche), prendiamo i biglietti in supersconto grazie all'Ikea Family (no, non mi sponsorizzano, è giusto un'informazione di servizio visto che alla cassa del cinema la convenzione è riportata su un francobollo) ed entriamo in sala.

Quinta fila dal basso, appiccicati allo schermo: io perchè voglio stare vicina vicina a Daniel Craig, l'Interista perchè odia lo scricchiolio dei popcorn nella bocca delle persone.
Sfilza di trailer, ruggito del leone... sbam! Un colpo nelle reni.
Famiglia, madre, padre, due femmine e un maschio.
5 teste di cazzo concentrate nei sedili dietro di noi.
E qui, da genitore, pongo un interrogativo sulla maleducazione dei genitori.
Non dei figli, dei genitori.

Se decidi di portare tuo figlio di 8 anni a vedere Skyfall (cosa che già mi sembra discutibile) non puoi permettergli di parlare e alzarsi e muoversi per tutta, dico tutta, la durata del film.
Soprattutto perchè se io vado al cinema come tregua momentanea dal mio, di figlio, non voglio di sicuro farmi rompere le palle da quello di qualcun'altro.

"Concentrati su Craig, concentrati su Craig" mi dicevo.
Poi a un certo punto mi sono girata, ho guardato la madre dritta negli occhi.
Male, l'ho guardata male. E con disprezzo. E lei mi ha sorriso.
Come dire: so' ragazzi.
No. No. Sei tu che sei una rincoglionita, e per colpa di gente come te mezzo mondo odia la categoria dei genitori.

Poi torniamo a casa. Il Bruco dorme beato, la Nonna ha stirato di nascosto tutto quello che io ho imboscato accartocciandolo con cura maniacale nei nostri cassetti.
L'Interista la riaccompagna a casa e, seconda punizione per esserci divertiti insieme nella stessa sera, a casa della Nonna ci sono i ladri.
Ormai immedesimatosi in Bond, l'Interista li stana e danno vita a un inseguimento serrato sui tetti della Comasina... ah no, quello era un altro film.
In questo, il ladro si è lanciato dalla finestra ed è scappato.

Morale: ai genitori non sono concessi svago e divertimento, e nel caso, vengono istantaneamente puniti.
Ma siccome siamo amanti del pericolo, a breve ritenteremo: magari con la seconda fila dal basso, e allo spettacolo delle 14...


martedì 2 ottobre 2012

Chi dice nonna

Gli zii li avete già conosciuti. E non mi sento di aggiungere altro.
Mi sembra giusto, a questo punto, che conosciate anche colei che li ha partoriti, ovvero la nonna del Bruco.
E poichè oggi è pure la festa dei nonni, il post cade a fagiuolo.

La nonna del Bruco è una di quelle nonne contemporanee che non ne hanno neanche per le palle di spendere il loro tempo con i nipoti.
Dopo aver cresciuto tre figli da casalinga, un giorno ha deciso che doveva recuperare il tempo perduto e ha iniziato a lavorare, non si sa bene nè dove nè quando perchè lo svolgimento delle sue giornate è ammantato di mistero.
Dopo aver ripreso a lavorare si è iscritta al recupero scolastico, conseguendo la licenza di terza media nonostante tra le materie d'esame ci fosse anche l'inglese.
La nonna del Bruco cambia la disposizione della casa all'incirca ogni tre mesi, per cui quando vai a trovarla ti devi resettare ogni volta: le camere cambiano locazione, puoi trovare il bagno al posto della cucina, o un muro rosa laddove c'era una porta marrone, ma soprattutto puoi trovare nella stessa stanza cose che non c'entrano niente l'una con l'altra, tipo una piattaia da cucina dell'800 e un tavolo in finto marmo Scavolini.
Dove spariscano i mobili e chi li sposti fuori e dentro la casa non è dato sapere.
Un'altra delle sue caratteristiche è l'acquisto compulsivo di cose inutili, tipo borse enormi e pesantissime, che regolarmente finiscono stipate nell'armadio in camera del Bruco, e oggetti kitsch come orologi a cucù assemblati in chissà quale sperduta provincia cinese.
E' ossessionata dalle rane, che ricoprono in varie forme l'intero bagno, e dagli aforismi di scrittori famosi, possibilmente depressi, di cui ricopre ogni centimetro libero della casa.
Vive con due gatti persiani e un bulldog inglese, che - dice - non sono suoi, però non ha mai voluto cederli, e li odia cordialmente.
Cucina ottime lasagne vegetariane e impiega il suo tempo libero dipingendo scenografie splatter (tipo teste finte o mani mozzate) per gli esperimenti cinematografici dello zio Davide.
Se vuoi andare a pranzo da lei la porta è aperta, però devi autoinvitarti perchè lei non t'invita mai, soprattutto se sei uno dei suoi figli.

Domenica, a casa della nonna del Bruco.

"Mamma, vado a giocare a macchinine sul divano con lo zio"
"Va bene, Bruco"

Dopo circa 40 minuti, il Bruco torna con in mano una statuetta di Undertaker, un famoso wrestler degli anni '80.
"Mamma. Da grande vojo essere come lui"
"Certo, amore. Chi te l'ha dato questo mostriciattolo?"
"Lo zio Davide"
"Certo. Adesso mettilo via che la nonna sta scolando la pasta"
"Mamma?"
"Sai che a me non piace la polizia?"
"Sai che adesso uccido tuo zio? Interistaaaaaaaaaaa! Ma insomma, non vedi che lo zio Davide sta rovinando tre anni di faticosa educazione del Bruco??? Tu cosa stavi facendo nel mentre???"

L'Interista solleva la testa dal suo telefonino e mi guarda con l'occhio lucido.
"L'avevamo richiamato e avevano detto che aveva trovato un altro lavoro... Ma ha cambiato idea! Il Baffo è tra noi!".
"Bene... hai sentito cosa ti ho detto? Il Bruco dice che da grande vuole fare il wrestler!"
"L'unico problema sarà che non potremo cazziarlo se sbaglia. Come fai a cazziare uno coi baffi?"

Come dire, noi qui si passa delle domeniche emozionanti.

PS: Benvenuto Baffo, ora fai parte della family. Ti attendono tante domeniche emozionanti.



venerdì 21 settembre 2012

Le faremo sapere

La settimana è trascorsa in un turbinio di staffette amical-parentali, col Bruco trasferito di mano in mano a tutti coloro che si sono offerti di babysitterarlo per qualche ora mentre io e l'Interista facevamo gli acrobati tra improbabili turni di lavoro e impegni di altra natura, appesantiti da incalzanti preoccupazioni.

"Interista, domani a chi lasciamo nostro figlio? Esce dall'asilo alle 11.30. Maledetto inserimento. Il Comune di Milano sta cercando di ucciderci lentamente, io lo so"
"Sono combattutto, non so chi scegliere"
"Oddio non abbiamo poi tutta questa scelta... Posso chiedere alla mamma di Viola se gli dà da mangiare e poi..."
"Non so se scegliere il Baffo o il Gobbo..."
"Scusa???!!?"

Ognuno ha le sue preoccupazioni. C'è chi si chiede dove lasciare il figlio e chi vive il dilemma di scegliere uno stagista.
Eh già. Perchè, come in tutte le redazioni che si rispettino, ci sono i cicli: stagista che vai, stagista che vieni. Ora è giunto il momento per l'Interista (che a sua volta lo fu anni orsono) di scegliere lo stagista di turno. Anzi, gli stagisti, visto che ne servono due. Trattati bene, eh. Retribuiti. E imparano pure un mestiere. E' bene dirlo perchè in Italia si sa che queste cose mica sono scontate. Io anni fa figuratevi che feci uno stage non pagato nella redazione di un reality show sul sesso. Tre mesi a chiedermi come fosse accaduto che dopo dieci anni di studio del latino mi ritrovavo circondata da falli finti fluorescenti e altre amenità. No ma mi son divertita, eh.
Ma torniamo agli aspiranti stagisti nerazzurri.
Dopo attenta selezione del Curriculum Vitae, ecco chi sono i candidati che tormentano le notti dell'Interista.

Il Baffo
Giovane, interista e disoccupato.
Formazione eterogena, esperto di pallavolo, cinefilo e dotato di importanti baffi scuri che gli danno un tocco retrò. Quando è entrato in redazione, qualcuno ha mormorato "adesso prendiamo anche i comunisti".
L'Interista l'ha amato da subito: "è ccomunista così" mi ha detto alzando il doppio pugno di Verdoniana memoria.
"Gli hai chiesto se sarebbe disposto a tagliarsi i baffi per andare in video?"
Ed è stata subito crisi.

Il Gobbo
Biondo, belloccio con naso importante, una specie di sosia di Owen Wilson.
Molto competente in materia calcistica, è juventino.
"Scusa ma com'è possibile che un gobbo voglia fare uno stage in ambiente interista?"
"Si è definito 'juventino non moggiano'"
"Quindi potresti sceglierlo? In fondo è caruccio, bravo, competente..."
"Non se ne parla"

Le femmine
"Ma stagiste femmine stavolta niente?" (nella redazione dell'Interista sono molto attenti alle quote rosa)
"Ce ne sono un paio, però..."
"Però?"
"Una sembra brava, scrive già di sport, è carina..."
"Però?"
"Essendo femmina..."
"Mi sto già incazzando, ti avverto..."
"No, è che oggettivamente non ci sono molte donne, anche calciofile, che sanno descrivere una diagonale verticale"
"Ok, faccio finta di non aver sentito. L'altra?"
"L'altra... ha lasciato trapelare simpatie milaniste"
"Oddio. Ma che hanno 'sti giovani? Cioè, dico io, non c'è più la fede calcistica di una volta"

Secondo voi chi saranno i prescelti?
Ovviamente, vi faremo sapere.



lunedì 9 luglio 2012

A tennis con le zanzare

Come tutti i bimbi di città, il Bruco ha un rapporto molto ridotto col mondo vegetale e animale, e anche se si cerca di ovviare, a Milano c'è una gran varietà di specie strane solo per quanto riguarda le persone.
Però in vacanza ci siamo rifatti, e al Bruco si sono aperte finestre su mondi pressochè ignoti o conosciuti solo a mezzo libri: per 10 giorni abbiamo abitato in una casa di campagna, isolata sul cucuzzolo di una collina, confinante con un appezzamento che ospitava capre, circondati da fattorie et similia (e in proposito volevo sollevare la seguente questione: ma chi l'ha detto che il gallo canta all'alba? Quelli che c'erano lì intorno iniziavano alle 5 e andavano avanti fino a mezzogiorno. Cari, simpatici, esauriti galletti).
Ma gli ospiti più consistenti erano gli insetti: grilli su ogni imposta, ragni di varia forma e colore in ogni dove, cicale fino a farti scoppiare la testa. Persino un simpatico nido di vespe sulla finestra della Bruco-camera.
Dicono che l'entomofobia venga da un condizionamento dei genitori, perchè un bambino, di per sè, non ha motivo di aver timore di un ragnetto, così come di un gatto o di un cane.
Ora, a me personalmente gli insetti fanno una paura boia.
Però mi sono sforzata, col Bruco, di non farglielo capire nè tantomeno di uccidere un ragnetto o altro in sua presenza.
E infatti lui di solito quando vede un insetto si profonde in frasi tipo:
"Mamma, guarda! Che carino! Gli diamo la pappa?"
"Ehm... anche no, Bruco, quello è un coleottero, non è un animale domestico"
"Cos'è un animale domestico?"
"Uno tipo la Minuzza, che vive in casa con noi"
"E il colottoro non può stare con noi?"
"No, Bruco. Fidati che il coleottero sta meglio fuori casa"

Insomma siamo tornati in città e io ero molto contenta di questo approccio del Bruco al mondo "insettifero", nonostante me (e anche nonostante l'Interista che è terrorizzato dai grilli, uno dei pochi insetti che non fanno veramente niente a parte saltare, ma tant'è).

Sabato sera, a casa della nonna Luciana.

"Nonna, guarda cosa ho trovato! Una racchietta!"
"No, amore, quella non è una racchetta per giocare, è per uccidere le zanzare!" illustra la nonna con dovizia di particolari "Guarda, tu schiacci qui e le zanzare si friggono!"
"Uao! Mamma la vojo anch'io per giocare a tennis con le szanszare!"

Grazie, nonna. Una sconfigge pure la paura atavica dei ragni per trasmettere a suo figlio l'armonia della natura, e poi in 30 secondi gli si passa il concetto che uccidere gli insetti è pure divertente.

"Ma Bruco non ti serve uccidere le zanzare: in casa nostra ci sono le zanzariere, se non entrano che fastidio ti danno? Poi c'è lo spray al geranio, la candela di citronella, un sacco di cose..."
"Sì. Allora me la compri? La pallina non mi serve"


venerdì 6 luglio 2012

Mica a Miami

Siamo tornati. Da ben tre giorni, in realtà. Solo che la cruda quotidianità ci ha inghiottiti con la forza negativa dei vecchi rituali e niente, non avevo voglia neanche di scrivere sul blog.
Ora, se qualcuno mai fosse curioso - cosa che è tutta da appurare visto che la gran parte dei lettori di questo blog è passiva e non partecipa - insomma se qualcuno fosse curioso di sapere com'è andata la nostra vacanza farò così: per evitare di cadere nel clichè "Bella la Grecia!" come la Ferilli nell'esordio di Virzì La bella vita, quando ancora qualcuno credeva che fosse un'attrice e non una cagna, stilerò un elenco dei 5 momenti memorabili della trasferta zacintese.

1. Dopo un viaggio durato 11 ore e comprensivo di auto fino a Orio - aereo fino a Patrasso - taxi fino a Killini - attesa di due ore al porto - traghetto di un'ora fino a Zante town - auto fino a Villa Collina, dopo tre ore di sonno alle 4 di notte il Bruco mi prende la mano e mi dice "mammina, sono in Grecia!". Non vi posso dire come ho reagito. Vi basti sapere che l'Interista, che notoriamente di notte non si sveglia mai, si è presentato nella Bruco-camera dicendomi "vai di là, resto io qua con lui".

2. Verso le ore 14 del secondo giorno di vacanza, mentre addentavamo una pita alla Taverna Nikos di Gerakas, il Bruco chiamava dal fondo del playground: "Mamma, cacca!" (per inciso, un must di questa vacanza essendo in fase spannolinamento). "Arrivo Bruco, tienila!". Troppo tardi. Aveva già consegnato il suo ricordo tra l'albero e lo scivolo. "Interista, vieni a raccoglierla che io lo porto a lavare". Cinque minuti dopo: "Sei sicura che fosse sua? Neanche io ne faccio così tanta".

3. Domenica 24 giugno, Inghilterra-Italia. Trovato posto su uno dei divanetti del Magic Mushroom di Argasi, nota colonia inglese in Grecia, il Bruco improvvisamente nel mezzo del primo tempo si alza in piedi e grida "Italia Goal!", così a sfregio, rivelando la nostra italianità e facendo in modo che la clientela totalmente anglofona del posto si volti a guardarci con aria minacciosa. A scanso di equivoci, siamo andati via durante l'intervallo tra primo e secondo tempo.

4. Una mattina a metà vacanza il Bruco mi si para davanti con un elettrodomestico non identificato, reperito in chissà quale meandro di Villa Collina, e mi informa che "Mamma, sto aspirando i topi" e successivamente che "vado a fare lo spruzzagattino". Non ho voluto saperne di più, a volte bisogna prendersi una vacanza anche dalla follia dei propri cari.

5. Sul caicco per raggiungere la destinazione più famosa dell'isola, ovvero la Spiaggia del Relitto (emblematica della nostra condizione spirituale), mentre prendo in giro l'Interista, bianco come un cencio per la sua padanità (soffre la barca, l'aereo e quasi tutti i mezzi di trasporto a parte l'auto), il Bruco mi vomita addosso i circa venti litri di succo d'arancia che, da madre accorta quale sono, gli ho fatto ingurgitare 5 minuti prima di salpare.

A dire il vero, di momenti memorabili ce n'è un po' di più, ma non vorrei scrivere un post-fiume, quindi me li riservo per racconti futuri. Comunque, dai, concedetemi un po' di "Ferillità" adesso: il mare era fantastico, la Villa Collina una favola, il Bruco ha nuotato insieme alla tartaruga Caretta Caretta e l'Interista ha persino fatto un souvlaki decoroso tutto da solo.

A casa di Orlando, stamattina, ore 9.05.

"Mamma, perchè papà non c'è stamattina?"
"E' andato in ritiro con la squadra, Bruco"
"E che numero ha sulla majetta?"
"No, amore, mi sa che non hai capito. Guarda che siamo stati in vacanza a Zante, mica a Miami"

giovedì 21 giugno 2012

Pronti, partenza, forse

Dice che prima o poi arriva il momento delle vacanze.
A casa di Orlando, ovviamente, le vacanze coincidono con la pausa campionato, prima che il pater familias si trasferisca là sui monti con Annette, ovvero in quel di Pinzolo dove (dice) vanno a rifugiarsi gli Interisti, e a meditare piani di vittoria per l'annata successiva.
Ora, si dà il caso che, prima che arrivasse il Bruco, ci s'imbarcava in viaggi d'ogni sorta, prediligendo la modalità ad minchiam, come fare Milano-Aix en Provence con uno scooter non revisionato rischiando la morte sulla Milano-Genova, o andare a Marrakech in giugno, 40 gradi all'ombra, al sesto mese di gravidanza, mangiando couscous nelle peggio bettole tra i suk.
Dice che quando sei giovane e debosciato fai anche di peggio.
Insomma poi è arrivato il Bruco e tra una cosa e l'altra son 2 anni e mezzo che non vedo un areoporto (mentre l'Interista, nel frattempo, con la scusa del ritiro americano ai tempi di Mourinho, mi spediva foto da ogni dove compresa la casa di J.R. a Dallas).
Quest'anno, col Bruco quasi treenne, sembrava quello buono, così abbiam preso un volo per la Grecia a 8 euri dai quei micragnosi di Ryanair che ti fanno pagare in base ai centimetri quadrati che occupa il tuo culo, e domani partiremo per un viaggio della speranza OrioalSerio-Patrasso-Killini-Zante.

Una cosa serena, un combo macchina+volo+pullmann+traghetto+macchina.
Una cosina da 12 ore in viaggio con un bambino in fase di spannolinamento (sono un genio!).
Una cosa serena, già dalla preparazione delle valigie, cominciata 7 giorni orsono.

A casa di Orlando, lunedì, ore 17.40.

"Bruco, la mamma sta cercando di preparare delle valigie razionali, è gradito il tuo contributo: non è che vuoi vedere i cartoni animati?"
"No, io preparo le valigie con te"
"Ottimo, proprio quello che volevo"
"Mamma possiamo portare Ranatan?"
"No, ecco Bruco: possiamo portare un bagaglio minuscolo di massimo 10 kg, direi che la tua ranocchia della nanna è ben oltre gli standard consentiti"
"Ok mamma"

Dopo 3 ore, la valigia (ma sarebbe meglio dire valigetta) conteneva: occhiali da sole del Bruco, un numero imprecisato di mutande, braccioli, libri di Giulio Coniglio, un numero esorbitante di ciucci, Teddy, 5 maglietta a manica lunga, le scarpe da calcio dell'Interista (anche dette "scarpe coi tacchini").
"Bruco, scusa, ma le magliette a manica lunga a cosa ti servono?"
"Mi piacciono, mamma"
"Sì ma andiamo in Grecia, farà un caldo devastante"
"Io vojo quelle mamma, perchè hanno le righe"

Eh già. Vuoi mica andare a fare lo struscio sul lungomare di Laganas con una maglietta monocolore?!?!!

"Bruco, io non vorrei dire: stiamo andando in una casa dipersa in mezzo alle colline, non in discoteca a Mykonos"
"Posso portare anche la majetta col drago?"
Come no. Aspetta che avverto tuo padre.

"Interista, pronto? Ho dovuto togliere un po' di vestiti tuoi dalla valigia... tanto poi stai sempre in costume"
"..."

Ma la cosa più bella è svegliarsi il giorno prima della partenza e leggere sul giornale titoli come "domani è il venerdì nero dei trasporti".
Signori, questo è un colpo davvero basso per una che ha sempre difeso lo sciopero e gli scioperanti.

"Interista, pronto? Se il nostro volo non parte cosa facciamo, a parte bestemmiare in tutte le lingue conosciute?"
"Il primo volo successivo per Patrasso è dopo 4 giorni. Quindi andremo da qualche altra parte"
"Oddio, tipo?"
"Boh, tipo a Bodrum"

Signori, io vi saluto. A questo punto non ho più certezze, a parte che il blog non verrà presumibilmente aggiornato per i prossimi 10 giorni.

E tanti tanti auguri a due amiche lettrici che il 30 giugno si sposano, e non saremo lì per festeggiare ma in qualche areoporto a cercare di farci rimpatriare.


giovedì 7 giugno 2012

Il raduno delle mamme (digitali)

Ieri sera, ore 00.05, a Casa di Orlando.

"Bentornata!" mi dice l'Interista.
"Grazie. Non vedo l'ora che sia venerdì e stare seduta sul divano tutta sera"
"Ovvio, c'è la season finale di Game of Thrones"
"Ecco, meno male, che non ho più il fisico per uscire quattro sere consecutive"

L'Interista mi folgora con lo sguardo.

"Non è colpa mia se il Master di cucina, il teatro, il saggio di danza e il concerto del Boss si sono dati appuntamento tutti nella stessa settimana"
"Vabbè, non importa. Volevo dirti che sabato mi hanno chiesto di partecipare a un torneo di calcetto..."
"Ehm... sabato ci sarebbe il MammaCheBlog-Social Family day"
"Eh?"
"Una specie di ritrovo per mamme 2.0, sai, mamme-blogger... ma non è una cosa che vai lì e cazzeggi, è una cosa seria, si parla delle opportunità della rete, di servizi, di formazione..."
"Mamme 2.0? Ma perchè, quante ce ne sono?"
"Un po'. Pensa che all'evento ci siamo iscritte in 200 e c'è la lista d'attesa"
"Ma è una specie di torneo?"
"Ma che torneo! Vabbè che è una delle tue categorie mentali preferite... Cmq era per dire che venite anche tu e il Bruco"
"Dove? Al raduno delle 200 mamme blogger???!! Col ca**o!"
"Ma guarda che è figo, ci sono le animatrici e pure la piscina per i padri abbandonati con figli! Poi è proprio dietro casa, non possiamo mancare"

Insomma, sabato A casa di Orlando parteciperà al MammaCheBlog-Social Family day, al Quanta Village, per curiosare, per ispirarsi e perchè se sei una mamma digitale un po' ti senti chiamata in causa.
Il Bruco e l'Interista non hanno confermato la loro partecipazione.
Conto di prenderli per sfinimento.
Potrei anche mentire spudoratamente e dirgli che hanno organizzato un torneo per padri calciodipendenti.
Insomma io vado, e poi ve lo racconto.